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Bologna dei teatri scomparsi

Aperto nel 1636, il teatro Formagliari Zagnoni, era il più antico teatro d’opera di Bologna
Maria Chiara Mazzi

Recatevi all’angolo nord-ovest tra via Castiglione e l'attuale via Farini e immaginatevi di essere alla fine del Settecento: non vedrete, ovviamente, il bianco edificio presente oggi, ma l’elegante costruzione di quello che era uno dei più antichi teatri d’opera di Bologna, chiamato (a seconda del nome del proprietario) prima Guastavillani, poi Barbieri, poi Casali, poi Formagliari e infine Zagnoni. Aperto nel 1636, tutto in legno, con tre ordini di palchi e tutte le ‘macchine’ necessarie allo spettacolo barocco, il teatro proponeva per la prima volta a Bologna il nuovissimo genere del melodramma, continuando per il secolo successivo la programmazione di opere in musica e commedie, allargando poi il repertorio al teatro patriottico e rivoluzionario con l’arrivo dei Francesi in città a fine Settecento. Dal 1763, era tuttavia in aperta concorrenza col Teatro Comunale e inoltre aveva cominciato a costituire un ostacolo per tale Giuseppe Badini, che aveva proposto alla città la costruzione di un proprio teatro quasi di fronte.

Sede della Fondazione Cassa di Risparmio - BolognaPer farla breve: quando la gestione diventa sempre più problematica, il 5 settembre 1802 il teatro viene distrutto da un rovinoso incendio! Tutte le cronache del tempo narrano di questo evento così catastrofico: “Successe un scompiglio per la piazza per causa che si era incendiato il Teatro, e i soldati della guarnigione francese cominciarono a fermare la gente per le strade e prenderli per il petto ed obbligarli di andare al fuoco, cosicché tutti fuggivano chi da una parte chi dal altra che era una cosa che metteva paura!“ Nonostante numerosi indizi non si riuscì a dimostrare che l’incendio fosse doloso, anche se, molti decenni dopo, colui che lo aveva appiccato in punto di morte confessò la verità.

Attuale sede della Cassa di Risparmio - BolognaVi furono proposte per ricostruire il teatro, "distrutto per malvagità dell'uomo o per fatalità del destino", ma nessuno di questi fu approvato. Le rovine, considerate “una delle maggiori brutture della città”, rimasero in quel luogo per i 65 anni successivi, fino alla edificazione dell’edificio (sede della Cassa di Risparmio) che ancora oggi occupa quell’angolo di Bologna.

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