Nuove frontiere

di Alberto Borghi

“Spostare un po’ più avanti il proprio limite, senza forzature”.
Questo il messaggio dell’avventura nel deserto egiziano di Carla e Fabio,
non vedente, amanti della vita e dello sport.


Vento, sole. Silenzio, luna. Profumi intensi, spazi sconfinati. E sabbia, tanta sabbia. Sulla pelle, nei vestiti, sulle tende, tra i sogni ed i pensieri. In una parola: deserto.

Immagine - Mappa del deserto

Foto - Fabio Pasinetti Carla Perrotti

Quel non luogo che ha un preciso spazio nella topografia dei nostri pensieri accarezzati dall’idea della solitudine immersa nel suo elemento naturale, là ove non conosce confini che non siano quelli che albergano nella nostra mente e nel nostro cuore. Una meta che in molti rifuggono e solo in pochi ricercano in qualche fase della propria vita o per l’intera sua durata. La città dalle mura invisibili all’interno della quale si sviluppano vicoli e viali attraversate dai colori dei nostri umori, dagli odori delle reminiscenze, dalle immortali vacuità delle speranze. Il deserto è principio e fine del giorno, ma è pure la dilatata misura della notte silenziosa, che pure non è mero intervallo tra ondate di luce, bensì anche precisa dimensione esistenziale.
Chissà se questi o quali altri pensieri possono avere attraversato la mente di Fabio Pasinetti e Carla Perrotti quando hanno mosso i primi passi nella sabbia del deserto bianco egiziano, nel novembre del 2008, o quando trascorrevano le 15 notti all’interno delle tende piantate là ove solo gli animali potevano far loro compagnia.
Conoscendo il curriculum di Carla Perrotti si potrebbe anche pensare che si trattasse solamente di un’altra incredibile traversata dell’ennesimo deserto (il settimo, per l’esattezza). Eppure, non è così. In primo luogo perché questa volta non si è trattata di una esperienza in solitaria, poiché aveva con sé un compagno di avventura. In seconda battuta, perché tale sodale di sabbia è un non vedente.
Ovviamente, non uno normale,

Foto - Le guide in una tappa del viaggio nel deserto

se di normalità è consentito trattare senza cadere in vuoti stereotipi. Certamente una persona speciale, innamorata della vita, dello sport, inteso quale gesto atletico ma anche espressione della vitalità che è in ognuno di noi e che, troppo spesso e troppo a lungo, aspetta solo di essere strappata all’apatia quotidiana. Uno sportivo impegnato a coinvolgere i disabili a praticare sport, nel disinteresse quasi generale, accentuato dal periodo di crisi che non lascia scampo ad interventi così delimitati, quale attivo membro di Omero, Associazione Sportiva Dilettantistica Disabili Visivi di Bergamo (www.omerobg.it).
Fabio, pertanto, accetta con entusiasmo l’invito di Carla, raccogliendo il guanto di sfida lanciatogli dal deserto egiziano senza alcuna esitazione. Eppure, non improvvisa alcunché. Avvia la preparazione atletica accentuando la normale pratica sportiva, non lasciando nulla al caso, convinto, a giusta ragione, che le condizioni estreme nelle quali si troverà meritano egual rispetto a prescindere dalla propria condizione di non vedente. Per arrivare al gran giorno con i piedi ben piantati sul terreno insidioso, passi regolari e veloci, alimentati da un allenamento quotidiano durato un anno, tra le nebbie e la pioggia delle valli bergamasche che ben poco hanno da spartire con il gigante di sabbia africano.
Le cronache dei tanti media che si sono occupati della traversata riportano un successo pieno ed incondizionato dei due argonauti alla conquista del vello di sabbia. Missione compiuta in 16 giorni, per coprire 250 km in totale solitudine. Solamente l’acqua è stata fornita dal gruppo di assistenza, segnalata da appositi riferimenti sul gps in dotazione ai due (si veda la sezione fotografica molto suggestiva sul sito di Carla, www.carlaperrotti.com).
Questa esperienza non era fine a se stessa, poiché si inserisce in un progetto di ampia portata ideato da Carla Perrotti denominato, non a caso, “Nuove frontiere”, destinato ai disabili che provino il desiderio di “spostare un po’ più avanti il proprio limite, senza
forzature”. Lo sport come mezzo di emancipazione, quindi, ma anche di affermazione della propria dimensione interiore alla conquista dello spazio circostante ed “altrui”, senza dover per forza di cose catapultarsi in situazioni estreme. Anche Milano, d’altronde, come ogni altra nostra città, può riservare la stessa accoglienza ed ostacoli di una giungla tropicale. Ed allora, Carla ha promosso ed organizzato, con il patrocinio del Comune di Milano, la Minimaratona per disabili. Un percorso di cinque chilometri, dall’Arena al Duomo, aperto non solo ai disabili, bensì anche ai loro accompagnatori ed amici, nonché a chiunque abbia il desiderio di condividere una simile esperienza. Per chi, invece, provasse l’istinto e l’esigenza di misurarsi con la sabbia e gli elementi atmosferici ostili, Carla organizza la Desert Therapy: non proprio una terapia da salotto e divanetto freudiano. Infatti, in una settimana, i partecipanti potranno provare le medesime sensazioni vissute da Fabio, seppure in un contesto più edulcorato. In gruppo, innanzitutto, in compagnia del proprio accompagnatore, che dovrà essere certamente un partner fidato e “collaudato”, perché nelle difficoltà spesso si svela la nostra vera natura. E la durata dell’esperienza è limitata ad una sola settimana, con percorsi studiati non per mettere alla prova il corpo, bensì per stimolare l’anima.

Foto - Carla Perrotti

Perché, per dirla con i Tuareg, che di deserto vantano una certa esperienza, “Dio ha creato terre coperte di acque perché l’uomo vi abitasse, poi ha creato il deserto perché l’uomo vi trovasse la sua anima”.
Provare per credere!