Oltre le nuvole...

Nuove applicazioni mettono a disposizione degli utenti spazi finora inimmaginabili eppure il modello finanziario sulle quali si basano è del secolo scorso
Francesco Levantini

Dropbox, Amazon Cloud Drive, iCloud, Mega o Degoo sono qualcuna delle parole chiave che, utilizzate in un motore di ricerca, vi apriranno al mondo dello "storage cloud". Proprio come il disco del vostro computer o la memoria del vostro cellulare o del tablet, sono spazi in cui depositare le fotografie, i brani musicali, i testi o i messaggi ma non occupano lo spazio di casa nostra, sono in cloud per l’appunto, sulle nuvole nel cielo di Internet. Sono dischi in giro per il mondo e di cui possiamo usufruire spesso gratuitamente o a costi molto bassi, comunque inferiori a quelli che dovremmo sostenere comprando nuova memoria per i nostri dati. In vero in tutto ciò non c’è nulla di nuovo. La nostra posta elettronica funziona esattamente allo stesso modo: Gmail, Outlook, Yahoo Mail mettono a disposizione dei loro utenti i loro computer per conservare i messaggi di posta ma anche le fotografie, i brani musicali allegati ai messaggi e gli utenti ne usufruiscono quando e se lo desiderano.

Logo iCloudAccanto allo storage cloud c’è oggi il Cloud Computing: l’idea di affittare non solo la memoria del computer ma anche le applicazioni e addirittura veri e propri computer virtuali utilizzabili dalla rete. Microsoft Office 365 è forse l’esempio più famoso ma ormai il cloud sta definendo i paradigmi del nuovo outsourcing dove l’intero sistema informativo delle aziende, persone comprese, viene affittato a consumo per la gestione di stipendi, fatture, formazione e gli stessi servizi delle risorse umane. Potrei continuare a descrivere il come il cloud entra e occupa la nostra quotidianità domestica o professionale ma penso che in materia sia già stato scritto moltissimo e tutto facilmente reperibile con un qualunque motore di ricerca utilizzando le parole chiave suggerite da questo stesso articolo. Più interessante mi sembra invece passare dal prodotto e dal suo modello economico al modello finanziario. È davvero conveniente il cloud? Sì, e le aziende che lo offrono lavorano davvero sottocosto. Il modello finanziario su cui si basa nasce in Italia alla fine del secolo scorso e risale ad un’idea delle aziende automobilistiche quando hanno messo a disposizione dei loro clienti a prezzi stracciati autovetture a chilometro 0. Gli utili delle aziende diminuivano ma aumentava notevolmente il fatturato dando l’impressione di comparti solidi, in forte espansione col conseguente aumento delle azioni delle aziende dei suoi operatori. Un punto guadagnato in borsa produceva per gli azionisti guadagni inarrivabili vendendo ad una ad una le singole automobili. Twitter, Facebook e in generale il mondo dei social network hanno fatto la stessa cosa e il cloud in affitto è appunto l’ultima declinazione di questo modello. L’ultima solo per oggi però. All’orizzonte stanno avanzando le “blockchain” che aumenteranno e potenzieranno il cloud con l’intelligenza artificiale e collettiva ma ne parleremo sul prossimo numero di “Vedere Oltre".

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