Covid-19

L’impatto sulle iniziative dell’Istituto F. Cavazza e dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
Alberto Borghi

L’auspicio è che, quando verranno lette, queste righe possano risuonare alla stregua di un epitaffio sulla pietra dei ricordi intrisi di storicità imposti da un fenomeno naturale quanto dispensabile: il SARS-Cov-2. Ma, più realisticamente, rimarranno attuali nel rimarcare ciò che è stato e ciò che non è potuto essere, a causa delle restrizioni imposte dalla normativa “emergenziale” nonché dalle regole di buona igiene, aggiornate a seguito del nuovo pericolo. Ed il concetto di distanziamento sociale, quasi una antinomia dei doveri del buon cittadino, spiegherà ancora per qualche tempo i propri effetti, la cui natura non è ancora chiara. Se, infatti, da un lato la cura del sé ha significato allontanarsi dall’altro, in un circuito virtuoso indotto da qualsiasi autorità, morale, legale o spirituale che fosse; dall’altro rischia di lasciare dietro sé strascichi non auspicati, ma, nel contempo, inevitabili conseguenze del dettato verbale e figurativo diffuso, in uno con il virus, dal 23 febbraio 2020.

Campagna UICI in favore del 5x1000 - Locandina comunicazioneLa soluzione di continuità che le nostre abitudini hanno conosciuto ed assimilato in tempi pari a quelli dell’istinto di sopravvivenza, ha comportato per tutti disagi ed incertezze. Tali sensazioni sono assidue compagne anche delle persone non vedenti od ipovedenti, ancora più colpite dai rimedi che necessariamente sono stati posti in essere nel tentativo di assicurare i servizi pubblici nel tempo del Covid-19. Basti pensare alla scuola, completamente traslata nell’immaterialità dell’informatica e della virtualità, con chiari limiti dettati dagli strumenti, non sempre idonei ad assicurare una completa e soddisfacente fruizione delle lezioni da parte di chi non può affidarsi alla vista. Ma, consapevole dell’assoluta importanza dell’insegnamento, sia quale ausilio formativo utile a portare avanti il percorso scolastico, sia quale strumento capace di dettare, al ritmo della timbrica più o meno amichevole del docente, una rassicurante conferma della presenza delle istituzioni anche nel chiuso di un appartamento. L’Istituto dei Ciechi F. Cavazza ha profuso ogni energia e risorsa per mantenere attivi, per quanto possibile, i servizi educativi nonché gli ausili formativi che sono espressione della propria ragion d’essere. Nel rispetto della normativa d’urgenza, assicurando il lavoro agile ai dipendenti e collaboratori, ha dispensato consulenze a supporto della didattica nazionale con particolare attenzione ai non vedenti, costituendo un gruppo ad hoc di esperti. E, non appena possibile, sono stati riattivati i corsi, a distanza, mentre è stato garantito l’esame di abilitazione del corso per operatori telefonici, in presenza, nel rispetto dei protocolli di sicurezza previsti dal legislatore. Dal 29 giugno, poi, partirà il nuovo corso per centralinisti, che vedrà l’ausilio della didattica a distanza fino a settembre, affrontando la mera parte teorica, per poi programmare quella pratica nelle aule di via Castiglione (se le condizioni saranno favorevoli).

Andrea Bocelli - concertoCiò che non poteva direttamente che auspicare il Cavazza l’ha invece inseguito ed ottenuto la Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, facendosi portavoce delle legittime richieste dei cittadini non vedenti al cospetto del Governo e del Parlamento. E, così, si è ottenuto l’inserimento del comma n. 2 in seno all’art. 9 del DPCM 17.5.2020, che garantisce il diritto delle persone non autosufficienti ad una esenzione dal dovere di distanziamento di un metro dal proprio accompagnatore: dettaglio tutt’altro che scontato e che avrebbe comportato effetti davvero negativi. Parimenti, si è registrata la riattivazione delle strutture assistenziali, la cui chiusura aveva avuto conseguenze davvero impattanti sugli utenti, con l’auspicio di nuovi finanziamenti ad hoc, nonché la proroga del diritto ai permessi ex L. n. 104/92 anche ai mesi di maggio e giugno, con aumento del loro numero. L’impegno della UICI non conosce soste, e, partendo dalle esigenze più sentite dalle persone con disabilità visive, ambisce a colmare quel senso di allontanamento che dovrebbe essere meramente fisico ma che rischia di essere soprattutto, oltre il tenore della lettera, sociale. Non solo si insisterà perché venga riconosciuta l’importanza che la segnaletica atta a garantire il mantenimento del metro di distanza nel trasporto pubblico sia anche in rilievo, per renderla davvero fruibile da chi ha difficoltà visive; ma si farà anche fautore della diffusione di una cultura di collaborazione tra cittadini non vedenti e gli altri, al fine di garantire il rispetto delle sole distanze fisiche imposte, senza alimentare ulteriori divari “sociali”.

L’UICI, infine, ha reagito alle difficoltà dettate dal Covid19 anche “in casa propria”. Pur dovendo registrare la cancellazione di molte delle iniziative assunte, a livello locale e nazionale, per celebrare il centenario della sua fondazione (si veda lo scorso numero di Vedere Oltre), attende con fiducia quelle fissate in estate ed in autunno, in primis il concerto di Andrea Bocelli a Genova, e ha ripensato gli eventi che non possono essere mantenuti in presenza di pubblico, ricorrendo a spazi ed esperienze virtuali.

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