Anche l’occhio soffre di reumatismi

di Renato Alberto Meduri

“I greci per primi suddivisero le lacrime in quelle proprie dell’occhio e quelle espressione di turbamento e dolore”.

In tutti gli organi e apparati è presente un particolare tipo di tessuto detto connettivo che ha funzioni importantissime per la vita dei diversi organi.
Il tessuImmagine - Busto di Ippocrateto connettivo, come tutto il nostro organismo è soggetto ad invecchiamento oppure può ammalarsi, in quest’ultimo caso, un ampio capitolo è costituito dalle malattie reumatiche.
Poiché, la maggiore rappresentazione di tessuto connettivo si ritrova nelle ossa, nelle articolazioni, nei tendini, si è portati ad identificare il concetto di reumatismo con disturbi che interessano queste struttura. Genericamente si parla di artrosi quando è squisitamente di tipo degenerativo oppure di artrite quando la causa principale è una lesione con cause prevalenti flogistico-immunologiche.
Anche l’occhio, possiede tessuto connettivale. La sclera, ovvero il guscio più esterno di colore bianco è tessuto connettivo con pochi vasi e pochi nervi, nelle forme reumatiche con prevalente componente degenerativa più tipiche dell’età adulta e senile, possono verificarsi aree di assottigliamento definite “scleromalacia” che visivamente si apprezzano come chiazze scure a bordi frastagliati. Tranne situazioni estreme, non è richiesta una terapia specifica in quanto non presentano sintomi (disturbi visivi o dolore).
Anche la congiuntiva cioè la membrana che riveste la superficie esterna dell’occhio e l’uvea, la tonaca intermedia, sono ricche di tessuto connettivo che può essere variamente coinvolto nelle forme reumatiche. In questi casi possono presentarsi sintomi tipici quali: dolore al bulbo oculare più o meno intenso che a volte può accentuarsi dopo applicazione visiva prolungata, l’arrossamento dell’occhio senza secrezione, calo visivo, intolleranza alla luce, peculiari di talune sindromi (lupus, sclerodermia, granulomatosi di Wagner, ecc..).
Quando si tratta di flogosi recidivanti, presenti in età infantile o scolare, sulla cornea compare una banda di opacizzazione orizzontale (degenerazione a bandeletta) che esordisce alla periferia ma, che nei casi evoluti interessa la porzione centrale ottica inducendo importanti cali visivi.Immagine - Ippocrate ed i suoi discepoli
Le manifestazioni connettivopatiche possono, infine, coinvolgere e talvolta in maniera elettiva anche il sistema ghiandolare, preposto alla lubrificazione della superficie bulbare ed alla produzione delle lacrime.
Forme lievi, sono causa di semplice secchezza oculare che si manifesta con difficoltà di apertura delle palpebre al risveglio, senso di pesantezza alla sera, marcata sensibilità ad agenti irritanti e senso generico di fastidio; forme più serie possono portare a vere e proprie sofferenze della cornea con formazione di frustoli muco-epiteliali, aree di ispessimento della congiuntiva, grave senso di fastidio ed intolleranza alla luce. La sindrome più tipica è quella si Sjogren, in cui si ha compromissione sia delle ghiandole mucose che della ghiandola lacrimale principale. L’associazione di artrite deformante e sindrome secca è stata documentata per la prima volta nel 1889 da Fisher; ma molto prima Ippocrate (460 a. C.- 370 a. C.), medico fondatore della medicina su basi scientifiche, aveva associato l’artrite e la lombaggine con l’occhio secco; l’importanza delle lacrime era stata quindi ben compresa già nell’Antica Grecia, con l’usanza di raccoglierle in ampolle lacrimatorie e attribuendo ad esse, un significato emozionale. I greci per primi suddivisero le lacrime in due tipologie: quelle proprie dell’occhio (secrezione di base) e quelle espressione di turbamento e dolore (ghiandola lacrimale principale).
Si tratta di un capitolo dell’oculistica molto importante, sia per l’elevata incidenza che per le nuove conoscenze che via via emergono da numerosi studi sperimentali e clinici che delineano la possibilità di strategie terapeutiche più selettive e efficaci.