Il Parco del Cavaticcio

Tra arte e acqua è parte integrante dell’offerta culturale cittadina
Mafalda Sandrini - Ricercatrice Freie University di Berlino analisi di dinamiche sociali

Dal 2005 per dieci giorni a giugno il Parco del Cavaticcio ospita il Biografilm Festival, una manifestazione cinematografica che celebra racconti di vita attraverso opere documentaristiche e di fiction, italiane ed internazionali. Con l’obiettivo di promuovere politiche inclusive attraverso la diffusione della cultura cinematografica, nel corso di questi anni il Festival ha ospitato personalità come Amy Adams, Claudia Cardinale, Pierce Brosnan, Francis Ford Coppola.

Canale Cavaticcio, il ponte e la Dogana del Porto - Bologna

Il Parco, grazie anche alla location suggestiva, è diventato punto di riferimento dell’intrattenimento estivo cittadino in quanto sito in quel polo che si sviluppa tra MAMbo – Museo D’Arte Moderna, Cassero LGBT Center – Sede del comitato provinciale Arcygay di Bologna, e Cineteca, con i quali collabora in piena sinergia spaziale e di intenti. Soprattutto durante la bella stagione, infatti, la preziosa striscia di verde che si estende per una sola manciata di metri si popola di eventi, incontri, concerti. Le origini del nome del Parco, creato nel 1983, sono incerte: si ipotizza infatti che siano attribuibili alla diramazione del canale del Reno sopra cui si erge o anche che, d’accordo con l’Accademia della Crusca, stia ad indicare il terriccio o fango estratto da uno scavo. Su questa terra il cui canale, facendo un salto di 15 metri, in passato forniva fonte di energia per alimentare fabbriche e mulini, si ergeva il vecchio porto cittadino.

Parco del Cavaticcio - Bologna

Il Porto fu istituito verso la metà del '500 per far fronte all’incremento degli scambi commerciali fluviali che si erano sviluppati sulla rete dei canali del fiume Reno e del torrente Savena dalle colline che si ergevano sulla città. In questo modo, Bologna era direttamente collegata al fiume Po, che la riforniva di acqua ed energia meccanica. La zona che si estende nelle adiacenze è stata proprio rinominata Porto per ricordarne le origini che hanno permesso al capoluogo emiliano di ottenere il primato nel settore tessile in Italia. A partire dal 1934 gli edifici circostanti sono stati demoliti, fatta eccezione per la Salara, il magazzino del sale, che ospita l’attuale Cassero e, con gli anni 50, la maggior parte dei canali, compreso il Cavaticcio, venne interrata. Con la dovuta fantasia, se si cercasse di immaginare il mare a Bologna sarebbe proprio in questa striscia di verde dove infatti si erge una piccola spiaggia urbana con qualche ombrellone e sdraio accanto alla darsena, a dare l’illusione ai meno fortunati che non possono uscire dalle mura della città di essere al mare. Il Parco è dunque un riferimento importante per lo sviluppo economico cittadino, prima commerciale, e poi artistico e culturale.

Monumento a Freak Antoni -  Parco del Cavaticcio, Bologna

Dal 2011 l’assetto del Giardino è cambiato in quanto, grazie al continuo dialogo con le strutture circostanti, si è trasformato in una piccola galleria d’arte open air: partendo dalla piazzetta Anna Magnani è possibile trovare l’installazione del collettivo Zimmer Frei chiamata Casa Grande 1. Addentrandosi nel giardino invece è possibile visitare i resti della base partigiana della battaglia partita da Porta Lame; nel 2018 venne dedicato un monumento a Roberto “Freak” Antoni scomparso nel 2014 e leader degli Skiantos, celebre gruppo bolognese, che lo ritrae seduto su un sanitario con un razzo pronto a spararlo in cielo. La targhetta commemorativa recita «Poeta, cantante e scrittore. Distribuì cultura a badilate». Vi è poi l’imponente ruota di Giuseppe Maraniello: un’installazione che ricorda un’enorme ragnatela con all’interno piccolissimi particolari e antichi oggetti arcaici; andando verso il canale invece incontriamo Mimmo Paladino e la sua “Scudo con Fontana”. Una statua del 1996 ritraente la figura di un guerriero e la testa di un animale che fuoriesce dall’acqua. Il Totem di Arnaldo Pomodoro, invece, è sito prima dell’uscita, in una collocazione più adeguata rispetto all’originaria Piazza Verdi. Il parco è dunque parte integrante dell’offerta culturale cittadina, pur avendo mantenuto l’assetto iniziale, si è trasformato seguendo il corso del canale che lo ha formato.

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