"... e la montagna partorì
il topolino"

di Rodolfo Cattani

Delusione per la mancata direttiva specifica sulla disabilità da parte
della Commissione Europea.


Dopo un primo annuncio informale in cui si ventilava la presentazione di una direttiva specifica per combattere la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, la Commissione Europea ha fatto marcia indietro e ha deciso di presentare una proposta di direttiva trasversale, riguardante l’applicazione del principio di pari trattamento delle persone indipendentemente non solo dalla disabilità, ma anche dalla fede religiosa, dalle convinzioni personali, dall’età e dall’orientamento sessuale. Infatti, dal momento in cui la Commissione stava per accogliere la richiesta del movimento della disabilità culminata nella campagna “1 million 4 disability”, con la raccolta di 1.300.000 firme, sono intervenute pesanti pressioni dei gruppi parlamentari dei liberali e socialisti europei che sono riusciti a orientare negativamente per una manciata di voti la posizione del Parlamento Europeo, ma anche da parte di alcuni Commissari.
La Commissione aveva anche divisato di presentare due diverse proposte di direttiva, ma l’opzione di accorpare tutti i motivi di possibile discriminazione in un’unica proposta è passata, nella convinzione che si sarebbe resa più facile l’approvazione dei punti più controversi, come la fede religiosa e l’orientamento sessuale. La proposta è stata quindi presentata dal Collegio dei Commissari il 2 luglio scorso.
Il Forum Europeo della Disabilità ha subito preso posizione, commentando molto criticamente la proposta. Il testo licenziato è decisamente misero e le disposizioni riguardanti il settore della disabilità sono state concentrate nel solo articolo 4.
In termini di contenuto la direttiva proposta presenta gravi limitazioni, soprattutto per quanto riguarda il diritto di accedere all’istruzione e di fruire di determinati servizi di carattere finanziario, in particolare le assicurazioni.
Vi è inoltre una notevole confusione tra il principio di “soluzione ragionevole” e quello dell’adozione preventiva delle misure atte a consentire alle persone con disabilità l’accesso effettivo alla protezione e alle prestazioni sociali, all’istruzione ed ai beni e sevizi disponibili al pubblico, il che comporta una sostanziale limitazione del principio di accessibilità. Entra altresì in gioco pesantemente il principio di “onere sproporzionato” che rischia di vanificare la reale fruizione di molti diritti. La proposta appare senz’altro di retroguardia anche rispetto alla legislazione più avanzata di alcuni Stati membri, in particolare sull’accessibilità, e costituisce un segnale fortemente negativo in relazione all’applicazione nell’Unione Europea della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

Immagine - Manifesto della campagna: “1 million 4 disability” Sono state invece piuttosto favorevoli le reazioni di altri network della società civile e delle organizzazioni sindacali. La Piattaforma Sociale, le organizzazioni sindacali ed alcuni gruppi per la promozione dei diritti umani si erano pronunciati a favore di una direttiva trasversale che comprendesse tutte le cause di discriminazione comprese nell’articolo 13 del Trattato dell’Unione. In effetti, la direttiva può essere soddisfacente per le organizzazioni che tutelano i diritti delle persone a rischio di discriminazione per il loro orientamento sessuale. Meno favorevoli, invece, sono state le reazioni delle organizzazioni delle persone anziane e delle minoranze razziali, etniche e religiose. Questi gruppi si stanno attivando per coordinare le loro risposte alla proposta di direttiva. La Commissione Europea, da parte sua, ritiene che la proposta sia di vasta portata all’interno delle competenze e delle limitazioni sancite dal predetto articolo 13 ed è ottimista circa la sua rapida approvazione. Il Parlamento Europeo dovrà pronunciarsi in tempi brevi ed è prevedibile che esprima un giudizio favorevole. Il Consiglio Europeo, infine, sarà chiamato a prendere la decisione finale, che potrebbe essere piuttosto contrastata. Se l’attuale Presidenza francese sembra orientata per un’approvazione a tempi brevi, vi sono tuttavia alcuni Stati membri che frenano. La Germania vorrebbe arrivare all’eventuale adozione soltanto dopo le elezioni nazionali nell’autunno del 2009 e il Regno Unito nutre alcune riserve per quanto riguarda la discriminazione delle persone anziane. La Spagna è favorevole all’adozione, ma la maggior parte dei Paesi sembrano ancora indecisi. La Francia non si esprime, in quanto detiene attualmente la Presidenza Europea, ma non sembra intenzionata ad impegnarsi fortemente per l’adozione. Peraltro, la genericità del testo potrebbe favorirne l’accoglimento, riducendo le obiezioni degli Stati membri.
Il Forum Europeo della Disabilità ha preso in esame diverse opzioni strategiche, propendendo infine per quella più positiva: tentare di migliorare la proposta nel corso del suo iter legislativo, evitando di assumere atteggiamenti conflittuali sia con le istituzioni europee, sia con altre organizzazioni rappresentative di gruppi a rischio di discriminazione.
Il rigetto puro e semplice della proposta, pur essendo coerente con l’impostazione della campagna “1 million 4 disability”, potrebbe rivelarsi controproducente, così come una tattica eccessivamente dilatoria. Le prospettive future non sono però affatto rosee e la mancata adozione dell’attuale proposta non garantirebbe in alcun modo la presentazione di un nuovo testo da parte della Commissione che si insedierà nel 2009. Se da parte delle istituzioni vi saranno delle aperture, il risultato della strategia prescelta potrebbe essere parzialmente positivo.

Foto - Corteo della campagna “1 million 4 disability” a Brussels il 4 ottobre 2007

Immagine - Pagine da Citizens Gathering 
Si potrebbe in particolare lavorare per migliorare l’articolo 4 ed i commi riguardanti l’istruzione e i servizi di carattere finanziario. Il rilancio della richiesta di una direttiva specifica sulla disabilità non è da escludere, ma non potrà avvenire prima del 2010.
Ciò implica una strategia a lungo termine, che potrebbe anche fondarsi sull’individuazione di una nuova base giuridica. Tuttavia, anche il tentativo di sviluppare un’iniziativa nel settore dell’accessibilità potrebbe fallire in quanto il clima non è incoraggiante. Infatti, ci si attendeva che la Commissione proponesse una direttiva sulla e-Accessibilità, mentre invece al momento in cui scriviamo si prospetta soltanto un provvedimento sull’accessibilità del web. D’altra parte, una direttiva imperniata sull’accesso ai beni ed ai servizi non sembra particolarmente adatta a coprire aspetti fondamentali quali l’accesso all’istruzione, la vita indipendente, ecc.
Per uscire dall’impasse si potrebbe proporre un patto europeo sulla disabilità fra gli Stati membri, ma questa ipotesi appare piuttosto irrealistica.
In conclusione dobbiamo ribadire che la proposta di direttiva trasversale licenziata dalla Commissione è priva di qualsiasi ambizione e non è assolutamente in linea né con i principi della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, né con le normative sul pari trattamento e contro la discriminazione adottate da numerosi Stati membri. La sfera della disabilità è fortemente penalizzata non potendosi registrare alcun effettivo progresso normativo riguardo al passato, mentre appare evidente una deludente banalizzazione dei principi della citata convenzione. Vi sono significative restrizioni dei diritti, soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’istruzione e alla fruizione dei servizi finanziari.
Il linguaggio è impreciso e talvolta contraddittorio, tanto da lasciare spazio a interpretazioni divergenti. Alcuni concetti giuridici introdotti non sono ben definiti, né è ben chiarita la loro portata (soluzione ragionevole, onere sproporzionato, applicazione preventiva).
Si può senz’altro affermare che, qualora questa direttiva venga adottata nella versione attuale, essa non apporterà alcun vantaggio alle persone con disabilità in Europa, ma, al contrario, potrà dare adito ad atteggiamenti e comportamenti di carattere discriminatorio non sanzionabili, fortemente penalizzanti per le persone disabili che dalle istituzioni europee si attendevano ben altro.
La montagna ha partorito il topolino: molte speranze sono state deluse, ma il movimento non si arrende. Le elezioni europee sono dietro l’angolo.