Il Conte Paolo Emilio Cavazza

di Alberto Borghi

Custode dei valori statutari dell’Istituto e partecipe
della vita cittadina bolognese.


L’ente che si occupa dell’istruzione e dell’educazione dei non vedenti che ha sede in via Castiglione a Bologna fin dal 1881 deve la sua esistenza, ed il suo nome, al Conte Francesco Cavazza. Nel fondare l’istituto dedicato all’istruzione ed all’educazione dei ciechi, egli prescrisse che uno dei membri del consiglio di amministrazione dovesse essere il “discendente maschio nel grado più prossimo, da indicarsi dallo stesso consiglio di Amministrazione” (per completezza, gli altri sono un rappresentante ciascuno del: Ministero della Pubblica Istruzione; del Ministero dell’Interno; della provincia di Bologna, nominato dal prefetto; dell’Unione Italiana Ciechi; infine, due rappresentanti dei soci, designati dall’assemblea dei soci stessi). La suddetta disposizione statutaria non era espressione di un desiderio di controllo dell’indirizzo assunto dall’ente benefico, quanto, piuttosto, la volontà di garantire le cure e l’interesse attivo della famiglia Cavazza nei riguardi dello stesso.
Il lascito del Conte Francesco Cavazza ha rappresentato, dunque, anche un legame alla propria famiglia. Alla sua morte, gli successe il figlio Filippo dal 1949 al 1959. Nel 1959, avvenne un altro passaggio del testimone, con la nomina di Paolo Emilio, nipote di Francesco.
Il nuovo consigliere si cimentò nel suo

ruolo con la dedizione propria dell’avo fondatore, nel pieno rispetto dell’indipendenza dell’Istituto e dei suoi rappresentanti. Non si impose, così come neppure evocò mai il “peso” del proprio cognome, anche perché l’ente benefico era nel frattempo cresciuto ed aveva assunto un ruolo molto importante nel contesto bolognese e nazionale, riuscendo ad innovarsi a più riprese ed offrendo una risposta alle istanze dei non vedenti, desiderosi di raggiungere un’autonomia il più completa possibile facendo leva sulle proprie abilità e conoscenze. Egli accompagnò l’istituto nella sua evoluzione più importante, proteggendolo da indebite ingerenze istituzionali senza mai assumere posizioni pregiudiziali, in un’ottica di dialogo, con l’unica finalità di garantire all’ente creato dal nonno il miglior esito possibile. In molti, ancora oggi, ricordano la sua pacata ma ferma replica agli studenti che, negli anni “caldi”, a cavallo tra il 1960 ed il 1970, avanzarono alcune rivendicazioni. O, ancora, la tranquillità di fronte alle “pretese” degli enti locali maturate nei confronti dell’istituto dei ciechi, non respinte aprioristicamente, ma valutate criticamente.
Il Conte Paolo Emilio Cavazza è stato protagonista anche della scena sportiva bolognese. Infatti, ha creato

il G.E.S.E., Gruppo Emiliano Sport Equestri, assecondando la propria passione per i cavalli. Importante fu il suo appoggio a Mauro Checcoli, cavallerizzo bolognese che a lungo fu il più giovane vincitore di una medaglia d’oro (una individuale ed una guadagnata nel concorso a squadre) alle Olimpiadi, edizione di Tokyo 1964. Trasferitosi a Roma, il Conte continuò a partecipare attivamente alla vita dell’Istituto, presenziando alle riunioni del consiglio di amministrazione. Ma Bologna può testimoniare il suo impegno a più livelli. Fu, infatti, membro anche della giunta della locale Camera di Commercio nonché consigliere della Fiera, contribuendo così alla realizzazione del Palazzo degli affari. Non solo: lo si rammenta anche per la sua partecipazione al consiglio di indirizzo della Cassa di Risparmio di Bologna e quale vicepresidente dell’Unione agricoltori in ambito provinciale.
Nel 2007 avvertì l’esigenza di cedere il testimone al figlio Gualtiero, dopo quasi cinquanta anni di appassionata condivisione e supporto delle esigenze e dei valori dell’ente fondato dal nonno Francesco, certo di lasciarlo in buone mani. Certezza del tutto condivisa da chiunque abbia a cuore le sorti dell’Istituto dei ciechi “Francesco Cavazza”.