Filippo Cavazza

Nell’ottantesimo anniversario della Liberazione. 21-25 aprile 1945-2025
Paola Furlan

Nei primi giorni di luglio 1944, una riunione clandestina a casa del conte Filippo Cavazza in via Farini sancisce l’adesione di cattolici e liberali al fronte antifascista con la costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale della Regione Emilia-Romagna, una decisione “incondizionata” che segna una nuova fase politica e organizzativa nella lotta per la libertà e la fine della guerra.La liberazione di Bologna - 21 aprile 1945 La decisione di unirsi al Partito d’Azione, Partito Socialista e Partito Comunista, corrisponde a una scelta politica ben precisa, presa dai cattolici qualche mese prima, per conferire autorità e forza “larga” alla Resistenza. All’incontro partecipano Paolo Betti per il Partito Comunista e Antonio Zoccoli per i liberali, alla presenza di Paolo Fortunati, comunista, apprezzato da Cavazza per il suo attivismo intellettuale nel mondo culturale e universitario cittadino. Il conte Filippo Cavazza ha 58 anni compiuti quando rappresenta il movimento cattolico nel CLN regionale da “autentico democratico”, che fin dall’inizio del fascismo rifiuta il dogmatismo e la violenza del regime. Pur non avendo fino a quel momento partecipato ad alcuna formazione politica, Cavazza accetta la rappresentanza nel nome di tutti gli italiani uniti per la libertà, certo di poter collaborare per combattere la tirannia fascista e il grande nemico di ogni libertà del nostro Paese, il prepotere tedesco. Nato nel 1886, aristocratico e possidente, cresciuto in una famiglia di profonda fede religiosa, si definisce “cristiano sociale”; nutre un grande rispetto nei confronti del mondo del lavoro delle campagne, aperto alla modernizzazione dell’agricoltura e della rappresentanza sociale. Erede di Francesco, fondatore dell’Istituto dei ciechi, libero docente in zoologia e zootecnia all’Università fino al 26 giugno 1935 quando non giura fedeltà al regime e abbandona “con dolore” l’insegnamento universitario; ricopre numerosi incarichi nelle istituzioni pubbliche, nonché in quelle padronali degli agricoltori dove cerca di far prevalere una visione avanzata e collaborativa, non intransigente.La liberazione di Bologna - 21 aprile 1945 La morte della moglie Lina e del figlio Franco segnano nel dolore il percorso già tracciato fino a quel momento che si concretizza in azione politica di opposizione dopo il discorso del 24 dicembre 1942 di Papa Pio XII, che esorta i cattolici ad agire “onesti e volonterosi” per un nuovo ordine. Cavazza intensifica i rapporti con l’antifascismo in stretta collaborazione con Fulvio Milani, con cui instaura uno stretto rapporto personale e politico per portare il contributo “cristiano e italiano” per non ricadere mai più nel fascismo. L’Istituto dei ciechi è sede di incontri del CLN, rifugio sicuro di ebrei come Egle Tedeschi e le tre sorelle Basilea - Sandra, Maria Luisa, Elena - insieme alla madre Amalia Levi, grazie anche alla protezione del direttore Paolo Bentivoglio, fondatore dell’Unione Ciechi, professore e socialista, medaglia d’argento al valor civile insieme alla moglie Teresa Anzolla. Anche a casa Cavazza, a San Martino dei Manzoli, a Minerbio, trovano ospitalità e rifugio perseguitati politici come Mario Finzi, insieme alla sua famiglia, e Gian Giuseppe Palmieri.Filippo Cavazza è commemorato in Consiglio comunale il 12 gennaio 1953, come “fulgido esempio”, quando in ore in cui non si poteva restare assenti, bisognava rispondere agli appelli più ampi della necessità e del dovere sociale.

 

Precedente | Successivo

Sommario

Oltre la Prefettura

Attualità

Attività

Salute

Musica

Cultura