Bologna verde

di Paola Emilia Rubbi

La Montagnola e il Passeggio Regina Margherita.


Quante ne ha viste! E quanti ruoli ha svolto nel dipanarsi della storia cittadina, attraverso i secoli!
Già la sua nascita è stata frutto di vicende antiche e si potrebbe dire che testimonia l’indomito spirito di libertà dei bolognesi, perché quella della Montagnola non è una collinetta naturale (circa dieci metri di altitudine), ma è nata dall’accumularsi delle macerie frutto delle ripetute distruzioni della Rocca di Galliera, innalzata per ben cinque volte, fra l’inizio del ’300 e il 1511, a difesa del potere e della città dal Vicario pontificio e ogni volta abbattuta dai cittadini.

Foto - Parco della Montagnola monumento dedicato all’8 agosto 1848
Le rovine della Rocca di Galliera, “cinque volte levata contro la libertà bolognese, cinque volte dal popolo atterrata” (Carducci), incrementate dal ’500 in poi dalla terra degli scavi per le nuove costruzioni urbane, vennero così a far sorgere un’altura in una zona pianeggiante già storicamente importante nella vita di Bologna: l’area più settentrionale dell’antico Campo Magno, che nel ’200 ospitava l’animatissimo mercato del bestiame (cavalli, buoi, maiali...) e che era detta anche Prato di Magone (“avere il magone, nel dialetto bolognese, vuol dire essere accorato”- Zanolini) perché qui si eseguivano le impiccagioni dei delinquenti comuni.
Ma nel ’600 la piccola altura venne destinata al pubblico passeggio per le carrozze, divenendo così il primo giardino pubblico della città e la musica cambiò: regolarizzati i pendii, creato uno stradone che terminava in un piazzale ottagonale circondato di olmi e ornato, nel 1757, con sette grandi sedili di pietra e di tanti gelsi; la Montagnola cominciò ad ospitare feste, spettacoli, fuochi artificiali e, sul finire del ’700, persino qualche corrida. Nel 1805 Napoleone ordinò di
creare, nei sei ettari del parco, una promenade alla francese: incaricato del progetto fu Giovanni Battista Martinetti, che ne fece “... un sito delizioso
ed alquanto elevato” (così Ugo Foscolo lo fa descrivere dal suo Jacopo Ortis), che via via divenne anche teatro delle ascensioni in pallone del

marchese Francesco Zambeccari e dei suoi
emuli; di corse di cavalli e di
velocipedi; di parate militari e di grandiose feste di Carnevale.

Foto - Fontana del Parco della Montagnola

Intanto, sul margine orientale dell’altura, veniva costruito, nel 1822, su progetto di Giuseppe Tubertini, il Giuoco del pallone o Sferisterio e, negli anni 1893-96, sul lato di via Indipendenza, venne realizzata la maestosa scalinata che i bolognesi chiamano “il Pincio”.
Alla fine dell’800, arricchita l’alberatura con maestosi platani, filari di lecci, viali di tigli e fresche conifere, la Montagnola ebbe anche il suo Café chantant e, nel ’900, è stata sede di numerose importanti manifestazioni quali la mostra della ferrovia Direttissima, l’esposizione del 1934, le prime edizioni della Fiera Campionaria.
Ma, nel luglio del 1879, ad insidiare il primato della Montagnola come parco pubblico cittadino per eccellenza, arrivò il “Passeggio Regina Margherita”, realizzato, ai piedi della collina, fra Porta S. Stefano e Porta Castiglione, su 231122 mq, che il Comune aveva acquistato dal conte Angelo Tattini. Un’epigrafe, nel loggiato dell’attuale chalet, ricorda che il progetto del “passeggio” è opera del piemontese Ernesto Balbo Bertone conte di Sambuy che “da campi arati creò questi giardini” facendone un parco paesaggistico di ispirazione inglese, e venne intitolato alla regina Margherita, consorte di Umberto I, salito al trono l’anno precedente. Al centro del parco, utilizzando l’acqua del canale di Savena, venne creato un laghetto definito a nord da finte scogliere di selenite e a sud da pittoresche macchie di vegetazione, scavalcato da ponticelli e abitato da fauna avicola acquatica. Come il laghetto, anche il grande prato centrale e il disegno della viabilità, allora in ghiaia, sono elementi che risalgono all’origine. Da allora, meta costante dei bolognesi di ogni età e condizione, i Giardini Margherita hanno ospitato le

Foto - Laghetto dei Giardini Margherita
più svariate iniziative: nel 1888, l’Esposizione Emiliana (per la quale furono creati eleganti padiglioni, come quelli dell’Industria e della Musica, tutti poi smantellati), resa più suggestiva e prestigiosa dalla tramvia a vapore che portava i visitatori a San Michele in Bosco, dove c’era una sezione distaccata; e poi corse di cavalli, feste, concerti, spettacoli, manifestazioni politiche, culturali, sportive.

Foto - Giardini Margherita statua equestre di Vittorio Emanuele II

area verde vi sono anche testimonianze della storia più antica di Bologna: la ricostruzione di una capanna villanoviana realizzata dal Museo Civico Archeologico; due tombe etrusche in travertino della necropoli scoperta durante la realizzazione del parco; un tratto di strada romana proveniente da via Rizzoli e, sul lato sud del laghetto, un tratto dell’antico canale di Savena, costruito nel 1176. Né è mancato, per qualche anno, un piccolo zoo di daini e caprette che avevano come loro naturale re l’amatissimo (dai bimbi) leone Reno. All’ingresso di Porta Santo Stefano troneggia Vittorio Emanuele II che per anni aveva cavalcato in Piazza Maggiore.
Se Montagnola e Giardini Margherita sono i due punti forti del verde della città, della quale narrano in parte l’evoluzione, Bologna, che all’inizio del Terzo millennio può vantare oltre mille ettari di verde pubblico, possiede anche un’antica nascosta ricchezza di verde privato: i numerosissimi rigogliosi giardini dei grandi palazzi e i piccoli orti e cortili delle vecchie, modeste case del centro storico. Ma questa è un’ altra, suggestiva, storia della città turrita.