Il nostro viaggio alla ricerca dei teatri perduti di Bologna arriva oggi in piazza Calderini, per ricordare un piccolo teatro la cui breve vita si identifica totalmente con quella del suo ideatore e unico proprietario, Emilio Loup (1781-1858). Ricchissimo e intraprendente possidente, svizzero di nascita ma bolognese di adozione, Loup aveva acquistato all’inizio dell’Ottocento l’antica struttura dall’ultimo proprietario, il nobile Ghisilieri, e aveva deciso di restaurare il teatrino gentilizio al piano nobile del palazzo. Da un giornale dell’epoca, dal quale traiamo tutte le altre notizie, lo descrive così: «Di figura quadrilunga, di palchetti e ringhiere adorna, è stata dipinta la sala di questo teatro con ogni leggiadria dell’arte dalli signori Badiali e Zaccherini; ed il palcoscenico, modello de' più chiari teatri d'Italia, ha scene che mostrano il perfetto gusto in tale dipintura delli ben noti signori Ferri, Martinelli e Berti».Emilio Loup, dopo averlo «perfezionato con tutti gli ornamenti e suppellettili le più confacenti alla scelta adunanza che doveva occuparlo», dal 1827 decide di organizzare nella sua dimora un’Accademia Filodrammatica, cioè una Scuola di perfezionamento di recitazione, e una Scuola di musica e portamento scenico, frequentate da prestigiosi esponenti della città, nobili, professionisti e intellettuali e affidate «a due de' più illuminati soggetti di questa Città, e nella declamazione, e nella musica, i quali istruissero vari giovani dilettanti, ed alunni artisti, che alternativamente si producessero sulle scene. E furono il signor Carlo Bruera notissimo per lo incarico altre volte, e con tanta lode sostenuto di direttore nella declamazione, ed il signor maestro Tommaso Marchesi Accademico Filarmonico, ambi soggetti, che onorano la nostra città».
Il teatro diventa quindi una sorta di "sala prove" e il luogo dei "saggi finali", dove è possibile
«ai giovani dilettanti di perfezionare sempre più la comica declamazione, e agli studiosi di canto, per pratico esercizio che utilissimo si rende affine, di diventare perfetti artisti».
Se i Filodrammatici realizzavano commedie e drammi alla moda, dal 1828 l’opera in musica appare regolarmente, accompagnata da strumentisti anch’essi dilettanti. Si comincia nel gennaio del 1828 col celebre Matrimonio segreto di Cimarosa, si prosegue l’anno successivo con l’altrettanto famosissima Giulietta e Romeo di Vaccaj.
Poi, negli anni successivi tanto, tantissimo Rossini, l’autore più celebre al mondo e dimorante in città. Semiramide (1829), Tancredi (1830), Cenerentola (1832), Il turco in Italia (1834), L'inganno felice (1838). Gli avvenimenti storici e le contingenze politiche portano al diradamento delle attività artistiche che poco lasciano traccia di sé e, cambiato anche il clima culturale, il teatro chiuderà definitivamente i battenti con la morte del proprietario, nel 1858.