La vicenda del Teatro Contavalli inizia il 10 marzo 1810, quando Antonio Contavalli, definito da Guidicini “un immobiliarista di pochi scrupoli che ha ammassato un patrimonio prendendo parte a mercimoni non leciti nelle vendite dei beni nazionali” acquista una parte del convento dei Carmelitani della chiesa di San Martino. Decide di costruirvi un teatro, ne affida il progetto ad uno dei più celebri architetti del tempo (Giovanni Battista Martinetti) e lo inaugura il 3 ottobre 1814 con il melodramma Matilde di Carlo Coccia. Il teatro ha una capienza di 800 posti, tra platea e tre ordini di palchi ed è decorato in tutte le sue parti, e propone la sua programmazione con successo ogni anno, da carnevale a tutta l’estate.
Col ritorno a Bologna del governo pontificio il 2 agosto 1815, sembra avverarsi la profezia del Guidicini “il teatro è piccolo e di qualche eleganza, ma la sua ubicazione lo renderà poco frequentato”: il Contavalli viene infatti chiuso dietro istanza del curato della chiesa di S. Martino, così sicuro di avere eliminato finalmente un luogo di profana perversione da affermare che avrebbe mangiato un asino vivo se mai un giorno il teatro avesse ripreso gli spettacoli. Il curato non fa i conti con la determinazione del proprietario, che si reca a Roma per presentare la sua istanza di riapertura alla Segreteria di Stato e, una volta ottenutone il permesso, invia al curato sconfitto un asinello da latte cotto a puntino!

La programmazione riapre così nel luglio 1816 con una sorpresa: la "prima" bolognese de Il barbiere di Siviglia di Rossini, protagonista addirittura Gertrude Righetti Giorgi, la prima interprete romana. Da quel momento il Contavalli diviene uno dei luoghi più importanti per la lirica in città: sul suo palcoscenico le opere di Rossini si alternano a quelle di autori all’epoca gettonatissimi, tra i quali Giovanni Tadolini, Francesco Morlacchi o Giuseppe Mosca. Per allietare il pubblico, formato dalla piccola e media borghesia e dagli studenti della vicina Università, l’opera si alterna a commedie e tragedie proposte prevalentemente dai dilettanti delle accademie cittadine dei Filodrammaturghi, degli Etografi, dei Filodrammatici e dei Sinevergeti, nelle quali spesso militano personaggi coinvolti nei moti risorgimentali come Augusto Aglebert, patriota, scrittore, tra i difensori della Repubblica di Venezia e di quella romana, Agamennone Zappoli, mazziniano che partecipa ai moti del 1831 e del 1848, e Gustavo Modena, che per le sue idee mazziniane sarà costretto all’esilio e tornerà in patria solo per partecipare ai moti del 1848.
All’inizio degli anni Cinquanta il Teatro Contavalli supera la crisi che investe altri teatri bolognesi e allarga il ventaglio delle proposte artistiche alternando alla prosa e alla lirica il varietà, le marionette di legno e… “in persona”! Sul palcoscenico arriva infatti Persutéin Gambozz, maschera bolognese impersonata da Luigi Scorzoni che si inserisce in una programmazione che tuttavia negli ultimi decenni del secolo prosegue stancamente. Nel Novecento “con i suoi ori stinti e con i suoi velluti ispidi, in teatro è più frequente un pubblico sorpreso e attento soprattutto ai tortelli e al lambrusco”. Nel 1938 il Contavalli diventa un cinema (a luci rosse dopo la guerra), che chiuderà definitivamente i battenti nel 1979.





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