L’Intelligenza Artificiale

Quando è la tecnologia a dettare le regole del gioco
Francesco Levantini

Ok Google, apri Slash Radio Web. Alexa, abbassa il volume. Echo, accendi le luci in camera.

Sono prescrizioni, direbbe un informatico: ordini che diamo al computer e che stanno entrando nella nostra quotidianità. Lo facciamo col linguaggio naturale e gli assistenti vocali dei nostri sistemi domotici rispondono mantenendo le aspettative che abbiamo riposto in loro quando li abbiamo acquistati. È intelligenza artificiale? Probabilmente sì, soprattutto perché sono proprio quelle aspettative che abbiamo nei confronti delle macchine che stanno cambiando e, di conseguenza, cambia il rapporto che abbiamo con loro. Solo qualche anno fa avremmo infatti considerato normale la capacità di calcolo di un computer mentre ci avrebbe meravigliato moltissimo vederlo conversare amabilmente con un essere umano o anche semplicemente giocare col nostro gatto.

Alexa - assistente vocale GoogleOggi invece i sistemi domotici o automotive non ci sorprendono più e sia in casa che sulle strade le nostre aspettative sono molto diverse. Comportamenti come il dialogare con gli assistenti vocali chiedendo loro di prenotare un treno o un aereo, di chiamare un taxi o di riservare posti a teatro o al ristorante ci appaiono normali. Le vetture a guida autonoma come le Tesla o le Google car sono ormai in grado non solo di vedere ostacoli di fronte a loro ma di tenere sotto controllo il comportamento delle altre autovetture anche a parecchi chilometri di distanza e rilevate grazie ai cellulari nelle tasche dei loro autisti. Ma sin qui è cronaca del nostro tempo. L'AI, l'Intelligenza Artificiale sta però varcando un'altra soglia. L'aumento della potenza di calcolo dei micro computer e la crescita esponenziale della potenza di Internet sta fornendo alle macchine sensori ed attuatori distribuiti ovunque intorno a noi e sta coinvolgendo non solo le cose ma soprattutto gli inconsci collettivi e le intelligenze collettive.

Ho già raccontato su queste pagine come un computer potrebbe facilmente tradurre in cinese "I promessi sposi" usando i social network. Prendiamo la prima frase del romanzo: "Quel ramo del lago di Como che volge al mezzogiorno ...". "Quel" precede la parola "ramo". Quante volte nel romanzo? E quante volte alla parola "ramo segue "del"? Per un computer è facilissimo analizzare la frequenza delle coppie, terne o qualunque combinazioni di parole che se, trasposte in cinese, e considerandone tutti i possibili sinonimi, permetterebbe ad una macchina di connettersi in un social network in Cina con persone che conversano amabilmente nelle chat e, pescando nelle loro frasi quelle con le parole con la stessa distribuzione di quelle del Manzoni, tradurre il libro. Interessante poi il verificare che se utilizzo questi algoritmi al mattino piuttosto che alla sera ottengo risultati diversi perché diverse sono le persone e diversi sono i loro stati d'animo. È un’informatica davvero nuova dove gli 0 e gli 1 collaborano con i segnali elettrochimici dei nostri cervelli biologici che, anche se ignari, partecipano all'elaborazione dei dati.

L'uomo e la macchina - IllustrazioneE cosa succede quando questi strumenti invece di limitarsi alla traduzione di testi o alla creazione di jingle commerciali per pubblicizzare prodotti vengono utilizzati in borsa o nelle campagne elettorali? Sono davvero esagerati i richiami che l'Unione Europea o lo stesso Papa Francesco stanno facendo invocando nuove regole di etica informatica? È proprio di questi giorni la denuncia che la giornalista inglese Carole Cadwallad ha portato all'ultima edizione del TED (Technology Entertainment Design) imputando proprio ai social network un importante responsabilità nell'esito disastroso della Brexit.

https://www.ted.com/talks/carole_cadwalladr_facebook_s_role_in_brexit_an...

Mi sia concesso di chiudere con un monito attraverso le parole dell'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, con cui nel 2002 dava corpo al concetto di globalizzazione: "La casa di vetro della globalizzazione deve essere aperta a tutti se si vuole che rimanga un posto sicuro. Il fanatismo e l'ignoranza sono il costo di una globalizzazione elitaria e ingiusta." Che il monito fosse, ante litteram, rivolto a quella che oggi è l'arroganza della potenza di calcolo di GMAFIA (Google, Microsoft, Amazon, Facebook, IBM, Apple)?

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