Giancarlo Pasquini

Un capitano di lungo corso capace di veleggiare dove arte, esperienza e voglia di fare sono ancora valori importanti
Silvia Colombini

Giancarlo Pasquini ha navigato a lungo nel mare delle Istituzioni, della politica e anche dell’Istituto Cavazza. Presidente di Legacoop, Senatore della Repubblica, membro del Consiglio d’Amministrazione del Cavazza per decenni, ha contribuito con il suo lavoro attento e competente a migliorare la vita di tante persone, dentro e fuori dall’Istituto. Ritirato a vita privata, si dedica oggi alle sue grandi passioni di sempre: il mare e il navimodellismo.

Quando è approdato all’Istituto Cavazza?

Nel 1996, durante la campagna elettorale, sono andato in visita come Senatore. Non li conoscevo, ma ho trovato un ambiente fraterno, accogliente, che mi ha conquistato per le persone che c’erano e che ci sono ancora. Quando mi hanno proposto di entrare nel Consiglio di Amministrazione, ho accettato con entusiasmo. Sono rimasto anni, dando anche un contributo durante il cambiamento di statuto, per trasformarlo in onlus. Avendo studiato tutta la legislazione in merito, sono un esperto di materie fiscali e finanziarie, ho sempre collaborato con piacere dando sempre il meglio anche rivestendo il ruolo di revisore dei conti.

E com’è cominciata la sua passione per il mare e la vela?

Io sono nato nel 1937 e a tre anni, nel 1940, appena iniziata la guerra, con mio padre sotto le armi, raccontavo a mia mamma che da grande avrei voluto fare l’ingegnere navale. E dire che non ero mai andato al mare, la prima volta che l’ho visto avevo 11 anni, e fu una grande emozione osservare tutta quella bellezza. Andavo nei porti a studiare le barche, ad ammirare i primi cutter con la vela trapezoidale e forse è cominciata così.

Giancarlo Pasquini - foto di Massimo GennariCosa le ha insegnato l’esperienza come velista e la vita di mare nella sua carriera?

La cosa che insegna la navigazione è non strafare perché navigare è sempre un grosso rischio. Io sono un tecnico e forse ho applicato questa mia competenza quando ho cominciato ad andare a vela e anche nel modellismo, che richiede pazienza, precisione e passione.

Quando ha iniziato a dedicarsi al navimodellismo?

Al mare mi annoiavo a fare la vita da spiaggia. Così, ancora prima di comprare una barchetta, avevo cominciato con il modellismo, attività alla quale poi, quando sono andato in pensione e ho smesso di fare il Senatore nel 2006, mi sono dedicato con più fervore avendo maggiore tempo a disposizione.

Qual è il veliero tra quelli realizzati di cui va più fiero?

L’Amerigo Vespucci, la San Felipe spagnola e la Wasa, una nave svedese. Ogni barca ha la sua storia ed è questo il criterio con le quali le scelgo. Leggo molti libri sulle navi e sul mare che sono una grande fonte di ispirazione, ma per portare a termine un progetto ci vuole molto tempo. Ad esempio, a finire l’Amerigo Vespucci ho impiegato 12 anni per un totale di 75.000 ore di lavoro. Creare qualcosa di bello è un gran piacere, ma quando mi rendo conto che ho sbagliato qualcosa, distruggo tutto e ricomincio da capo.

Particolare del veliero svedese Wasa - foto di Massimo GennariI giovani condividono questa passione?

Purtroppo è un mondo che sta scomparendo. Anche i negozi che vendono i kit per costruire sono sempre meno. I pochi giovani che fanno navimoidellismo comprano le navi già finite, con il motore, tutto già fatto. Si è perso il gusto di lavorare con le mani il legno. A volte ci sono migliaia di listelli da piegare a caldo, o marchingegni elettrici. Adesso sto costruendo la corazzata Bismark, mi interessa dal punto di vista tecnico. È di metallo, è molto grande e sotto ha un impianto elettrico complesso che si accende, tanti piccoli particolari che richiedono tempo, applicazione e dedizione.

Qual è il veliero che ancora le manca?

La Victory di Nelson che vinse a Trafalgar, ma non mi ci metto perché è molto difficile. Bisogna essere capaci di scolpire il legno. Io ho cominciato a 27 anni, ormai quindi sono sessant’anni che mi dedico a questa attività che mi piace fare per conto mio, con un certo understatement. Non mi sono mai esposto troppo, ci sono mostre di navimodellismo che io non frequento perché non mi piace mettermi in mostra.

Amerigo Vespucci - foto di Massimo GennariEcco, allora ringraziamo Giancarlo Pasquini per averci concesso il privilegio di ammirare i suoi piccoli, grandi capolavori e per averci fatto veleggiare in un mondo meraviglioso dove l’arte, l’esperienza e la voglia di fare sono ancora dei valori importanti.

Precedente | Successivo

Sommario

Oltre il mare

Attualità

Attività

Salute

Musica

Cultura