Annibale fra gli ulivi

di Paola Emilia Rubbi

Canne della battaglia, l’antica immutata pianura dello sconfinato orizzonte dove una colonna di granito rievoca le gesta di vincitori e vinti.


Ulivi, ulivi, ulivi e ancora ulivi. E silenzio. E su tutto un cielo color cobalto come doveva essere quello del 2 agosto 216 a.C., quando qui si combatté una delle più grandi e famose battaglie dell’antichità, che doveva decidere la supremazia, sul Mediterraneo, fra le due maggiori potenze del tempo: Roma e Cartagine.
Qui Annibale annientò le legioni romane di Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, impegnate nella seconda guerra punica; qui, a quanto è stato tramandato, un vento impetuoso aiutò il condottiero cartaginese gettando negli occhi dei suoi nemici folate di leggerissima polvere di terra che li accecò; qui si scontrarono, secondo le stime, 140 mila uomini e circa 60 mila (di cui 40 mila romani) vi rimasero uccisi, compreso il console Lucio Emilio Paolo; qui rifulse il genio tattico e strategico di Annibale, uno dei più celebri condottieri di ogni tempo.
Ma qui dove? In un luogo che per molti è solo un toponimo nel libro di storia e che invece, suscita ancora intense emozioni e fantasie evocative, conservando inalterato, nei suoi elementi essenziali, lo scenario della celeberrima battaglia: il fiume, il basso Ofanto, la piana del combattimento distesa a perdita d’occhio, il ventoso Volturno, l’accecante riverbero del sole nelle calde estati, la rocca della cittadella dove invano cercarono scampo duemila soldati romani in fuga, e le colline circostanti e gli insidiosi valloncelli che facilitarono la tattica di avvolgimento attuata da Annibale, i tracciati viari che condussero i due eserciti a questo teatro dell’inaudito massacro.
Eppure, questo lembo di terra pugliese fra Canosa e Barletta, che

Foto - Veduta dei resti di Canne della Battaglia
ben si può definire storico, è stato per secoli avvolto da un velo di dimenticanza, e il suo valore storico e archeologico è stato riportato pian piano alla luce solo nell’Ottocento, grazie all’interesse di viaggiatori europei, inglesi, francesi e tedeschi e, nel Novecento, con campagne di scavo che proseguono tuttora.
È riemersa, così, la lunghissima vicenda storica di una terra in cui le prime forme insediative sono riferibili al V millennio a.C. Dell’epica battaglia, è vero, poco resta dal punto di vista archeologico: la ricorda, sul ciglio occidentale della collina, al limite del percorso fra gli interessantissimi ruderi della cittadella romana e medioevale, una colonna di granito, alta tre metri, rinvenuta nel corso dei primi scavi, sulla cui base sono iscritte due frasi: una di Tito Livio: Nessun altro popolo avrebbe resistito a tanta rovina e l’altra di Polibio Uomini valorosi furono, e degni di Roma.
Ora tutta la zona è un parco archeologico di grande interesse, con testimonianze dall’età neolitica a quella medioevale, da quella bizantina e quella sveva. Gli scavi hanno riportato alla luce resti di mura e di case romane; sulla collina di San Mercurio si ergono i ruderi della basilica, del castello e delle mura medioevali. Un “Antiquarium” raccoglie oggetti che permettono di ripercorrere

Foto - Pianura di Canne della Battaglia in Puglia
la vita del centro daunio dalla preistoria al medioevo: delle sei sezioni in cui è articolato il percorso espositivo, le prime cinque seguono un criterio cronologico e l’ultima è dedicata alla presenza di Annibale in Italia durante la seconda guerra punica, con plastici che ricostruiscono la zona di Canne all’epoca della battaglia. Così qui si trovano vasi e ornamenti personali dell’età del ferro; un elmo corinzio del VI secolo a.C.; numerosi reperti provenienti dalle tombe a grotticella di Canne Antenisi e Canne Fontanella; ricchissime testimonianze dell’età tardo antica e medioevale; frammenti di sarcofagi e marmi lavorati, gioielli femminili in argento e bronzo, vivacissime ceramiche del XIII secolo, e vera rarità, una coppa amatoria, con una scena a carattere erotico. È proprio l’epoca romana ad essere poco rappresentata, finora, nell’affascinante “Antiquarium”: ma basta raggiungere la famosa colonna di granito che domina l’antica, immutata pianura e guardare lo sconfinato orizzonte per rievocare le gesta di vincitori e vinti quel 2 agosto del 216 a.C.
È un incontro con la storia da non perdere.