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Occasio et Poenitentia

Autore: 

Andrea Mantegna (scuola)

Datazione: 

1490

Collocazione attuale: 

Museo della Città di Palazzo San Sebastiano

Tecnica e dimensioni dell'opera originale: 

Affresco; cm 154 x cm 174

Tecnica e dimensioni della traduzione plastica: 

Bassorilievo prospettico in gesso alabastrino; cm 57 x 49,5 x 5,5

Soggetto iconografico: 

Il tema dell’Occasione perduta ha strette attinenze con l’allegoria della fortuna poiché nella personificazione di Occasio compare l’attributo delle ali, talvolta il simbolo della bilancia e, soprattutto, e possibile notare come esistano forti affinità tra il tema della fugacità e dell’imprevedibilità del destino umano, in rapporto a caso, momento propizio e volontà. Nella classicità e nelle arti visive tardoantiche si scorgono due concezioni fondamentali dell’idea di tempo che emergono nelle immagini allegorico-simboliche e lo rappresentano. Queste due concezioni possono così essere sintetizzate: tempo come Aion, principio della creazione eterna e inesauribile, in opposizione a Kairos. Il tema del Padre Tempo, concepito come Kairos, è assimilabile ai termini di Opportunità e Occasio. Questa iconografia sopravvisse fino all’XI secolo e successivamente si fuse con la figura della Fortuna. Quindi nella concezione iraniana del tempo come Aion troviamo anche l’opposto dell’Occasio. Le immagini, preposte a rappresentare questi principi, nell’antichità o si collegavano al culto di Mitra, sinistra creatura alata dalla testa e artigli leonini, strettamente avviluppata da un serpente connotata da una chiave stretta in ciascuna mano, o si riconnettevano a Phanes, (traducibile in Fanete), presentando un giovane alato circondato dallo zodiaco, al quale erano conferiti gli attributi tipici della potenza cosmica (folgore e caduceo, inteso come scettro, verga d’oro e axis mundi). Questa analisi iconografica del mito di Kairos, si deve a Erwin Panofsky, che in un celebre saggio, sul Padre tempo, presente in Studi di Iconologia, tratta l’evoluzione del principio della temporalità nelle arti figurative, dall’età tardoantica al Rinascimento.

Descrizione dell’opera: 

L’affresco, qui tradotto in bassorilievo, è un dipinto monocromo i cui caratteri grafici rivelano una ricerca plastica nella resa di linee e superfici. L’affresco, una composizione erudita, di chiaro stampo umanistico, ideazione di Andrea Mantegna, fu però realizzata da un suo allievo. Si propone una lettura tattile analitica, utile per comprendere la natura grafica e al tempo stesso scultorea di questa immagine e si consiglia di leggere dapprima Occasio, figura alata posta a sinistra nella composizione, successivamente la personificazione della Poenitentia, giovane che si colloca a destra e infine la rappresentazione di Saggezza-Virtù, figura femminile qui ritratta mentre trattiene Poenitentia, posta in piedi, su un piedistallo cubico.
Tratti dichiaratamente instabili della personificazione della fortuna compaiono proprio nell’affresco attribuito alla Scuola di Andrea Mantegna, Occasio et Poenitentia, in passato custodito presso Palazzo Ducale ed oggi esposto all’interno del museo della Città di San Sebastiano. L’opera nasconde un significato assai caro al pensiero e alla cultura del Quattrocento, quello della risignificazione del mito del Kairos, o dell’Occasio. Si tratta del mito dell’Occasione perduta, strettamente legato ai principi di temporalità e al monito sulla necessità di una prudente meditazione nella vita e nelle azioni umane. Nell’immagine si riconosce, a sinistra nella composizione, una figura femminile calva, con il volto coperto da un ciuffo di capelli, che si identifica tradizionalmente con l’Occasione, poiché l’immagine allude al fatto che l’Occasione si coglie quando arriva, mentre se sfugge non la si può più afferrare. Occasio è quindi posta su una sfera, simbolo dell’instabilità, con i piedi alati, simbolo della fuggevolezza. Una seconda figura femminile più anziana, raffigurata su un piedistallo squadrato, qui adottato come segno di stabilità, rappresenterebbe la Sapienza o Virtù Questa donna trattiene il terzo personaggio della rappresentazione allegorica, un giovane che le fonti identificano con il Pentimento, colto nell’atto di protrarsi in direzione di Occasio, che però gli sfugge. L’immagine allegorica sembra avere un significato pedagogico e appare come un invito lanciato alla Gioventù, affinché non si lasci catturare dalle lusinghe fallaci poiché ingannatrici dell’imprendibile e soprattutto instabile Fortuna. Potremmo dire che questo monito è anche proiezione dell’agire prudente che, guidato dalla Sapienza, conduce a Virtù.
Stilisticamente questo dipinto riflette la vicinanza della pittura di ad Andrea Mantegna, maestro che all’epoca della realizzazione di questo dipinto era ormai deceduto forse già da quattro anni, artista e intellettuale di formazione padovana noto per la sua pittura quasi “lignea”, intrisa di citazioni classiche ma anche scarna ed essenziale, sempre caratterizzata da un disegno spigoloso. L’opera fu recuperata nel 1885 a Mantova, all’interno di Palazzo Biondi, ora Cavriani, e già all’epoca si dava come uno strappo ripetutamente restaurato. L’opera doveva costituire la decorazione della cappa di un camino.

Dipinto: 

Allegoria dell’Occasione

Contatti

Contatti:
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Mail: istituto@cavazza.it
 

Orari di apertura al pubblico:
venerdì dalle ore 9:00 alle ore 18:00
sabato dalle ore 9:00 alle ore 13:30

Per visite guidate, attività didattiche e consulenze
è richiesta la prenotazione.

Curatrice del museo:

dott.ssa Loretta Secchi

loretta.secchi@cavazza.it

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