Punti di "svista"

Trovare risvolti positivi nel convivere con una malattia
Bob Messini

Ho cominciato molto presto a guardare oltre: a 3 anni avevo già gli occhiali, a 14 le lenti a contatto rigide, a 20 le semirigide, a 25 le morbide, a 30 le emorragie retiniche, a 50 le cataratte, a 60 il glaucoma. Il mio amico oculista dice che è importante guardare il bicchiere mezzo pieno, allora io cerco di trovare quello che gli psicologi chiamano “beneficio secondario” e cioè il punto di vista (sarebbe più corretto forse dire “punto di svista”) attraverso il quale trovare risvolti positivi nel convivere con la malattia. Nella mia vita ho sempre fatto principalmente l’attore, il comico e anche il musicista. Se devo però pensare al lato “divertente” della mia condizione, confesso che faccio un po’ fatica. Potrei forse raccontare delle svariate volte in cui un amico mi veniva a prendere con la macchina e io però salivo su un’altra auto con il motore acceso o delle numerose volte in cui dei colleghi prof (ora insegno a scuola) mi salutano e io contraccambio il saluto senza però sapere a chi era rivolto. Essendo un timido certamente mi ha reso il compito più agevole non vedere gli sguardi del pubblico a teatro, ad esempio; mi avrebbero intimorito, invece il non vedere in quel caso mi dava un gran senso di libertà. Un altro vantaggio credo sia quello di dover continuamente chiedere agli altri le cose più disparate: “Scusi, che numero è l’autobus che sta arrivando?”, “Scusi, cosa c’è scritto in questa etichetta?” etc. etc. Tutto questo mi obbliga alla relazione e per un solitario come me, credo mi possa giovare. Mentre scrivo mi torna in mente quel cartone animato che adoravo da piccolo, il mitico Mr. Magoo che, non vedendo bene, senza accorgersene, corre continuamente seri pericoli, ma il suo ottimismo e la sua buona stella gli permettono di evitare tutte le insidie. Come se la realtà fosse anche un po’ come te la immagini.

Fotografia di Bob Messini Provo a guardare oltre anche se mi mancano molte cose: mi manca giocare a ping-pong, scendere di corsa le scale, guardare una partita, guidare senza meta, scrutare l’orizzonte, i volti della gente, i sorrisi da lontano, i saluti con la mano. Mi mancano anche 500 parole per arrivare a tremila battute spazi inclusi, ma mi perdonerete, nessuno è perfetto.

 

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