A scuola in maneggio

di Irene Schiff

Tutti abbiamo qualcosa da apprendere, tutti abbiamo qualcosa da insegnare.

Le scuole o le sezioni speciali per alunni e studenti portatori di handicap sono state abolite da diverso tempo ma questo non vuol affermare che l’integrazione si possa dire pienamente raggiunta. Molto è stato fatto, ma è la vita stessa che propone sempre nuove sfide d’affrontare ma anche, per fortuna, nuovi strumenti per poterlo fare. È una continua corsa, un continuo trottare, galoppare e superare ostacoli e allora, poiché stiamo prendendo in prestito la sua terminologia perché non ricorrere a lui in persona? Ha un’indole particolarmente sensibile, è alquanto paziente, ma non certo privo di carattere e si è sempre dimostrato disponibile ad aiutare le persone in difficoltà specialmente se sono bambini e ragazzi. Allora perché non chiedergli un’altra mano anzi un’altra zampa? Ed è proprio quello che abbiamo fatto ed egli (mi si passi il pronome egli e non esso) ha risposto con un sonoro e simpatico nitrito. Sarebbe stato disposto anche ad andare nelle classi che frequentano i suoi quattro cavalieri, ma ci sarebbero state alcune difficoltà pratiche. Però, come si dice, se la montagna non va da Maometto, la scuola può andare in maneggio! E così è stato o meglio è anche stato. Perché come per ogni personalità importante, anche per il cavallo si è ritenuto opportuno effettuare un incontro preparatorio con la classe per illustrare gli scopi di quest’iniziativa. Per attuare ciò, il cavallo ha inviato nelle scuole due suoi “ambasciatori”; il veterinario Dottor Stefano Sabioni e la sottoscritta. Il veterinario ha illustrato il mondo di quest’animale integrando, com’era stato concordato con l’insegnante di scienze, il programma scolastico. La sottoscritta ha spiegato ai ragazzi le finalità e l’attuazione dell’ippoterapia. C’è ancora forse qualcuno, fra i lettori, che non n’è al corrente? Nell’ipotetico caso che ciò fosse vero, niente paura; facciamo subito un mini riassunto. L’ippoterapia è una tecnica antichissima (IV sec. a.C.) che sfrutta l’aiuto fisico e psicologico che il cavallo può dare. Egli, infatti, ha un’andatura particolare con tempi e con movimenti che stimolano il sistema muscolare d’ogni persona e nel caso di presenza di handicap, sollecitano proprio quei movimenti che difficilmente, o con particolare fatica, sarebbero stimolati. Dal punto psicologico, fra l’altro, si migliora e si potenzia la conoscenza e la percezione interiore del corpo ed il senso spaziale. Proprio per questi punti, è indicato anche alle persone con deficit visivi. Ma torniamo alle classi e agli allievi particolarmente attenti e interessati al mondo che andavano scoprendo come, prima di loro lo erano state le loro Direttrici Didattiche ed Insegnanti delle scuole medie Leonardo da Vinci e Carlo Pepoli che, con entusiasmo, hanno aderito al progetto.Erano concordi sul fatto che un’esperienza così particolare sarebbe giovata ai ragazzi che avrebbero avuto l’occasione di conoscere i loro compagni in una luce diversa. Tante volte, infatti, si parla d’integrazione, ma non sempre i preadolescenti anche se dotati della migliore volontà, hanno la possibilità d’attuarla almeno al di fuori della scuola ed ecco che è stata loro offerta un’occasione, anzi, una simpatica occasione. Dopo la parte più teorica, si è passati all’incontro nel maneggio del GESE (Gruppo Emiliano Sport Equestri) di San Lazzaro di Savena alle porte di Bologna. Tutti i ragazzi hanno potuto avvicinarsi ai cavalli, imparare a conoscerli, salirci e condurli rendendosi conto di quanto ciò non fosse affatto semplice. Hanno compiuto anche delle brevi gincane passandosi degli oggetti. “Facile” potrà dire qualcuno svelando così di non avere mai avuto incontri ravvicinati con quest’animale. E se non è facile ad occhi aperti, figuriamoci ad occhi chiusi! Percepire il proprio corpo, rapportarsi nello spazio e orientarsi privi dei punti di riferimento abituali, vuol dire costruire un nuovo modello cerebrale. I ragazzi hanno poi effettuato, questa volta ad occhi aperti, alcuni esercizi di volteggio quali lo stare in piedi sulla sella, compiere particolari torsioni e capriole spostando continuamente il proprio baricentro fisico e mentale.
Dopo di loro tutti i medesimi esercizi sono stati effettuati dai loro compagni “handicappati”. Interessante è stato assistere al graduale spalancarsi delle bocche fino alle totali bocche aperte per la meraviglia.

Foto - Ragazzi al maneggio del GESE

Foto - Esercizi effettuati da uno dei ragazzi durante l’incontro al maneggio GESE di San Lazzaro di Savena

Foto - Gruppo di cavalli

Quando poi i compagni “deficitari” hanno compiuto gli stessi esercizi al trotto quelli che loro riuscivano con fatica a fare al passo, è scoppiato spontaneo un grande e sincero applauso. Senza fornire alcuna spiegazione erano stati loro stessi a comprendere non tanto quanto i loro amici fossero dei bravi atleti, ma soprattutto quanto fosse sbagliato considerarli dei minorati. Nei giorni seguenti, a scuola con le loro insegnati, hanno rielaborato le esperienze ed emozioni provate intuendo di aver compiuto un piccolo passo nella loro crescita personale. Gli insegnanti ed alunni delle scuole Pepoli, hanno anche voluto renderne partecipe tutta la scuola costruendo un cartellone con foto e propri commenti per trasmettere l’insegnamento ricevuto e la gioia provata. L’Istituto per ciechi Francesco Cavazza in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, promotori dell’iniziativa, hanno posato così un’altra pietra sulla strada dell’integrazione che, grazie a loro, è un po’ meno difficoltosa da percorrere.