”Oops… I did it again!”, cantava Britney Spears, e come lei anche noi l’abbiamo fatto di nuovo! A luglio 2025 siamo tornati in Trentino, a Cavalese, per la seconda edizione dei campi estivi, ricreativi e abilitativi “I sensi della montagna”.
I due soggiorni di una settimana ciascuno, progettati dal team del Servizio di Consulenza Educativa dell’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza in collaborazione con I.Ri.Fo.R. dell’Emilia Romagna, hanno coinvolto in tutto 28 bambini e ragazzi con disabilità visiva (alcuni con disabilità plurime di grado lieve). La prima settimana ha coinvolto bambini e ragazzi della fascia 8-14 anni, mentre la seconda settimana è stata dedicata agli adolescenti tra i 14 e i 19 anni.
Qualcuno potrebbe pensare che tornare nello stesso luogo (addirittura nello stesso albergo) dell’anno precedente possa essere noioso e ripetitivo… Niente di più falso! Ed ecco perché.

I ragazzi che partecipano alle vacanze non sono sempre gli stessi, ogni anno vi sono nuovi ingressi, quindi i gruppi si rinnovano, si creano nuove dinamiche e nascono nuove amicizie. I campi estivi non prevedono la partecipazione dei genitori, quindi rappresentano per i giovani un’opportunità preziosa di crescita, di separazione e individuazione, un momento stimolante per potenziare le autonomie personali e per favorire il confronto e la socializzazione tra pari.
Ogni anno si cerca di proporre ai giovani esperienze nuove e, al contempo, di riproporre attività o laboratori del passato calibrati sui bisogni specifici dei partecipanti.
Alcuni esempi. Come novità, quest’anno è stata organizzata una giornata di avvicinamento al cavallo che è stata molto apprezzata, ma abbiamo anche riproposto la giornata in piscina, sempre molto divertente, e, ovviamente, le escursioni in alta quota (con ovovia e seggiovia!). Questa volta abbiamo avuto il privilegio di essere supportati e accompagnati da “Fiemme Fassa Sport Inclusivo”, un’associazione locale che promuove l’inclusione di persone con disabilità attraverso attività sportive e culturali. “F.F. Sport Inclusivo” ha coinvolto non solo volontari adulti ma anche una decina di bambini e di ragazzi del luogo che hanno stretto amicizia con i nostri ragazzi e hanno camminato a fianco a loro per tutto il giorno (aiutandoli, se necessario). È stato uno splendido esempio di inclusione (che ci ha fatto avvertire meno la fatica della lunga camminata).

Come ogni anno, i nostri educatori esperti e gli istruttori di orientamento e mobilità hanno saputo coinvolgere i ragazzi in laboratori ed attività per il potenziamento di abilità e autonomie (come spostarsi, usare il bastone, autonomie a tavola e nella gestione delle proprie cose…).
Ma le attività che mi hanno colpito più profondamente, forse per deformazione professionale, sono state quelle in cui protagonista era non il fare ma il sentire. Come il laboratorio di Yoga-Pilates condotto da Martina Belvisi, in cui il sentire mette radici nel corpo e la consapevolezza viene portata alla comunicazione non verbale espressa attraverso il corpo. E come le serate Book club, dedicate alla lettura ad alta voce di un libro per ragazzi, che ha coinvolto ed entusiasmato tutti i partecipanti, a dimostrazione di come sia ancora possibile “disintossicarsi” dagli strumenti digitali per rimetterci in connessione gli uni con gli altri, stando in silenzio, in ascolto, in cerchio, con la sola forza di una storia a tenerci insieme.
Crediamo infatti, fermamente, che anche per i giovani con disabilità visiva, crescere non significhi soltanto imparare a fare delle cose in autonomia, ma anche, soprattutto, essere più consapevoli di ciò che si sente, di ciò che si vuole, di ciò che si è.




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