Sulla soglia

“L’icona è una metafora dell’immagine e della luce, misteriosa agli occhi di chi non conosce la liturgia”
Loretta Secchi

Le porte regali, saggio sull’icona, scritto nel 1922 dal filosofo, teologo, sacerdote, matematico e inventore russo Pavel Aleksandrovic Florenskij, chiarisce con magistrale sintesi come l’Icona sia Limen tra mondo materiale e soprannaturale. Parimenti il teologo e filosofo Pavel Nikolaevic Evdokimov definisce l’icona come sostanza divina esperibile, in cui il trascendente irrompe per forzare il limite della parvenza ed espandersi. Parole, queste, impegnative ed enigmatiche per un occidentale che si trovi di fronte a una metafisica incarnata. L’Icona è una metafisica dell’immagine e della luce, misteriosa agli occhi di chi non conosca la liturgia della Chiesa Orientale. Pare infatti evidente l’incompatibilità della concezione di pittura, per come essa si è evoluta in Occidente, con la cosmogonia descritta da Florenskij. Scrive il presbitero e fisico russo che “i due mondi – il visibile e l’invisibile – sono in contatto” e “la differenza fra loro è così grande che non può non nascere il problema del confine che li mette in relazione, che li distingue ma altresì li unisce”. Se l’esperienza terrena è simbolo di vita spirituale, ciò accade grazie al ruolo del sogno, nel passaggio tra il volto e la maschera, tra parvenze ed essenze.

Pavel Aleksandrovic FlorenskijQui Florenskij si avvicina gradualmente a definire l’autentico significato di icona: “Il volto e gli aspetti spirituali delle cose sono visibili a coloro che hanno scorto in se stessi il proprio volto primigenio, l’immagine di Dio: l’Idea. In questo senso l’icona si riconoscerebbe sempre “come un’espressione che attinge al piano divino”. Che sia di somma o di scarsa maestria, alla sua base sta la percezione autentica di un’esperienza spirituale sovramondana”. Il mondo della pittura di icone, che Florenskij ci svela nel suo saggio, rimarrebbe per sempre incomprensibile se lo si avvicinasse con i consueti strumenti della critica d’arte. Esente dalla prospettiva, incompatibile con la concezione della pittura dominante in Occidente, dal Rinascimento in poi, l’icona trascende spazio e tempo. Ed è a questa metafisica che Florenskij ci introduce, con analisi storiche acutissime, che vanno dalla pittura fiamminga alle tecniche della preparazione dei colori, dalla geometria dei panneggi alla forza trasfigurante dell’oro. Da queste premesse si muove per raccontare come presso il Santuario Ta’ Pinu di Gozo, a Malta, un dipinto seicentesco, attribuito al pittore italiano Amedeo Perugino, e giudicato icona occidentale miracolosa, sia stato reso accessibile alle persone non vedenti e ipovedenti, per volontà del Padre reggente il Santuario, Don Gerard Buhagiar, con le stesse accortezze di un’icona greco ortodossa. Iconograficamente l’opera, considerata taumaturgica, raffigura una Vergine assunta che nel 1883 si dice abbia miracolosamente parlato ad alcuni pellegrini, segno di grazia ricevuta. Il bassorilievo prospettico è stato realizzato all’interno del Museo tattile Anteros. Il prototipo è stato modellato in argilla, riportando su un piano tutti i dati di contorno e volume intuibili nel dipinto, e restituibili al tatto, per una cognizione della forma funzionale alle persone con minorazione visiva. La traduzione plastica del dipinto è stata presentata presso il Santuario Ta’ Pinu, nella mattina del 30 novembre, alla presenza del Vescovo di Gozo, con una cerimonia commovente per intensità e verità di fede.Bassorilievo prospettico della Vergine Assunta Museo Tattile Anteros Istituto Cavazza, Bologna L’immagine a rilievo, quale riflesso dell’opera taumaturgica, è stata benedetta e portata in processione all’interno dello spazio presbiteriale del Santuario, per essere sfiorata al tatto da alcuni fedeli non vedenti. In questo caso l’ideale natura culturale dell’icona teologica, fondendosi alla funzione devozionale della stessa, ha permesso di scorgere l’idea in un’essenza resa quale sostanza percettibile. Ciò che ha suscitato sincera emozione è stato avvertire come un contenuto mistico abbia potuto trasferirsi alla natura fisica dell’immagine e ritornare idea pura, nella mente del fedele cieco che, svantaggiato per minorazione visiva, risulta avvantaggiato nella comprensione di quanto di più profondo, trascendente e sottile, esista nel mondo delle immagini simboliche. Torniamo ora a Pavel A. Florenskij che nel 1933 fu accusato di attività controrivoluzionaria e per questo condannato ai lavori forzati, e rinchiuso in un gulag. Egli continuò comunque a scrivere e a brevettare invenzioni, fino alla fucilazione avvenuta l’8 dicembre 1937, nei pressi di Leningrado. L’ultimo suo scritto, “Non dimenticatemi.” è un epistolario colmo di umanità e dignità. In un punto vi si legge: “L'incarnazione è il precetto fondamentale della vita, è realizzare le proprie potenzialità nel mondo e formare la materia di sé. Solo con l'Incarnazione si può misurare la verità e il valore di se stessi, altrimenti non è possibile neanche una critica obiettiva di sé.” Così, crediamo.

Vergine Assunta - Amedeo Perugino (1.600 ca) Santuario Ta’ Pinu di Gozo, Malta

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