Il pianista del buio

Fabrizio Sandretto e la sua musica: l'unico pianista concertista non vedente in Italia si racconta
Silvia Colombini

Fabrizo SandrettoDove comincia la musica? E cosa serve per fare musica? Wagner, che di musica se ne intendeva, diceva che comincia dove si arresta il potere delle parole. Mozart, invece, affermava che a un buon pianista servono testa, cuore e dita. Doti che Fabrizio Sandretto, pianista non vedente dalla nascita, ha dimostrato di possedere, iniziando a fare la sua musica a partire da una passione profonda e autentica, che è diventata studio, dedizione arte. Senza trascurare le parole, però, perché Fabrizio, oltre ad essere oggi un concertista affermato, l’unico pianista concertista cieco in Italia, è anche un traduttore dal giapponese, tedesco e inglese. Come se il suo bisogno di esprimersi avesse bisogno delle note di Bach, Chopin e Beethoven, ma anche delle favole dell’antico Giappone pubblicate nella sua preziosa traduzione. I suoi concerti al buio, dove gli spettatori sono accolti in una sala senza luci, sono un’esperienza che richiama sempre un pubblico entusiasta. In quel contesto, la musica trova la sua dimensione naturale e si espande fino a unire il mondo interiore di concertista e quello del pubblico, che risuonano in un magico accordo intenso, unico e palpabile.

 

Come ti è venuta l’idea dei concerti al buio?

L’idea dei “Concerti al Buio” non è venuta a me.

Essendo cieco dalla nascita, non posso avere sviluppato chiaramente il concetto e la differenza tra “buio” e “luce”. Io vivo nel mio mondo fatto di sensazioni (tattili, olfattive, uditive, ecc.), so da coloro che vedono, che “vivo nel buio”. Per me essere al buio o alla luce è la stessa cosa, non mi cambia proprio nulla.

I “Concerti al Buio” sono stati programmati da vari organizzatori (soprattutto nelle chiese e nei parchi). Il pubblico rimane particolarmente attratto da tale tipo di evento, quindi, per chi organizza il Concerto, è un mezzo di attrattiva in più.

Tenendo conto che per l’organizzazione tutto è finalizzato ad attirare il maggior numero di persone, una manifestazione del genere raggiunge tale scopo.

 

Copertina del libro "Racconti antichi del Giappone del Nord- Est"Pensi che i concerti al buio possano sensibilizzare le persone sulla percezione del mondo di chi non vede?

Questo non lo penso proprio. È talmente grande la distanza tra le due realtà, che ci andrebbe ben altro che “Concerti al buio” per far capire chiaramente alle persone la differenza tra i due mondi.

Possono sicuramente emozionare e far capire cosa si può fare pur vivendo in un mondo buio, ma arrivare ad attivare la “percezione” mi sembra una cosa troppo inverosimile.

Partiamo da un “concetto base”: il mondo in cui viviamo è fatto per i vedenti, questo in forma assoluta, quindi è il cieco che DEVE sapersi avvicinare ed adattarsi a questo tipo di mondo, cercando di riuscire in questo nel modo migliore possibile.

In forma più generale, possiamo dire che un “Concerto al buio” dà un’idea di cosa possa essere la cecità, se confrontata con un evento simile. In altri termini, io non potrò mai sapere a fondo ed in tutto cosa sia il mondo dei vedenti, così i vedenti non possono conoscere il mio, né come l’ho costruito io nella mia architettura mentale.

Io sono cieco dalla nascita, quindi non ho MAI visto, di conseguenza non so realmente cosa mi manca. È ovvio che in un mondo di vedenti mi rendo conto quanto tutto sia “distante” da me. Però… ti porto un esempio: se tu andassi su un pianeta dove ci sono degli esseri che hanno un senso in più di te, difficilmente capiresti cosa ti manca.

 

Tu sei un appassionato di linguaggi, da quello musicale al giapponese. Cosa ti appassiona nel trovare modi diversi di esprimerti?

La domanda coglie perfettamente il mio grande interesse alla fonetica.

Inizierei con la musica, che ritengo un sistema di linguaggio tutto a sé, dove è l’armonia a decidere e descrivere la forma del discorso.

Nulla espressivamente può arrivare alle vette cui giunge la musica. Come linguaggio è un abisso sopra ogni altra forma di comunicazione. Per tutti gli altri a cui mi sono avvicinato (inglese, francese, tedesco, giapponese e russo), è sempre stata la loro forma fonetica ad affascinarmi.

 

Fabrizo Sandretto in concertoCosa consiglieresti oggi a un giovane che vuole avvicinarsi agli studi musicali?

Deve sapere quanto conta e/o può contare nella sua vita la musica. Deve sapere quanto intende dedicarle come sforzo e come tempo. Deve sapere dove vuole arrivare e/o dove gli “basta” arrivare.

 

Pensi che il non possedere la vista abbia acuito la tua sensibilità musicale?

Sicuramente il fatto di essere privo della vista mi ha escluso da tutte le forme di distrazione che un giovane normodotato ha a disposizione. Ovviamente, il mio mondo è sempre stato molto più ristretto. Ho sempre avuto pochi pilastri su cui appoggiare i miei interessi di vita.

La musica è stata la principale di queste colonne. Va detto che i maggiori musicisti sono stati tutti vedenti, e non si può certo dire che mancassero di sensibilità.

A questa domanda non so dare una risposta certa.

 

Quali saranno i tuoi prossimi concerti?

Ho diversi programmi: Milano, Genova, La Spezia, Torino, Piemonte (es., la Famija Turineisa il Concerto di Natale) e a primavera del '22 un Concerto alla Fenice di Venezia. Sperando che la situazione presente, per i Concerti, vada sempre a migliorare.

 

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