In politica, come in tanti altri campi, per lavorare bene non si può improvvisare. Isabella Conti, ha alle spalle una carriera importante che l’ha condotta, oggi, a rivestire il ruolo di assessore a Welfare, Terzo settore, Politiche per l’infanzia, Scuola della Regione Emilia-Romagna con competenza e passione. Sempre in prima linea per la difesa e la tutela dei cittadini e del territorio che l’ha vista crescere, record di preferenze alle ultime elezioni, Isabella Conti è pronta ad affrontare i tanti compiti che l’aspettano.

Quali i punti di forza e quali le criticità della nostra regione?
La nostra regione ha tanti punti di forza: una forte identità territoriale, una tradizione di partecipazione civica, un sistema sanitario di qualità e una rete di welfare tra le più avanzate d’Italia. Inoltre, il tessuto economico è ricco di piccole e medie imprese innovative, capaci di affrontare le sfide del presente. Tuttavia, non mancano le criticità. Esistono ancora forti disuguaglianze, soprattutto tra le aree urbane e quelle più periferiche o montane. I giovani faticano a trovare spazi e opportunità, e molte famiglie vivono situazioni di fragilità economica e sociale. Anche la tenuta dei servizi, a fronte di una crescente domanda e di risorse limitate, è una sfida concreta.
Cosa possiamo fare come cittadini per aiutare le categorie più fragili?
La prima cosa che possiamo fare è non restare indifferenti. Essere cittadini attivi vuol dire informarsi, partecipare, ascoltare. Vuol dire costruire relazioni, riconoscere i bisogni dell’altro e agire anche nel piccolo: con il volontariato, con l’educazione alla solidarietà, sostenendo le realtà del territorio che operano per il bene comune.
Possiamo anche chiederci come ogni nostra scelta – dal voto alla spesa quotidiana – influisca sulla vita degli altri. La cura dei più fragili è una responsabilità collettiva: nessuno si salva da solo.
Cambiamento climatico, migranti, disagio giovanile. Quali sono le priorità da affrontare in un mondo così complesso?
Viviamo in un mondo dove le crisi si intrecciano e si amplificano. Le priorità sono l’ascolto e la capacità di costruire risposte sistemiche. Il cambiamento climatico, ad esempio, non è solo un problema ambientale, ma sociale ed economico: impatta sulle disuguaglianze, sulla salute, sui flussi migratori.
I migranti non sono un’emergenza, ma persone con storie e diritti. Vanno accolti con dignità e integrati con intelligenza, anche per rispondere al declino demografico del nostro Paese.
Il disagio giovanile, infine, è una spia rossa: dobbiamo offrire spazi, ascolto, opportunità. Investire nella scuola, nello sport, nella cultura e nella salute mentale è oggi un atto politico urgente.
Una società più inclusiva è possibile?
Sì, è possibile. Ma richiede coraggio, visione e responsabilità. Una società inclusiva è una società che non lascia indietro nessuno, che non giudica ma accompagna, che valorizza le differenze come una risorsa.
Non si costruisce per caso: si costruisce con politiche giuste, con scelte quotidiane coerenti, con reti di solidarietà. È una strada lunga, ma è l’unica davvero sostenibile per il nostro futuro comune.





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