Un matrimonio:
i ricordi di Avati a Bologna

di Silvia Colombini

Via Castiglione tra i protagonisti delle riprese nella testimonianza di Mariantonia Avati e Cesare Bastelli.


Per ritrovare quel tempo perduto della nostra vita, come Proust ci insegna, abbiamo a disposizione due strumenti: la memoria e l'arte. È solo così che possiamo dare forma ai ricordi e restituirli al presente. Pupi Avati è maestro in questo, e ogni volta ci incanta mettendo in scena un passato che ricostruisce trasformandolo in una nuova realtà, così luminosa e vera da intrecciarsi e confondersi con quella vissuta. E forse per questo, per non influenzare troppo con il suo sguardo l'immagine di Bologna, sua città d'origine, teatro ideale di ogni suo racconto, per le riprese in esterni del suo ultimo lavoro ha mandato a guidare la seconda unità della troupe la figlia Mariantonia, anch'essa brava regista, e il suo storico eccellente direttore della fotografia Cesare Bastelli.
Ed è proprio Bastelli, vivendo a Bologna ha anche organizzato le tre settimane di riprese effettuate nei mesi scorsi, che ci racconta quest'esperienza.
"Il film è una serie televisiva in sei puntate, uno sceneggiato si sarebbe detto una volta, una fiction, come si dice oggi. Sono sei film che raccontano le vicende di una giovane coppia che si incontra nell'immediato dopoguerra, nel 1948, si sposa, e vivrà tutta la vita insieme. Come dice il titolo quindi, Un matrimonio, una lunga unione che attraversa cinquant'anni di storia italiana, ma soprattutto bolognese.
Dalla prima puntata ambientata nel 1948, all'ultima ambientata ai giorni nostri, la storia dei due protagonisti, lui figlio di un antiquario borghese di via Castiglione, lei di un ceto sociale più basso, residente nella più popolare via Valdonica, si snoda lungo fidanzamento, matrimonio, figli, nipoti, intrecciandosi alle vicende storiche delle diverse epoche. Come sfondo delle loro vicende personali infatti vedremo svolgersi avvenimenti piccoli e grandi che caratterizzano mezzo secolo di vita bolognese. Dalla grande nevicata del '56 alla vittoria dello scudetto del Bologna nel 1963, dalla rivolta studentesca del '77 alla strage della stazione del 2 agosto 1980, e in mezzo piccoli grandi fatti di cronaca intrecciati alle storie di tante famiglie, di tante persone, mostrando lo spaccato di una società che è andata modificandosi dal 1948 ad oggi."
Un matrimonio, una storia che è anche quella dei genitori di Pupi Avati, nonni di Mariantonia che, come ci racconta, ha un rapporto stretto e conflittuale con la città.
"In me l'idea di Bologna è vissuta con sentimento contraddittorio, perché in questa città ho vissuto momenti magnifici, e altri molto duri. Bologna è la memoria riflessa delle vite dei miei genitori, del loro incontro, del loro amore, della mia genesi. Ma anche situazioni di forti crisi, molte lacrime e anni tormentati. Bolognese è l'uomo che ho sposato e che amo, la sua famiglia, i suoi amici. L'ho conosciuto a Perugia, ma evidentemente il fatto che le sue origini mi riconducessero alle mie (sono venuta poi a vivere a Roma da piccola) mi rassicurava. Anche oggi, quando raggiungo la città nella quale sono nata provo un profondo struggimento, una sensazione di calore e serenità."
Come suo padre, e come molti artisti con una propria visione del mondo, anche Mariantonia non ritrova più sotto ai portici e nelle piazze bolognesi il contatto con il proprio passato."La Bologna della mia fantasia non corrisponde più a quella reale, non solo perché è diventata una città dai ritmi frenetici, ma soprattutto perché sono io ad essere cambiata nei confronti della mia memoria. Preferisco, oggi, vivere la dimensione contemporanea, fatta di amici sinceri e dai miei parenti che ritrovo sempre con molto affetto. È una città che offre molto, piena di stimoli, che è cresciuta urbanisticamente a mio avviso bene. Ma non ha più le caratteristiche di un tempo. La dimensione di cittadina accogliente e tranquilla si è persa negli anni."
Avati ha quindi deciso di ricostruire tutti gli interni e parte degli esterni negli studi di Cinecittà, che gli davano l'opportunità di cambiare arredi e strade adattandoli al passare del tempo, ma per motivi anche sentimentali ha voluto fortemente che parte delle riprese esterne venissero effettuate nei veri luoghi della propria infanzia. E, scartando l'ipotesi di girare in provincia,

Foto - Primo piano del regista bolognese Pupi Avati

Foto - Set del film di Pupi Avati

Foto - Mariantonia Avati e Cesare Bastelli sul set a Bologna

dove forse ci sarebbe stata più calma, ha organizzato le riprese proprio nel centro di Bologna, e anche in via Castiglione, cercando di coglierne gli aspetti rimasti ancora intatti e credibili per i vari periodi a cui si riferiscono le vicende. Come ci racconta Bastelli, non è stato difficile. "Via Castiglione è stata selezionata proprio in virtù del fatto che e ancora oggi una strada molto bella, e ha mantenuto l'aria di una volta. Pochi negozi, nessuna insegna luminosa, nessuna contaminazione moderna, a parte i graffiti che deturpano tutta la città. Per chi veniva da fuori, per la troupe romana, era inconcepibile che una città bella come Bologna non avesse più un metro di muro libero dagli scarabocchi, e noi stessi eravamo continuamente armati di pennelli e vernice per ricoprirli. I nostri scenografi, e gli attrezzisti, hanno pulito tanti angoli caratteristici della città per fare le riprese da essere scambiati per addetti del Comune. Comunque, in via Castiglione è ambientata la casa borghese del protagonista, un bel palazzo con portiere, e le riprese qui, rispetto a quelle effettuate in altre zone più centrali, sono state relativamente semplici. C'è un'atmosfera fantastica, le case hanno dei colori bellissimi, anche se devo dire che i tempi sono davvero cambiati. Io ho girato sempre con Pupi e sempre in via Castiglione film come Una gita scolastica, dove il liceo Galvani era tra i protagonisti, e allora una troupe per strada rappresentava un momento di festa per la gente. Le persone s'inorgoglivano che proprio la loro strada fosse raccontata, e si fermavano curiose, e ti aiutavano come potevano. Oggi no, oggi non si ferma più nessuno, la gente va di fretta, vede la troupe come un ostacolo a una sua necessità di correre, di andare, la vita ha dei ritmi velocissimi, e così quando ci siamo trovati a fermare le persone per un attimo, ho notato che non c'è più tutta quella collaborazione di un tempo. Gli unici che invece si divertivano per l'imprevisto erano alcuni ragazzi del Cavazza, molti sono passati e dovevano districarsi tra i cavi in terra per le luci, e noi li accompagnavamo per un po'."

Ecco, loro erano tutti affettuosi, avevano diritto di arrabbiarsi, ma al contrario ci sorridevano. Anche per Mariantonia via Castiglione è stata una piacevole sorpresa.
"Le riprese effettuate in via Castiglione sono quelle che riguardano l'esterno della casa del protagonista maschile, Flavio Parenti. Figlio di un antiquario, abituato a vivere fra cose "belle", risiede in una delle strade più caratteristiche e affascinanti del centro città. Qui abbiamo anche ambientato l'edicola dedicata alla Madonna alla quale si rivolge il padre di questo ragazzo, interpretato da Christian De Sica, un'immagine sacra che gli è di conforto nei momenti difficili della propria vita, ma anche una figura affettiva da ringraziare ogni giorno per il solo motivo di esistere. La location è bellissima, anche se molto trafficata. Ma fortunatamente i Vigili urbani del Comune ci hanno aiutato generosamente." Con protagonista Micaela Ramazzotti nel ruolo di Francesca il cast vede anche il bolognese Andrea Roncato nel ruolo del nonno di Avati, padre di Francesca, Katia Ricciarelli in quello della zia e altri 140 tra attori e comparse. Un vero affresco che ci restituirà ricordi familiari che appartengono a ognuno di noi. Il tutto pennellato con i colori di una città che ci dice Bastelli, "pur avendo perso un po' il velluto dei suoi gialli e dei suoi rossi, regala ancora la bellezza di una luce morbida e avvolgente."
La troupe tornerà con la bella stagione per terminare le riprese, come conclude l'intervista Mariantonia Avati. "Le riprese sono andate benissimo, sono molto soddisfatta di quello che abbiamo realizzato e della collaborazione delle centinaia di persone che ci sono state accanto in preparazione e durante la produzione. Mi è dispiaciuto lasciare questa città, pur sapendo che presto dovremo comunque tornarci per realizzare la parte della fiction ambientata in primavera/estate. Attendo con ansia quel giorno."

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