Proteggere i beni culturali in caso di conflitto

É la Convenzione dell’Aja del 1954, adottata dall’Unesco, l’organizzazione mondiale per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato
Roberto Sarmenghi

La guerra in Ucraina ci ha mostrato immagini e rievocato tempi che ritenevamo definitivamente dimenticati. Immagini di disperazione, morte e distruzione. Tra queste anche le immagini di monumenti “impacchettati” in città pressoché deserte.

 

Queste immagini riportano alla memoria vecchie fotografie sbiadite che ritraggono monumenti bolognesi durante i due conflitti mondiali: testimonianze di quanto fatto per proteggerli ma anche prove degli enormi danni provocati dalla guerra. Come sarebbe Bologna senza il Nettuno o quale enorme privazione avremmo subito se non esistesse più l’Archiginnasio?

 

Protezione del Nettuno durante la prima guerra mondiale. - immagine tratta da “La vita cittadina.”, maggio 1915I conflitti armati sono una delle principali cause di danneggiamento e distruzione del patrimonio culturale mondiale. Colpire un bene culturale fa conseguire un obiettivo militare e contribuisce all’annullamento dell’identità e della memoria storica del nemico. Partendo dalla considerazione che i danni arrecati ai beni culturali, a qualsiasi popolo appartengano, costituiscono danno al patrimonio dell'umanità intera, poiché ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale, nel 1954 è stata adottata la Convenzione Unesco per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, conosciuta come Convenzione dell’Aja del 1954. La convenzione prevede che, sin dal tempo di pace, gli Stati predispongano inventari ed approntino misure di tutela.

 

La predisposizione di inventari è la prima iniziativa di salvaguardia da adottare sin dal tempo di pace: la catalogazione consente la predisposizione di adeguate misure preventive, l'attivazione seria e tempestiva di opere di restauro e ricostruzione dei beni danneggiati e di interventi rapidi e mirati di recupero dei beni depredati, e per restituirli alla pubblica fruizione.

Logo della Convenzione dell'Aja

Tra le misure per assicurare al meglio i beni dai prevedibili effetti di un conflitto armato vi sono, ad esempio: protezioni speciali contro il pericolo di incendio e di crollo di immobili sedi di musei e archivi, imballaggi e stoccaggi speciali per i beni mobili, approntamento di rifugi e organizzazione di trasporti in caso di necessità, creazione di un servizio civile per mettere in pratica i piani di protezione in caso di conflitto, registrazioni video-fotografiche per consentire le opere di restauro.

 

Gli attacchi deliberati al patrimonio culturale sono considerati veri e propri "crimini di guerra" e la distruzione, l’appropriazione, il saccheggio e gli atti di vandalismo contro beni culturali nonché l’utilizzazione di un bene sotto protezione in appoggio ad azione militare sono qualificate infrazioni da reprimere con pene appropriate.

 

L’art. 16 della convenzione prevede l’uso di un apposito simbolo protettivo: la “Croce di S. Andrea”.

 

Stemma del Comando dei Carabinieri per la Tutela  del Patrimonio CulturaleQuesto simbolo contraddistingue sia i beni protetti sia il personale addetto alla tutela dei beni culturali al quale, al pari del personale sanitario e religioso, è riconosciuto lo status di tutela.

 

L’Italia è stato il primo paese al mondo a dotarsi di una istituzione di polizia dedicata specificamente alla tutela del patrimonio culturale: il 3 maggio 1969 è stato costituito il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, reparto speciale dell'Arma dei Carabinieri che, inserito funzionalmente nell’ambito del Ministero della Cultura quale Ufficio di diretta collaborazione del Ministro, svolge compiti concernenti la sicurezza e la salvaguardia del patrimonio culturale nazionale attraverso la prevenzione e la repressione delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici.

 

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