"Un gesto d’arte, un legame profondo”

Sebastiano Resta, Organo di Controllo monocratico dell’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza, intervistato da Matteo Zocca, in occasione della donazione di un’opera d’arte, di cui è autore, all’Istituto
Matteo Zocca

Perché ha scelto di donare il quadro al Cavazza?

 

La scelta di donare un mio quadro all’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza nasce da un legame che è ben più profondo della semplice collaborazione professionale. Da molti anni ricopro incarichi di controllo e revisione all’interno dell’Istituto, ma la mia vicinanza al mondo della disabilità visiva ha radici ancora più lontane. Fin da ragazzo, nel mio paese natale di Supersano (LE), ero amico di un ragazzo non vedente: lo accompagnavo, lo aiutavo a leggere, organizzavamo insieme concorsi di poesia e attività teatrali. Questa esperienza mi ha insegnato il valore della condivisione e dell’inclusione. Quando mi sono trasferito a Bologna e ho conosciuto il Cavazza, è stato naturale riconoscere in questa realtà una continuazione di quel percorso di vita.

 

Ho sempre partecipato con impegno al suo sviluppo, anche attraverso ruoli di responsabilità in altre istituzioni legate alla disabilità visiva, ma è stato proprio per il rapporto personale e affettivo con il Cavazza che ho sentito il desiderio di lasciare un segno concreto, donando una mia opera.

 

Non avevo mai compiuto un gesto simile per nessun'altra realtà.

 

Cosa significa per lei questo quadro?

 

L’opera che ho scelto di donare rappresenta molto di me. Intitolata idealmente ai portici di Bologna, è realizzata con tecnica mista, olio e acrilico su tela, ed è costruita su colori caldi e vibranti: arancione, giallo, marrone, con tocchi di verde, bianco e nero. I portici si intrecciano e sovrappongono in una composizione astratta e dinamica, senza figure umane visibili. Questo stile riflette una mia cifra personale: nei miei quadri, anche se le persone non si vedono, la loro presenza si avverte, silenziosa ma viva. La casa, il paesaggio urbano, per me sono simboli potenti: evocano il senso di appartenenza, di protezione, di comunità. In particolare, i portici bolognesi rappresentano l’accoglienza, il riparo, la vita che si muove anche quando non è immediatamente visibile. Questa scelta di soggetto è quindi perfettamente in linea con ciò che sento per l’Istituto: un luogo che protegge, accoglie e dà opportunità.

Immagine del quadro donato e, da sinistra, Sebastiano Resta, Elio De Leo, Presidente dell’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza e Marco Trombini, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto nominato dall’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti

Cosa rappresenta per lei l’Istituto Cavazza?

 

Per me il Cavazza è una famiglia. È una comunità viva, fatta di persone che credono nell’inclusione, nell’autonomia e nella cultura come strumenti di crescita. Nel mio percorso personale e professionale, l’Istituto ha rappresentato la possibilità di rinnovare e approfondire quella sensibilità verso la disabilità che avevo coltivato fin da giovane. Collaborare con il Cavazza non è stato solo un incarico professionale, ma un’esperienza umana ricca, che mi ha permesso di continuare a contribuire a un mondo in cui credo profondamente. Donare un’opera d’arte è per me un modo per restituire un po' di quello che ho ricevuto, e per lasciare una testimonianza concreta della mia gratitudine e del mio affetto. Sono orgoglioso che il quadro entri a far parte del patrimonio dell’Istituto, e sono felice che venga esposto in modo da essere visto e condiviso: così come la mia amicizia di ragazzo, anche questa opera vuole essere un piccolo gesto di vicinanza e di speranza.

 

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