Attilio Visconti

Il Prefetto di Bologna, Dott. Attilio Visconti, a pochi mesi dal suo insediamento delinea, nella nostra intervista, le linee guida per lo svolgimento della sua funzione che considera “una sfida tanto impegnativa quanto stimolante”
Alberto Borghi

A pochi mesi dal suo insediamento, abbiamo incontrato il Prefetto di Bologna, dott. Attilio Visconti e gli abbiamo posto alcune domande sul territorio bolognese e non solo.

Dott. Visconti, nel corso della Sua carriera non si era mai trovato a svolgere le funzioni prefettizie nel territorio dell’Emilia Romagna. I Suoi predecessori nell’ultimo decennio hanno dovuto affrontare crisi importanti, tra le quali spicca il terremoto di cui in questo periodo ricorre il decennale. Quali sono i temi principali della Sua agenda per i primi mesi dall’assegnazione dell’incarico di Prefetto di Bologna?

Lo svolgimento della funzione prefettizia in un territorio virtuoso come quello emiliano-romagnolo rappresenta una sfida tanto impegnativa quanto stimolante: occorre infatti misurarsi con l’elevato grado di efficienza raggiunto dalle istituzioni locali e dal tessuto economico-sociale.Consapevole di ciò, ho fin da subito intrapreso un percorso di stretta collaborazione con i principali attori istituzionali del territorio per contribuire a definire gli ambiti prioritari di azione.

Dott. Attilio Visconti - Prefetto di BolognaInnanzitutto la sicurezza, da definire secondo una prospettiva ampia ed un approccio integrato, che a tratti definirei pedagogico: Bologna non ha bisogno di interventi di tipo muscolare, bensì mirati in relazione all’esatta dimensione dei problemi e del contesto in cui si inseriscono.

In secondo luogo, misure di monitoraggio e sostegno per le situazioni di fragilità socio-economica conseguenti alla crisi pandemica, il cui primo tassello è stato l’istituzione di un tavolo interistituzionale per la gestione delle procedure di sfratto.

Infine, la tutela dell’ambiente, che ha costituito una costante del mio impegno nelle varie sedi in cui ho svolto l’incarico di Prefetto, nella convinzione che sia un dovere civile e morale contribuire alla salvaguardia di un patrimonio comune a tutti, e specialmente alle giovani generazioni.

Nella sua veste di rappresentante del Governo nel territorio bolognese, quali ritiene siano le sfide più importanti da affrontare nell’attualità per quanto concerne il welfare ed il sociale, con particolare riferimento al mondo dei disabili?

L’attenzione alle tematiche sociali rappresenta una costante dell’attività delle prefetture a cui ho sempre ritenuto di dover dare il massimo impulso, che spazia dalla mediazione nei conflitti di lavoro alla costituzione di osservatori e di tavoli di lavoro, come il tavolo sfratti prima citato.

Sicuramente la crisi pandemica, che è stata, oltre che sanitaria, anche economica e sociale, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque con pesanti conseguenze, non solo in termini di perdita di posti di lavoro e di ricchezza prodotta, ma soprattutto perché ha comportato uno sfaldamento della coesione sociale, particolarmente rischioso per quelle categorie di cittadini che più fanno affidamento sull’adempimento dei doveri di solidarietà pubblica e privata.

In questo contesto è importante rammentare che la solidarietà costituisce il contenuto di un vero e proprio dovere costituzionale, che la nostra Carta fondamentale definisce come inderogabile.

Dott. Attilio Visconti - Prefetto di Bologna

Agli albori della Sua carriera amministrativa, ha trascorso cinque anni nell’ufficio del Gabinetto del Ministro. Bologna è città ove spicca una tradizione di concertazione tra le varie componenti del mondo economico-sociale. Il confronto tra pubblica amministrazione, economia e società rimane una chiave per affrontare e risolvere piccole e grandi crisi che gravano sul territorio?

Le soluzioni concertate sono le più efficaci per un duplice ordine di motivi. Innanzitutto, grazie al contributo di tutti gli attori interessati, è possibile comprendere e risolvere al meglio quei profili di criticità che, considerati atomisticamente, senza il contributo delle migliori forze della società civile, possono condurre a delineare rimedi parziali e perciò inadeguati.

Inoltre, la condivisione degli obiettivi da perseguire e del percorso per giungervi costituisce uno strumento di efficienza, perché consente di assicurare il pieno coinvolgimento dei soggetti interessati nel processo di implementazione, mediante la partecipazione, in un contesto di confronto e co-decisione.

Uno dei portati del Covid 19 e delle conseguenti limitazioni alla socialità pare essere quello della criminalità giovanile, segnatamente quello delle bande di adolescenti. Quale ritiene che possa essere la risposta più efficace dello Stato a tale fenomeno?

La risposta più efficace ad un fenomeno complesso e delicato non può che essere integrata, frutto della collaborazione virtuosa tra quelle istituzioni in grado di realizzare interventi di tipo preventivo e correttivo, prima ancora che repressivo.

La giovane età degli autori dei gesti di cui abbiamo troppe volte letto nelle cronache del post-pandemia deve indurci a riflettere su quali lacune presenti il nostro sistema educativo e valoriale, per impegnarci a colmarle con soluzioni tendenti all’inclusione e al recupero di questi giovani alle regole della civile convivenza, anziché escludenti e stigmatizzanti.

A Reggio Emilia e Bologna si sono celebrati processi di grande importanza contro la criminalità organizzata e le sue appendici nel territorio emiliano. L’attenzione sul fenomeno mafioso deve rimanere alta o ritiene che la Regione possa far affidamento su propri “anticorpi” che trovano nutrimento nella storia dei valori locali?

La pervasività del fenomeno mafioso impone di tenere la guardia sempre alta in un territorio economicamente florido come quello emiliano-romagnolo, che costituisce un terminale per certi versi ideale perché la criminalità organizzata possa insinuarvisi.

Nonostante questi rischi, contro i quali bisogna vigilare attentamente, le solide tradizioni civiche che connotano il tessuto socio-politico della Provincia di Bologna hanno evitato il determinarsi di situazioni di inquinamento radicato del contesto istituzionale locale, che costituiscono la reale cifra caratterizzante del condizionamento mafioso di un territorio.

Laddove vi sono stati dei tentativi di penetrazione, e anche dei parziali successi da parte dei clan, l’azione congiunta della magistratura e delle forze di polizia ha costituito un solido argine, volto a disarticolare queste insinuazioni criminali prima che si ergessero a sistema.

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