Ildegarda Von Bingen

di Maria Chiara Mazzi

La prima donna musicista dell'era cristiana


La storia, quella con la S maiuscola ma anche quella della cultura, della letteratura, della filosofia, dell’arte e della musica, si ricorda delle donne solo in alcuni rarissimi casi. Fanno eccezione le sante, ma perché esse, il più delle volte, sono simbolo proprio di tutte le virtù che, nel passato, dovevano contraddistinguere la figura femminile. Solo oggi, in una nuova consapevolezza storica, si è cominciato ad indagare questo universo per scoprire che, sin dai tempi più remoti, è stato invece fittamente popolato di figure che si stagliano per originalità e potenza innovativa. Tra queste c’è Hildegard von Bingen, religiosa benedettina nata nel 1098 vicino a Magonza, davvero incredibile e ‘alternativa’ per la sua epoca: scrittrice, musicista, cosmologa, artista, drammaturga, guaritrice, linguista, naturalista, filosofa, poetessa, consigliera politica, profetessa e musicista.
Già da questo elenco si comprende quanto spazio occorrerebbe per dare anche solo una piccola idea della poliedricità di questa donna, in corrispondenza con i papi e gli imperatori della sua epoca, ferrata nel sapere umanistico e scientifico, autrice di testi profetici di carattere spirituale (Sci vias, Liber Vitae Meritorum, Liber Divinorum Operum), di scienze naturali dove raccoglie il sapere medico e botanico del tempo (Physica e Causae et curae), di linguistica (Lingua ignota) dove propugna la creazione di una lingua universale (per questo è patrona degli esperantisti), tutti radunati nel 1180 in uno splendido codice miniato.
Fu anche compositrice e preparò parole e musiche di settantasette brani sacri e di un dramma liturgico raccolti in Symphonia harmoniae celestium revelationum. Ed è l’Ildegarda musicista (la prima donna musicista della storia cristiana) a interessarci qui, perché la sua concezione nei riguardi della musica è talmente originale e onnicomprensiva che da alcuni è stata ritenuta la base delle moderne teorie musicoterapiche.


La musica è per lei la sola tra le arti capace di collegare mente, cuore e corpo: è una sorta di ‘medicina’ totalizzante e onnicomprensiva per riequilibrare le nostre componenti concrete e spirituali e riprodurre nel microcosmo del nostro essere la “Symphonia”, cioè l’armonia creata dal movimento delle sfere nell’universo.
In questa unione totale di energie sono fondamentali e anche gli strumenti musicali, vietati dai precetti che regolavano l’esecuzione della musica liturgica perché tipici della musica profana, ciascuno con una funzione e un significato speciali. Il tamburo ispira disciplina, il flauto è il soffio dello Spirito, la tromba, voce dei profeti, incita all’azione, gli archi simboleggiano la condizione terrena dell’anima che fatica a tornare alla luce e il loro suono suscita le emozioni del nostro cuore, l’arpa è strumento di beatitudine, il salterio (che ha le corde fissate su una cassa armonica), rappresenta l’unità tra cielo e terra, l’organo infine, principe delle armonie, aggrega le comunità.
Dopo un’attività intensissima, che la porterà in viaggio per tutta la Germania, Ildegarda morirà nel 1179 nel monastero da lei fondato e poche reliquie si sono conservate di questa monaca quasi ‘ecologista’ che per la prima volta ha collegato in un solo unico abbraccio natura e cultura, filosofia e umanità, spirito e materia, arte e scienza.
Finalmente, a oltre ottocento anni dalla sua morte, ne è stata però riconosciuta la grandezza: papa Benedetto XVI l’ha identificata come un faro culturale della sua epoca, e tra maggio e ottobre 2012, l’ha canonizzata e insignita del titolo di Dottore della Chiesa, per la sua singolarità culturale e l’originalità del suo pensiero.

Immagine - Raffigurazione di Ildegarda

 

Immagine - Ildegarda Von Bingen

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