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Contribuire al bene di tutti

L’auspicio del dottor Sergio Venturi Commissario all’emergenza Covid-19 per l’Emilia-Romagna
Alberto Borghi

Nei giorni della scorsa primavera in cui, per lo più costretti in casa dalle misure emergenziali, ci sentivamo assediati dal Covid-19, gli appuntamenti quotidiani con il dottor Sergio Venturi hanno donato soprattutto speranza, la vera luce in fondo al tunnel, dapprima solo auspicata e poi indicata a colpi di numeri e buone notizie. Il suo volto scavato ma rassicurante, il suo accento familiare accompagnato talvolta da lampi di ironia capace di strappare dal torpore delle mere cifre intrise di ricoveri e tragici lutti, di cui invitava a non dimenticare mai la drammatica essenza fatta di nonni, genitori e figli strappati ai propri affetti, hanno contribuito a ricondurre gli spettatori-utenti in un contesto di battaglia, sì, ma composta anche di piccoli e grandi impegni individuali a favore della collettività. Sergio Venturi si schermisce e preferisce richiamare l’immagine del colibrì che spegne l’incendio adoperandosi per sganciarvi sopra anche le sole piccole gocce d’acqua che riesce a raccogliere con ogni singolo volo. Ognuno di noi ha fatto qualcosa e può fare qualcosa, contribuendo al bene di tutti, non solo rispettando le regole basilari di igiene ed indossando la mascherina quando necessario; ma anche adoperandosi nel cambiare, laddove già non proprie, abitudini che ledono l’ambiente, in primo luogo, ma anche incentivando, con scelte civiche e finanche politiche, innovazioni nell’approccio alle modalità di sviluppo dell’economia e della classe dirigente, rendendole sostenibili.

Sergio Venturi

Perché questa epidemia non rappresenta certamente un unicum storico ed anzi, a parere di Venturi, costituisce la conferma della disattenzione, quando non deliberato disinteresse, dell’uomo nei confronti della natura e degli equilibri che, se conservati, certamente potrebbero mettere al riparo da pericolose contaminazioni tra animali ed esseri umani. Non sempre siamo stati in grado di imparare dal passato, trascurando la drammaticità di certi segnali, con il rischio di conoscere sempre maggiori pericoli.

Venturi riconosce che la gestione dell’emergenza ha colpito dolorosamente i portatori di disabilità, privandoli anche delle fonti di aggregazione che rappresentano certamente un ausilio importante. La solitudine dettata dalle misure di prevenzione è un prezzo che i soggetti più deboli scontano ancor di più. Così come le mascherine stesse possono ledere, celando il movimento delle labbra, i diritti di alcune categorie di studenti ed utenti in generale. Ma, coerentemente con l’approccio manifestato quando era commissario all’emergenza Covid-19 dell’Emilia Romagna, il dottor Venturi fa i conti con la realtà ed evidenzia che la prudenza deve rimanere nostra alleata, senza, tuttavia, che la stessa si trasformi in un immotivato ostacolo all’esercizio dei diritti primari dei cittadini, in primo luogo quello del diritto a ricevere i più idonei trattamenti sanitari per chi è afflitto da altre patologie. Pertanto, vanno ripresi gli screening, da sempre primo strumento di prevenzione, nonché i trattamenti terapeutici che, interrotti durante l’emergenza, rischiano di cagionare maggiori danni del Covid-19 stesso, con particolare riferimento alle patologie degenerative (ad esempio, il glaucoma) e tumorali.

É importante mantenere la fondamentale collaborazione tra sistema sanitario pubblico e privato, ciascuno con le proprie prerogative.

Sergio Venturi

Venturi ritiene, inoltre, che gli italiani abbiano reagito bene, dopo un primo periodo di oggettiva difficoltà, dettata anche dalla sostanziale irreperibilità dei dispositivi di protezione. Molti Paesi hanno di fatto replicato le misure di prevenzione e di contrasto alla diffusione del Covid-19 adottate dall’Italia, riconoscendo la bontà delle decisioni assunte senza precedenti su cui operare dei confronti. Sono state introdotte norme e prassi che, da emergenziali, possono assumere i connotati di una nuova tipicità, utile ad alleviare numerose criticità. Ad esempio, lo smart working, che risponde ad esigenze del lavoratore stesso, ma anche del datore di lavoro e della pubblica amministrazione, con evidenti riflessi positivi sul trasporto e sull’inquinamento. Venturi insiste sulla necessità di considerare questa pandemia non quale tragedia fine a se stessa, bensì quale leva da utilizzare per migliorare lo status quo, innovando in melius. Perché ognuno di noi può essere un colibrì non solo capace di spegnere un grande incendio, ma anche di portare acqua là ove la siccità pare non lasciare spazio alcuno alla speranza.

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