L’istituzione, nel 1925 a Roma, della Regia Scuola di Metodo per gli educatori dei ciechi ha rappresentato il momento fondante della storia dell'istruzione dei minorati della vista in Italia. La sua nascita e la sua evoluzione sono strettamente legate alla figura di Augusto Romagnoli, precursore della tiflologia italiana. Egli stesso non vedente, laureatosi in Lettere nel 1904 e in Filosofia due anni dopo, intraprese nel 1912 una sperimentazione didattica assai innovativa presso l'Ospizio per poveri ciechi di Roma, fondato dalla Regina Margherita di Savoia nel 1876 e situato nella villa papale in via del Casale di San Pio V, tutt'oggi ancora sede dell'Istituto.
In questo Ospizio, Romagnoli ebbe modo di mettere in pratica quei princìpi psicopedagogici da lui elaborati nella sua tesi di laurea in Filosofia, intitolata Introduzione all’educazione dei ciechi, con un gruppo di cinque adolescenti cieche che lì erano cresciute. L’idea di Romagnoli si fondava sul ripristino dell’attività fisica e su una effettiva stimolazione della curiosità pratica e dell'intelligenza operativa del non vedente: per cinque anni, l’educatore studiò attentamente lo sviluppo motorio, immaginativo, le coordinazioni senso-percettive delle bambine, nonché le loro capacità di apprendimento del Braille e la formazione del carattere, ottenendo esiti assai positivi.
L’approccio che Romagnoli aveva sviluppato nella sua tesi era, per quell’epoca, rivoluzionario: il professore sosteneva la necessità di un’educazione per non vedenti che non si limitasse solamente all’apprendimento di un mestiere, ma che mirasse a renderli individui pienamente autonomi, capaci di muoversi e orientarsi tanto nel mondo fisico quanto in quello morale.
I risultati di questa sperimentazione attirarono l'attenzione dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile che, nel 1923, invitò Romagnoli a predisporre una serie di disposizioni legislative per la scolarizzazione dei minori privi della vista e a selezionare, tra gli Istituti per ciechi di tutta Italia, quelli che sarebbero potuti essere considerati idonei alla trasformazione in enti per l’assolvimento dell’obbligo scolastico. Due anni dopo, nel 1925, Romagnoli presentava al Ministro la sua relazione conclusiva, proponendo non solo di estendere l’obbligo della scuola elementare ai minori ciechi, ma anche di fondare una vera e propria "Scuola di Metodo" per educatori dei minorati della vista, da ubicarsi sempre presso il Casale di San Pio V a Roma. Il 15 novembre 1925, con il Regio Decreto 2483, venne ufficialmente istituita la “Regia Scuola di Metodo per gli educatori dei ciechi”, di cui il professor Augusto Romagnoli assunse la direzione fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1946. La Regia Scuola di Metodo divenne così il punto di riferimento nazionale per la formazione degli educatori specializzati nell'istruzione dei ciechi: il suo ruolo centrale si concretizzò nella consulenza tiflodidattica e nell’orientamento professionale degli educatori operanti nel settore della disabilità visiva in Italia, mansione che ricopre ancora oggi.
L’attività della Scuola di Metodo si fondava sulla convinzione dell’educabilità dei ciechi e sulla necessità di focalizzare l’attenzione sulle potenzialità, invece che sulla considerazione della persona non vedente come individuo passivo in quanto minorato. Augusto Romagnoli intendeva trasformare l’approccio pietistico nei confronti delle persone cieche in un’azione benevola, capace di svelare e facilitare nuove e migliori possibilità di crescita. E pur puntando a un’educazione inclusiva – “l’ideale sarebbe che [i ciechi] venissero educati coi loro compagni vedenti” – egli riconosceva che i tempi non erano ancora maturi, e pertanto la creazione di scuole speciali rappresentava una necessità.
Nel mentre, un altro Regio Decreto, il numero 3126 del 30 dicembre 1923, estendeva l’obbligo scolastico fino ai quattordici anni per gli alunni non vedenti ritenuti educabili. Lo stesso Decreto menzionava la necessità di formare personale specializzato nell’insegnamento del Braille, indicando modalità che riflettevano esplicitamente le concezioni metodologico didattiche di Romagnoli.
Con il Decreto Ministeriale del 12 dicembre 1946, la Scuola di Metodo è stata poi intitolata ad Augusto Romagnoli, in riconoscimento del suo fondamentale contributo. Un’ulteriore riorganizzazione avvenne in virtù della Legge 30 dicembre 1960, n. 1734, che portò alla nascita dell’ "Istituto Statale Augusto Romagnoli di specializzazione per gli educatori dei minorati della vista". Questa nuova configurazione comprendeva scuole materne, elementari, medie e un convitto, tutti finalizzati all'espletamento dell'obbligo scolastico degli alunni non vedenti; i corsi di qualificazione per gli educatori e gli insegnanti della scuola dell'obbligo avevano una durata biennale, mentre per gli insegnanti di educazione fisica (specializzazione prevista solo per i vedenti) la durata era annuale. Un cambiamento significativo nel panorama educativo italiano - e di conseguenza per l'Istituto Romagnoli - fu rappresentato dalla Legge 517/77, che garantì l’integrazione degli studenti con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado grazie anche all’introduzione dell’insegnante per il sostegno. In seguito a questa Legge, l’Istituto Statale Augusto Romagnoli ampliò significativamente le proprie funzioni, intensificando le attività di consulenza, formazione, supporto e orientamento rivolte alle scuole di ogni ordine e grado. Parallelamente, sono stati moltiplicati i servizi destinati agli alunni, ai docenti e alle famiglie. La validità e l’importanza di queste attività furono confermate dall'articolo 21 comma 10 della Legge 15 marzo 1997 n. 59.
Oggi, l’Istituto Statale Augusto Romagnoli continua ad operare alle dirette dipendenze del Ministero dell’Istruzione e del Merito (articolo 64 del D.lgs. n. 297 del 16 aprile 1994), svolgendo interventi inerenti ai propri compiti istituzionali senza alcun costo per l'utenza e le istituzioni scolastiche.
L'eredità della Regia Scuola di Metodo è indubbiamente fondamentale. Essa non solo ha formato generazioni di educatori specializzati, ma ha anche contribuito in maniera determinante alla definizione di un approccio pedagogico innovativo e inclusivo nei confronti degli alunni con disabilità visiva. Il contributo di Augusto Romagnoli, docente non vedente che ha saputo trasformare la sua personale esperienza in un progetto educativo di portata nazionale, continua a essere considerato il fondamento della tiflologia in Italia, e promuove ancora oggi nuovi studi e ricerche. La sua visione di un'educazione che valorizzi le potenzialità di ogni individuo, superando pregiudizi e barriere, rimane un riferimento essenziale per l'intero sistema scolastico.
La storia dell’Istituto Statale Augusto Romagnoli è dunque la storia di un’istituzione che ha segnato nel profondo il cammino dell’istruzione speciale in Italia, contribuendo in maniera decisiva al progresso civile e all'inclusione sociale delle persone con disabilità visiva. Un percorso innovativo e rivoluzionario, che è stato celebrato il 21 e 22 maggio 2025 presso la Palestra Storica dell'Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma con un Convegno Nazionale, dedicato proprio al Centenario della pubblicazione del Regio Decreto 2483 del 1925.





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