Europa al bivio:
declino o ripresa?

di Roldofo Cattani

Escluso dal Piano “Europa 2020” un chiaro riferimento al riconoscimento
dei diritti delle persone con disabilità.


Dopo una lunga e travagliata gestazione la Commissione Europea ha pubblicato la proposta “Europa 2020 - una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” Il Forum Europeo della Disabilità denuncia: nella comunicazione solo un fugace accenno al tema della disabilità; niente fatti, parole poche. Gli ultimi due anni hanno lasciato dietro di sé un desolante quadro di deterioramento della realtà economica e sociale dell’Europa: milioni di disoccupati, un indebitamento pubblico e privato difficile da pareggiare, vistose crepe nel sistema di coesione sociale, ma soprattutto un calo generale della fiducia nel modello europeo e nella capacità di chi lo governa. Concluso con risultati deludenti il decennio della strategia di Lisbona, che già prima dell’avvento della crisi aveva mostrato una debolezza intrinseca e strutturale, la Commissione Europea si è trovata nella necessità di formulare un piano di sviluppo per il decennio 2010-2020, una sfida ciclopica per un agglomerato di Stati preoccupati più di tutelare la propria sovranità e i propri interessi che di impegnarsi concretamente per realizzare una comunità economica e politica degna di questo nome. Da un complesso e sofferto confronto all’interno della Commissione e dai risultati di una troppo veloce e superficiale consultazione pubblica, la Commissione ha tratto gli elementi per formulare una nuova strategia decennale denominata “Strategia EU 2020”. In questa sede non è possibile illustrare la proposta in modo dettagliato ed esaustivo, ma ci sembra opportuno esporre qui assai sinteticamente almeno le finalità e gli obiettivi più rilevanti e una prima valutazione del documento da parte del Forum Europeo della Disabilità. Con la nuova strategia la Commissione Europea si prefigge di realizzare entro il 2020 cinque obiettivi misurabili che guideranno il processo di uscita dalla crisi a livello sia europeo sia nazionale. Tali obiettivi riguardano l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e il consumo energetico, l’educazione e la lotta contro la povertà. Questi obiettivi sono rappresentativi delle tre priorità della strategia Europa 2020: crescita intelligente, ossia sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, crescita sostenibile ossia promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse e crescita inclusiva, ossia promuovere un’economia con un alto livello occupazionale tale da favorire la coesione sociale e territoriale. In concreto, la Commissione propone i seguenti obiettivi da realizzare: il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni (oggi 69%) dovrà avere un lavoro; il 3% del PIL dell’UE (oggi 1,9%) dovrà essere investito in ricerca e sviluppo; le emissioni di CO2 dovranno essere ridotte del 20% rispetto al 1990; la quota di fonti rinnovabili dell’energia consumata dovrà aumentare del 20%, mentre il consumo energetico dovrà diminuire del 20% (traguardi 20/20/20; il tasso di abbandono scolastico dovrà scendere sotto il 10% e almeno il 40% (rispetto all’attuale 31%) dei giovani dovrà essere laureato; il numero delle persone a rischio di povertà dovrà calare almeno di venti milioni. Questi temi prioritari sono condensati in sette cosiddette “Azioni Faro” per catalizzare i progressi relativi a ciascun tema. I) L’Unione dell’innovazione - per migliorare le condizioni generali e l’accesso ai finanziamenti per la ricerca e l’innovazione, facendo in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi atti a stimolare la crescita e l’occupazione. II) Giovani in cammino - per migliorare l’efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. III) Un’agenda europea del digitale - per accelerare la diffusione dell’Internet ad alta velocità e cogliere i vantaggi di un mercato unico del digitale per le famiglie e le imprese. IV) Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse - per contribuire a scindere la crescita economica dall’uso delle risorse, favorire il passaggio a un’economia a basse emissioni di CO2, incrementare l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, modernizzare il settore dei trasporti e promuovere l’efficienza energetica. V) Una politica industriale per l’era della globalizzazione - per migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile, in grado di competere sulla scala mondiale. VI) Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro - per

modernizzare i mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze lungo tutto l’arco della vita, così da incentivare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio la domanda e l’offerta di mano d’opera, anche mediante la mobilità dei lavoratori. VII) La piattaforma europea contro la povertà - per garantire la coesione sociale e territoriale. In particolare, prendendo lo spunto dall’Anno Europeo per la Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale (2010) la Commissione si propone di migliorare la conoscenza e di assicurare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone vittime della povertà e dell’esclusione sociale, in modo che esse possano vivere dignitosamente e partecipare attivamente alla vita sociale. Le sette iniziative richiederanno l’impegno sia dell’UE, sia degli Stati membri. Come priorità immediata la Commissione ha individuato l’adozione di misure atte a definire una credibile strategia di uscita, la riforma del sistema finanziario, il finanziamento del bilancio ai fini di una crescita a lungo termine e un maggiore coordinamento tra l’Unione economica e monetaria. Il Consiglio Europeo si assumerà la piena titolarità della strategia, di cui costituirà l’elemento centrale. I progressi verso il conseguimento degli obiettivi saranno valutati dalla Commissione Europea, la quale agevolerà anche gli scambi politici e presenterà le proposte necessarie a orientare gli interventi e far progredire le iniziative faro dell’UE. Anche il Parlamento Europeo è chiamato a svolgere un ruolo determinante per mobilitare i cittadini e a fungere da co-legislatore per le iniziative principali. Dopo un lungo periodo di incertezza e di negoziati, il 3 marzo scorso la Comunicazione è stata pubblicata, il 4 marzo sono stati adottati i principali obiettivi e le priorità del Consiglio Europeo; seguirà l’elaborazione delle linee-guida, in particolare della strategia europea per l’occupazione. L’adozione da parte dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri del pacchetto completo è prevista per il 17 giugno 2010. Il Forum Europeo della Disabilità si è da tempo attivato per ottenere che nella strategia 2020 fosse inserito un chiaro riferimento al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. Ciò poteva realizzarsi grazie a un “Patto sulla Disabilità” da inserire tra gli obiettivi prioritari della strategia. Una volta precisata la struttura operativa della proposta della Commissione, è sembrato ragionevole proporre di includere il “Patto” tra le summenzionate “Iniziative Faro” che sostanziano operativamente le diverse priorità della strategia. Senza dubbio la strategia Europa 2020 affronta rilevanti sfide della società contemporanea e si pone obiettivi ambizioni nel campo del lavoro, dell’educazione e dell’eliminazione della povertà. Al fine di raggiungere questi obiettivi e perseguire una crescita inclusiva, dobbiamo far sì che il Patto Europeo sulla Disabilità sia integrato nel contesto della strategia organicamente e solidamente, nell’“Iniziativa Faro” più appropriata. In tal modo il patto potrà essere un efficace strumento per garantire che in Europa si sviluppi una società genuinamente aperta, ricettiva, e inclusiva anche per le persone svantaggiate, in particolare quelle disabili. Con il Patto Europeo sulla Disabilità il Forum si propone di creare un contesto giuridico per la promozione dei diritti delle persone disabili e per dare un impulso al coordinamento delle politiche sulla disabilità negli Stati membri e le istituzioni europee. Il Patto si basa su strumenti giuridici presenti a livello internazionale, europeo e nazionale e risponde alle aspettative delle persone disabili di un sistematico quadro normativo per il rispetto dei loro diritti fondamentali e il miglioramento delle loro condizioni di vita. La richiesta di includere il Patto nella strategia Europa 2020 si spiega con la necessità di assicurare alle politiche, in materia di disabilità, un indirizzo a lungo termine chiaro e coerente che consentirà ai governi dell’UE una programmazione coordinata dell’obiettivo della crescita inclusiva nel settore della disabilità, che è stata finora la più aleatoria tra le politiche sociali. Il Patto, sostiene il Forum, renderà finalmente possibile, nell’ambito della nuova strategia, concrete misure nel campo dell’educazione, del lavoro e della sicurezza sociale delle persone disabili, una categoria che ha sempre subito la discriminazione e l’emarginazione, ed è ora duramente colpita dalla crisi economica.

L’EDF ha raccolto nel 2007 oltre un milione e trecentomila firme “per realizzare un’Unione Europea in cui i diritti delle persone con disabilità siano tutelati da un’efficace legislazione atta a combattere ogni forma di discriminazione e a garantire la piena inclusione sociale e civile delle persone con disabilità”. Inoltre tutti gli Stati membri dell’UE hanno firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, e 13, tra cui l’Italia, l’hanno già ratificata. Il Consiglio Europeo, a sua volta, ha deliberato l’adesione dell’UE a questo trattato unico sui diritti umani. Tali impegni devono ora essere tradotti in azioni politiche concrete.

Immagine - European disability forum

Immagine - SIGN for disability rights

Foto - Esempio di segnaletica per portatori di handicap

Foto - Piazza di una città europea

È ora necessario definire obiettivi chiari e realizzabili, il raggiungimento dei quali presuppone uno stretto coordinamento tra le politiche a livello dell’UE e degli Stati membri nonché il significativo coinvolgimento delle organizzazioni rappresentative della società civile nei processi di adozione e di attuazione. In tal senso, una condizione per la realizzazione di una proficua Strategia 2020 è quella di garantire il coinvolgimento diretto delle persone con disabilità nel processo di adozione, in modo da produrre effetti significativi sulla loro vita in conformità con il principio “niente su di noi senza di noi”. Questo può essere ottenuto secondo il Forum soltanto se sarà accolta la sua proposta di inserire tra le iniziative faro della strategia Europa 2020 il Patto Europeo sulla Disabilità, nell’ambito delle politiche connesse alla crescita globale. Il patto dovrebbe comprendere: 1) l’integrazione delle esigenze delle persone con disabilità nell’ambito di tutte le politiche e dell’insieme della legislazione dell’UE; 2) la definizione di obiettivi chiari e realizzabili in materia di educazione, occupazione, inclusione e protezione sociale per le persone con disabilità; 3) i meccanismi di monitoraggio e follow-up degli obiettivi; 4) la garanzia del coordinamento tra gli Stati membri e le istituzioni dell’UE in materia di politica sulla disabilità; 5) il coinvolgimento delle organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità in tutti i processi decisionali e attuativi che li riguardano. Si tratta indubbiamente di un progetto ambizioso, ma anche realistico, in quanto può diventare un elemento organico e qualificante della strategia che segnerà il successo o la sconfitta del modello di sviluppo dell’Europa nei prossimi dieci anni.