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I sotterranei di Villa Triste

Per non dimenticare chi, in un passato neanche troppo lontano, ha trovato solo barbarie
Generale Lanfranco Roccetti Ex Comandante Gruppo Speciale AUC

In questa stagione che invita a godersi il primo sole all’aperto, percorrendo la bella via Siepelunga per raggiungere i colli bolognesi, è difficile credere che proprio questa strada, cosi sinuosa e accogliente, sia stata teatro di episodi efferati. È qui, invece, al numero 67, che si trova Villa Camponati, conosciuta in città con l’appellativo inquietante di Villa Triste. È questo il modo diffuso con il quale sono stati denominati i luoghi utilizzati dai nazifascisti, negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, per svolgervi attività di segregazione e di tortura. Purtroppo, in tutta Italia di Villa Triste ce ne sono molte. Milano, Roma, Firenze, Genova, Trieste e, anche, la nostra Bologna, hanno subito la trasformazione delle loro case in posti dedicati ad attività terribili. Tra il 1943 e il 1945, sono molti gli episodi avvenuti in città caratterizzati dalla violenza delle misure punitive, contro i partigiani, messe in atto dal Comando germanico e dalle forze della Repubblica Sociale Italiana (RSI, conosciuta anche come Repubblica di Salò).

Lapide a Irma Bandiera - BolognaTorture, esecuzioni, saccheggi sono all’ordine del giorno. In via Siepelunga 67 risiede il questore Tebaldi, e la sua villa diventa il quartier generale della Compagnia Autonoma Speciale, il terribile CAS, comandata dal capitano Renato Tartarotti. Con una lunga carriera militare alle spalle, Tartarotti diventa la guardia del corpo del questore Tebaldi che lo mette alla guida del reparto autonomo della Polizia ausiliaria dedicato alla repressione dei moti di ribellione della lotta partigiana. Divisione speciale non inquadrata ufficialmente fra i reparti di Pubblica Sicurezza, è di fatto una banda autonoma, feroce, che si dedica ad azioni di intimidazione e di lucro. È in questo ruolo che Tartarotti, approfittando dello sfascio del tessuto democratico della città e dell’intera nazione, diventa protagonista di crimini cruenti. Nei sotterranei di Villa Triste, tra i tanti, è morta Irma Bandiera, Medaglia d’oro al Valor Militare, torturata per sei giorni e sei notti, che ha oggi intitolata una strada all’Arco del Meloncello, luogo dove venne fucilata. Fuggito nel 1944, il capitano Tartarotti continua a seminare il terrore, finché viene rinchiuso nel carcere di Brescia, dal quale riesce a fuggire. Catturato sul Lago di Garda, è riportato nel maggio del 1945 a Bologna.

Mandato di cattura per Renato Tartarotti - Archivio di statoQui è processato e condannato a morte mediante fucilazione. Così, sembra strano oggi percorrere tranquilli vie che furono devastate da bombardamenti, rastrellamenti, sequestri e dalle attività criminali di personaggi i quali, facilitati dall’operare in anni di guerra civile, hanno potuto perpetrare soprusi criminali. Oggi, con l’arrivo della primavera, lungo le curve di via Siepelunga, aprendo il nostro cuore all’incanto della vita che si risveglia dopo il lungo inverno, non dimentichiamo chi in questa strada, in un passato neanche troppo lontano, ha trovato solo barbarie.

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