La via della reciprocità

di Loretta Secchi

Nasce a Tokyo il Museo tattile Anteros


Grande Onda di Hokusai

Particolare della veduta del Monte Fuji nella traduzione tridimensionale della Grande Onda di Hokusai, Museo tattile Anteros.

Mani

La collaborazione con il NISE (The National Institute of Special Education) di Yokosuka, in Giappone, risale all’aprile del 2001, quando presso il Museo tattile Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza giunsero in visita alcuni ricercatori nipponici interessati a conoscere le funzioni cognitive di un’educazione estetica volta a potenziare i processi immaginativi delle persone non vedenti e ipovedenti. L’intento era indagare le modalità mediante le quali si perviene alla rappresentazione mentale delle immagini artistiche esperite al tatto per permetterne un’estensione di significato utile alle autonomie quotidiane. In quell’incontro con il prof. Susumu Oouchi, Responsabile per l’Educazione delle persone con minorazione visiva del Dipartimento per la Ricerca del NISE, e i suoi Collaboratori, nacque un sodalizio che ancora oggi vive e dà risultati di grande valore. Grazie al sistematico lavoro di traduzione scientifica del dr. Hideyuki Doi, e dal competente impegno delle interpreti dr. Hiroko Tanaka e dr. Noriko Fujiwara, la parte più importante della nostra ricerca sui processi cognitivi delle persone con minorazione visiva migrò in Giappone per fiorire, a tempo debito, adeguandosi alle esigenze percettive e cognitive contemplate dalla cultura nipponica. Nel dicembre del 2002, su invito del prof. Susumu Oouchi, presso il NISE ebbi l’opportunità di presentare i nostri studi a esperti provenienti da Università e Centri di ricerca altamente specializzati, visitando luoghi storici e religiosi tra i più significativi e importanti della cultura giapponese, presso le città di Tokyo, e le antiche capitali di Nara e Kyoto. Fu un viaggio indimenticabile:

Traduzione tridimensionale dell’opera Okita dell’artista giapponese Kitagawa UtamaroTraduzione tridimensionale dell’opera Okita dell’artista giapponese Kitagawa Utamaro

sia dal punto di vista professionale, sia dal punto di vista umano e interiore: un’esperienza totalizzante, anche per l’accoglienza ricevuta. Negli anni a venire, sempre più chiaramente si profilarono le ragioni di un’affinità di pensiero tra pedagogia speciale delle arti giapponese e italiana. Sentii di coltivare una fratellanza, una via di ricerca sul senso e sentimento della forma dotata di valore estetico, che aveva avuto origine nella cultura occidentale ma traeva linfa da quella orientale. Non posso dire che l’avvicinamento tra due culture tanto attratte l’una dall’altra, pur così diverse, sia stato immediato: i veri sodalizi si fondano su sentimenti di profondo rispetto, di amore puro verso il dono reciproco dei saperi e sono in grado di sostenere le attese, perché si fondano sulla fiducia. Nacque così una ricerca fondamentale sulle costanti e variabili delle tecniche di esplorazione tattile dei bassorilievi che traducono plasticamente la pittura, al fine di esaminare potenzialità e limiti della lettura tattile guidata, per sviluppare tecniche di percezione aptica differenziate e attagliate alle specifiche necessità cognitive delle persone non vedenti italiane e giapponesi, nel segno dell’essenzialità operativa e dell’economia percettiva fondata su un corretto orientamento delle risorse interiori. Mediante l’uso di gesti iconici, funzionali a ridisegnare i concetti spaziali e temporali, secondo rappresentazioni statiche e dinamiche, pervenimmo alla decifrazione dei modelli di percezione adottabili e adattabili, in virtù di differenze e similitudini di metodo, per una identificazione di percezioni, cognizioni e interpretazioni della forma preferibili e assimilabili da entrambe le culture. Lo studio dei diversi processi di restituzione dell’immagine mentale, nel disegno a rilievo e nella modellazione della creta, divennero un altro importante capitolo delle ricerche congiunte. Tra il 2003 e il 2006, con la collaborazione degli scultori e docenti Paolo Gualandi e Marco Marchesini, realizzammo le traduzioni plastiche delle due celebri stampe tratte dal genere Ukyio-e: la Grande Onda, opera di Katsushika Hokusai e Okita allo specchio, opera di Kitagawa Utamaro.

Tra il 2002 e il 2011 il prof. Oouchi acquisì importanti pezzi della nostra collezione di traduzioni in bassorilievo della pittura: fra le quali la Nascita di Venere di Sandro Botticelli, la Gioconda e i l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, completando i capolavori del genio leonardesco con applicazioni didattiche di natura propedeutica, realizzate in Giappone, con estrema cura ed efficacia, allo scopo di comunicare in modo inequivocabile, a un pubblico di persone non vedenti congenite, acquisite e ipovedenti di diversa età, condizione e formazione culturale, la pittura italiana e il significato intellettuale e simbolico della prospettiva rinascimentale.
Dodici anni di vicinanza
morale con i ricercatori
giapponesi hanno dato risultati significativi, compresa una pubblicazione specialistica congiunta, edita in Giappone, permettendo a tutti noi, operatori del Museo tattile Anteros dell’istituto Cavazza, di apprendere ed esercitare stati di condivisione, dialogo e accoglienza, altrimenti difficili da sperimentare. Questa fedele e rigorosa collaborazione ha approfondito l’amore per la terra e la cultura del Giappone e ha dato i natali al Museo tattile Anteros di Tokyo, un gemellaggio che tutti aspettiamo con trepidazione, come si aspetta la nascita di un figlio e di cui potremo parlare quando, creata, l’Istituzione vedrà la luce.

Tecnica di esplorazione tattile con applicazione di sensori applicati sul dorso delle mani

ecnica di guida all’esplorazione tattile

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