Fanny Mendelssohn

di Maria Chiara Mazzi

La tenacia di perseguire il proprio sogno


ILa storia della musica al femminile è, ancora oggi, tutta da scrivere; ma ripercorrerne le figure significa ricostruire la storia delle donne nell’arte (e nella musica) nelle varie epoche e nelle differenti società. Ma significa anche scoprire come gli ostacoli incontrati nell’affermazione delle singole artiste, assieme al velo di oblio che ha ricoperto la loro attività, non siano prerogativa delle società arcaiche, o di periodi cronologicamente lontani da noi.
La storia che vogliamo raccontare qui, infatti, è quella di Fanny Mendelssohn Hensel, vissuta nella prima metà dell’Ottocento nella civilissima Germania, in un ambiente culturale di altissimo livello e prestigio.
Il cognome ci ricorda qualcuno… sì, perché Fanny era la sorella maggiore quel Felix Mendelssohn, compositore di straordinario talento al quale è legata la nascita di alcune importanti istituzioni musicali a Lipsia e la ‘riscoperta’ di Bach, nipote del filosofo Moses Mendelssohn, appartenente ad una delle famiglie più in vista dell’epoca, il cui salotto era frequentato dalle migliori menti di quegli anni (tra le quali un certo Goethe…).
Nata nel 1805, la fanciulla aveva mostrato da subito una straordinaria propensione verso la musica, al punto da poter usufruire degli stessi insegnanti del fratello; tuttavia trovò il primo ostacolo all’esercizio della professione pubblica di pianista e compositrice proprio in famiglia e, nonostante i successi come interprete e autrice nelle serate musicali che facevano di casa Mendelsshon uno dei luoghi musicali più importanti della città di Amburgo prima e di Berlino, poi dovette rinunciare ad ogni idea di carriera e prepararsi all’unica strada già tracciata per lei: quella di moglie e di madre.
A quindici anni il padre le scriveva: “La musica sarà una professione per Felix, mentre per te può e deve essere solo un ornamento e, comunque, mai la base su cui poggia la tua esistenza e la tua attività”, e aggiungeva, come regalo per il ventitreesimo compleanno: “Dovrestiapplicarti con maggior serietà e con più zelo al tuo vero e unico lavoro, all’unico lavoro che si addice a una ragazza: fare la donna di casa”. Ma Fanny, nel frattempo, era diventata una provetta pianista e aveva cominciato a comporre Lieder straordinariamente apprezzati (forse perché pubblicati anonimi o col nome del fratello…); inoltre, a 17 anni, si era legata al pittore Wielhelm Hensel contro il parere della famiglia che riteneva arte (e musica) non adatti a garantire la sopravvivenza.

La ragazza però riuscì a spuntarla e a 24 anni sposò Wielhelm che divenne il suo primo e più acceso sostenitore.
Vinta la battaglia personale, Fanny trovò il coraggio di esternare il suo disagio professionale e scrisse nel 1836 a un amico londinese: “Se nessuno ti offre un’opinione o prende il minimo interesse nelle tue creazioni, col tempo si perde non soltanto tutto il piacere in esse, ma anche tutta la capacità di giudicare il loro valore. Non posso fare a meno di considerare un segno di talento il fatto che io non io rinunci a comporre, benché non riesca a ottenere che nessuno si interessi dei miei sforzi”. Un disagio ancora più grande, se pensiamo che era proprio il fratello musicista, che avrebbe dovuto riconoscerne il valore, ad ostacolarla scrivendo alla madre: “Non posso incoraggiare Fanny a pubblicare qualcosa perché è contro il mio punto di vista e le mie convinzioni”.
Per Fanny inizia comunque una nuova vita, e le sue opere, oltre ad essere eseguite nelle ‘serate musicali’ private cominciano a circolare presso gli appassionati mentre lei stessa appare in concerti pubblici interpretando i brani per pianoforte del fratello.
Al ritorno dal lungamente sognato viaggio in Italia assieme al marito, trova dentro di sé una nuova consapevolezza e prende finalmente la decisione pubblicare le sue opere, che ormai avevano raggiunto numero e varietà rilevante, dai brani contrappuntistici ai Lieder, dalle pagine per pianoforte alle cantate, dalla musica da camera a quella corale. Così scrive al fratello: “Per quarant’anni ho avuto paura di te, come a quattordici anni ne avevo di papà, perché sempre ho voluto compiacere le persone che amo. Ma adesso, Felix, ti disubbidisco e ti annuncio che ho cominciato a pubblicare. Ho ricevuto un’ottima offerta da Herr Bock per i miei Lieder e ho aderito alle sue allettanti condizioni.
Spero di non dispiacerti e spero che tu non ti senta offeso in nessun modo, ma finalmente ho agito in modo completamente indipendente! Se al pubblico piaceranno le mie composizioni, so già che sarà per me un grande incoraggiamento, e continuerò a pubblicare!”.
Purtroppo la felicità durò davvero poco: pochi mesi dopo, durante la prova con l’orchestra per un concerto in cui era programmata uno dei brani più celebri del fratello, La prima Notte di Valpurga, nel 1847 Fanny verrà colta da ictus e morirà, giovanissima proprio alle soglie dell’imminente riconoscimento artistico.

Immagine ritratto Fanny Mendelssohn

Immagine - Ritratto di Felix Mendelssohnt

Immmagine pagina musica

 

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