Ufficio per notizie alle famiglie dei Militari

Sien Grazie a Dio! E benedette voi tutte per la cui paziente fraterna carità non intristì fra le spine ma fiorì gloriosamente il piccolo seme gettato dalla speranza. Lina Cavazza
Paola Furlan

L’Ufficio Centrale per notizie alle famiglie dei militari combattenti nella Prima Guerra Mondiale nasce per iniziativa della contessa Lina Bianconcini Cavazza che nel giugno 1915 istituisce questo prezioso strumento di collegamento tra il Ministero della guerra e le famiglie dei militari che combattono al fronte. Bologna diviene la città della sede operativa a livello nazionale, collocata al primo piano del palazzo di proprietà della famiglia Cavazza in via Farini per poi trasferirsi nell’edificio delle Poste in piazza Minghetti. Il funzionamento è garantito da finanziamenti provenienti da Ministeri, Cassa di Risparmio, Camera di Commercio, ma anche da comitati, amministrazioni locali e privati. La Società bolognese di elettricità provvede gratuitamente alla fornitura di illuminazione per quattro anni mentre il Ministero delle Poste, oltre l’ospitalità, accorda la franchigia postale sulle trasmissioni delle notizie. l’Ufficio è riconosciuto ufficialmente nell’ottobre del 1915. Nel corso degli anni, arriva a coordinare più di 8400 sezioni periferiche, un numero maggiore di quello degli stessi comuni, dalle grandi città agli sperduti paeselli “sulle Alpi e sugli Apennini”, contando su un “esercito” di circa 25 mila volontarie su tutto il territorio nazionale.

 

A testimonianza del senso di solidarietà che anima le “dame visitatrici” nella raccolta delle notizie, il simbolo dell’Ufficio centrale porta la scritta, “Pietà non di fortezza ignara”.La mole di smistamento delle informazioni è impressionante tanto che alla fine delle attività lo schedario generale arriverà a contenere più di 12 milioni di schede di notizie provenienti dal fronte, dai corpi mobilitati dell’esercito e dagli ospedali militari territoriali. Tra i documenti conservati ci sono anche le lettere dei soldati che scrivono ai loro cari per dare sollievo e notizie della loro situazione.

 

Discorso di chiusura della Contessa CavazzaAlla fine della guerra, l’Archivio generale è consegnato al Comitato nazionale per la storia del Risorgimento come testimonianza solenne “di una delle grandi virtù della gente nostra, quella di sentir profondamente, nell’anima, il vincolo della famiglia”, un ricordo perenne conservato negli archivi della Nazione.La documentazione bolognese è affidata al Museo del Risorgimento e successivamente all’Archivio storico comunale che la mette a disposizione dei cittadini e degli studiosi per la visione pubblica dell’importante raccolta storica. Il Centenario della Prima Guerra Mondiale ha visto l’Archivio Storico Comunale impegnato su svariati fronti. Numerose sono state le ricerche che hanno riguardato quella che sugli indici di protocollo è chiamata “guerra europea” e le conseguenze sulla città, dichiarata fin da subito zona di guerra. Francesco Zanardi è il primo sindaco socialista eletto nelle elezioni amministrative del giugno 1914, che s’impegna con tutta la giunta a garantire alla cittadinanza le migliori condizioni di vita a chi rimane a resistere, soprattutto i ceti sociali poveri più colpiti. La società civile della città in guerra affronta il problema dei rifornimenti annonari, l’istruzione dei bambini, il lavoro delle donne che sostituiscono gli uomini partiti per la guerra, l’assistenza, ma anche la cultura e l’apertura di biblioteche nei quartieri di nuovo insediamento operaio. Il consiglio comunale esprime la vicinanza ai soldati bolognesi al fronte rassicurando l’impegno dell’amministrazione nella tutela dei loro cari e del tessuto sociale, civico e monumentale-storico della città. In questo quadro, l’Ufficio notizie alle famiglie dei militari assume un ruolo fondamentale nella cura delle trasmissioni tra Bologna e il Ministero della guerra per avere notizie dei suoi cittadini che combattono al fronte. Promotrice dell’iniziativa è la stessa contessa Lina Cavazza, mentre la sezione bolognese è diretta dalla signora Vittoria Garabelli Silvani nella sede del Teatro Eden di via dell’Indipendenza e in seguito in Piazza Calderini, 4. L’archivio della Sezione di Bologna, che comprende il periodo, giugno 1915 - luglio 1919, è strutturato in serie. Lo Schedario principale è composto dalle schede dei militari al fronte stimate in un numero pari a 74 mila unità, di vario colore e tipologia, raccolte in 93 buste riordinate seguendo l’ordine alfabetico delle prime tre lettere del cognome. Le schede bianche sono la maggior parte e raccolgono informazioni provenienti da altre sezioni, dalle “dame visitatrici”, ospedali, distretti e depositi militari. Le schede di colore rosa e rosso riguardano le richieste fatte dalle famiglie; le schede verdi si riferiscono alle informazioni sulle dimissioni dei militari dai 23 ospedali bolognesi; le schede grigie riguardano i soldati dispersi o prigionieri. Alcune presentano in allegato cartoline postali, carteggio che attesta il passaggio delle richieste ai vari uffici competenti, lettere di privati, associazioni, comuni e altri. Lo Schedario deceduti dei bolognesi e dei caduti a Bologna sono grigie (blu/azzurro) con banda nera a lutto in alto al centro e indicano la data del decesso, il luogo e le cause della morte; sono raccolte in 27 buste e correlate di tre registri che consentono la ricerca nominativa. Riportano cognome e nome del militare, la paternità, la data di arrivo della notizia, ma soprattutto il numero e la serie che permettono di reperire la scheda. Lo Schedario deceduti bolognesi conserva le schede individuali raccolte in tre buste che riguardano ulteriori nominativi di residenti deceduti a Bologna e provincia.

 

Lo Schedario dei decedutiCompletano l’inventario una busta che contiene fascicoli e registri e una seconda busta che conserva i separatori coevi dello schedario principale.

 

Un bellissimo discorso della Presidente Lina Bianconcini Cavazza davanti alle maggiori autorità nazionali e cittadine, chiude ufficialmente l’Ufficio Notizie il primo luglio 1919, in una “solenne” adunata che “deve essere come il suggello del lungo comune lavoro”, ma che dovrà però continuare soprattutto per la ricerca dei dispersi. Nel discorso di chiusura si ripercorre la storia dell’istituzione, dando una notevole rilevanza a quelle donne “che con cuore ansioso e tenero” offrirono “il loro amore, la loro pietà, il paziente angosciato lavoro”, tutta la loro opera in aiuto “ai fratelli in arme”. L’inventario dell’Archivio Ufficio Notizie per le famiglie dei militari. Sezione di Bologna 1915-1919 è a cura di Elisa Erioli.

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