In memoria di Clara
di Lucia Micito
Buona, discreta, di poche parole sempre pronta a dire la parola giusta alle persone con le quali parlava.
Da tempo gli amici mi chiedevano di tracciare sulle pagine di “Vedere oltre” un profilo della mia “sorella buona”, la dottoressa Clara Capiluppi.
Dapprima ho rifiutato: non mi sentivo la persona indicata per scrivere su un giornale di alto profilo, diretto a gente competente e specializzata, ma l’affettuosa insistenza degli amici ha vinto. E, a distanza di quasi un anno dalla sua prematura scomparsa, oso provare: una prova non è mai vincolante.
Clara, la mia amica e “sorella” che ha condiviso la vita con me per oltre trent’anni, non era la mia assistente, non aveva deciso di farsi carico soltanto di una persona che con gli anni ha, per così dire, accresciuto la sua minorazione fisica – ora ho 80 anni, quando mi ha conosciuto non ne avevo ancora 50.
Clara ha sentito una chiamata: la chiamata a condividere pienamente tutti i progetti della mia vita. Io, in verità, fin da giovane mi sono sentita sollecitata a spendere tutte le mie energie per i miei fratelli d’ombra ed il mio intendimento specifico era quello di produrre testi braille per la preghiera e di organizzare vacanze estive.
Clara, laureata in fisica e ricercatrice presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna aveva anche competenze tecniche e quindi ai miei progetti ha aggiunto le sue abilità e la sua creatività per aiutare anche nell’ambito scolastico i bambini e i giovani privi di vista.
Per questo ha affrontato brillantemente mote problematiche didattiche: ha imparato il braille, ha studiato i segni specifici della matematica e i modi più propri per fornire in rilievo figure geometriche complicatissime che io, ignorante in materia, neppure riuscivo a comprendere nonostante i suoi sforzi ripetuti.
Clara ha studiato l’alfabeto greco in braille, ha diretto sempre la trascrizione in braille dell’inglese acquistando abilità tali che le insegnanti di sostegno specializzate per i privi di vista la stimavano profondamente, giungendo a considerarla quasi una loro maestra. Alla stamperia S. Giacomo, di cui era a capo, giungevano richieste per la trascrizione di libri di testo scolastici per tutti gli ordini di scuola, dalle elementari alle medie superiori e anche all’università. Che dire? La mia “sorella buona” – come mi piace chiamarla – ci è mancata il 1 agosto del 2006 lasciando un vuoto incolmabile non soltanto in me, ma anche in tutte le persone che l’hanno conosciuta. E ha lasciato un vuoto incolmabile anche in rapporto alle richieste inoltrate alla stamperia S. Giacomo. Fino a due anni fa il lavoro era notevole e il prodotto era considerato tra i più qualificati delle varie stamperie.
Oggi tutto è cambiato e resta solo la speranza di poter trovare una strada sicura per onorare la sua memoria anche in questo settore con l’aiuto di persone capaci di dare una svolta vivificante a tutta l’attività di trascrizione di stampa.
Sento questo breve scritto inadeguato alle richieste, ma di più non saprei fare; so soltanto dire una cosa: non dimentichiamoci di Clara, di questa persona buona, discreta, di poche parole, ma sempre pronta a dire a tu per tu la parola giusta a ogni persona con la quale le capitava di parlare.
A me pareva che non parlasse mai, ma ora mi accorgo che tutti hanno suoi insegnamenti da raccontare e da ricordare e io, meravigliata, ascolto e penso al dono grandissimo che il buon Dio ha voluto farmi per arricchire la mia vita.
“Il Signore dà, il Signore toglie sia benedetto il nome del Signore” questo detto di Giobbe, facile da dire, io me lo ripeto ogni giorno e chiedo che Egli, per sua grazia, lo renda efficace.