Educazione e disabilità

Magnifico Rettore dell'Alma Mater Studiorum Università di Bologna


Molto è cambiato, da trent'anni a questa parte, nel comune atteggiamento di fronte al tema cruciale e delicato della "disabilità". Un tema che non può e non deve riguardare soltanto i singoli o le loro famiglie, ma che investe e provoca la società intera. L'adozione di nuove normative e lo sviluppo di nuovi modelli educativi hanno posto al centro due aspetti fondamentali: il valore essenziale dell'"integrazione", meglio declinabile come "inclusione", delle persone disabili all'interno del sistema sociale (sia esso formativo, lavorativo o ricreativo); e la considerazione della "disabilità" non più come menomazione o deficit, ma come insieme complesso, perché complessa e unica è ogni persona, di limitazioni e potenzialità. Si è passati così da una cultura dell'aut aut a una cultura dell'et et; si è passati da un'idea di mero "sostegno" differenziato, dovuto o peggio "concesso" ai disabili dalla società dei "sani", a un'idea più ampia e inclusiva di riconoscimento e valorizzazione delle specificità e potenzialità individuali.
Gli esperti riconoscono gli effetti di questa diversa concezione nella "classificazione internazionale del funzionamento" (ICF) della disabilità e della salute; una classificazione che pone l'accento sulla necessità di una valutazione articolata della persona disabile, delle sue esigenze e delle sue specificità, al fine di consentire l'elaborazione di un progetto di vita al quale devono concorrere diversi attori istituzionali e informali. In questo contesto normativo e concettuale l'educazione, oltre a essere un diritto sancito dalle leggi, deve essere considerata come uno strumento essenziale per il superamento – o almeno per il bilanciamento e l'attenuazione – della disabilità, in una prospettiva che non sia di mero apprendimento, ma di autentica costruzione dell'autonomia. Poiché l'educazione e la formazione, dalla scuola primaria all'Università, mirano innanzitutto alla diffusa e paritaria acquisizione dei saperi, è dovere essenziale del sistema formativo la rimozione di tutti quegli ostacoli e barriere che impediscono alla singola persona di accedere a ogni livello formativo. E per "barriere" non dobbiamo intendere solo le barriere fisiche, ma anche e soprattutto le barriere culturali e metodologiche.

Foto - Ivano Dionigi, Magnifico Rettore dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

La tecnologia è stata e sarà sempre più un grande alleato, in questa prospettiva, per quanto riguarda le disabilità sensoriali e non solo. Si pensi, per fare un solo, concreto esempio, all'opportunità di rendere disponibile ai non vedenti, in formato digitale e attraverso "sintesi vocali", i testi scritti. Un progetto pilota dell'Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, e in particolare del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica, mira ad allargare la disponibilità di tali testi al greco antico, oggi precluso ai non vedenti come oggetto di studio. Sono singoli ma rilevanti passi verso una reale accessibilità delle conoscenze, uguale e paritaria per tutti. Ma la tecnologia non va considerata soltanto nella sua valenza di sostegno e supporto: essa deve essere un mezzo per garantire e costruire l'autonomia autentica della persona disabile. Non basta rendere disponibile lo strumento: ne va promossa l'utilizzazione autonoma, da parte del disabile, come parte integrante del percorso di studio. Il disabile deve avere gli strumenti, ma anche la cultura necessaria a fare di quegli strumenti un mezzo per ridurre o eliminare la sua dipendenza dagli altri. È anche e soprattutto a tale cultura dell'autonomia che il sistema educativo deve contribuire in modo determinante. Ugualmente, è compito della scuola e dell'Università non solo supportare le scelte di studio, ma anche favorire le scelte più adeguate e promuovere, dove necessario,

ri-orientamenti in corso d'opera: insegnando a temperare la consapevolezza dei limiti e la consapevolezza delle potenzialità; insegnando a scegliere percorsi di studio non solo fattibili, ma anche in grado di garantire un'autentica realizzazione.
E tocchiamo, qui, il punto fondamentale. Sì, perché non solo la persona disabile va educata e guidata a questa cultura dell'autonomia; gli stessi educatori, innanzitutto, devono acquisirne i principi, imparando a riconoscere limiti, competenze, potenzialità e responsabilità della persona disabile. Normativa e tecnologia aiutano, certo: esse sono anzi condizioni necessarie, ma non sufficienti. Ben oltre normativa e tecnologia, importano, e dovranno essere sempre più rilevanti, i mezzi economici e i mezzi culturali. Mezzi economici: perché senza un costante sostegno concreto nulla si potrà costruire, per chiunque sia stato posto dalla natura o dalla società in una situazione di iniziale svantaggio. Mezzi culturali: perché ciò di cui abbiamo bisogno, ciò che non possiamo più rinviare, è il recupero del valore della persona e, con esso, il recupero del valore della comunità. Solo questo ci consentirà di vedere in modo nuovo: imparare a vedere ciò che più importa e di fronte al quale troppo spesso «abbiamo occhi e non vediamo».

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