Dall’analogico al digitale
di Rodolfo Cattani
Nuova tecnologia, vecchi problemi.
Si prevede che tra il 2008
e il 2012 nell’unione Europea avverrà il passaggio dalla televisione
analogica a quella digitale. Si tratta di un importante evento tecnologico,
ma anche
di un rilevante cambiamento dell’utilizzazione di questo diffuso e popolare
mezzo di comunicazione, di cui anche i ciechi e gli ipovedenti non disdegnano
di fruire, anche se in misura limitata.
In diversi paesi la predisposizione della tv digitale è in corso e
in tre aree sperimentali il segnale analogico è già stato spento:
a Berlino e nei villaggi di Ferryside e Llansteffan in Galles.
Il passaggio alla televisione digitale richiede l’acquisto di un televisore
nuovo o l’adattamento di quello in uso mediante un apposito ricevitore
dei canali digitali. Le persone cieche o ipovedenti incontreranno qualche
difficoltà a gestire i nuovi televisori perché vi saranno molti
più canali e la navigazione dovrà essere fatta sullo schermo
con comandi per spostarsi verso l’alto o verso il basso, verso sinistra
o verso destra. I gestori avranno più spazio per fornire servizi opzionali
e per questo in ciascun paese dovranno essere adottate delle misure per garantire
agli utenti il loro diritto ad accedere a detti servizi. In particolare: un
incentivo economico, l’assistenza telefonica gratuita, l’installazione
a domicilio da parte di tecnici qualificati; strumenti per la selezione delle
frequenze e televisori digitali integrati per la ricezione di canali speciali
per l’audiodescrizione; misure per l’utilizzazione delle guide
elettroniche dei programmi, del teletext e dei servizi interattivi.
Infatti, la mancanza o la menomazione della vista escludono gli spettatori
che ne sono affetti da una gran parte dei programmi televisivi, sia di informazione,
sia di intrattenimento. Delle notizie si ricevono soltanto i messaggi verbali,
il più ricco e pregnante contenuto visivo viene recepito in misura
nulla o soltanto parziale, salvo l’intervento di qualche occasionale
suggeritore. La televisione è uno strumento di comunicazione concepito
per chi può guardare e così, come la realtà ambientale
in cui viviamo non tiene conto se non in minima parte delle difficoltà
dei disabili sensoriali, essa non si preoccupa affatto di quella fascia di
utenti che, pur pagando regolarmente il canone e acquisendo quindi il diritto
di fruire in pieno del servizio, ne rimangono di fatto largamente esclusi.
La sottotitolazione sul televideo e la traduzione nel linguaggio dei segni
sono soluzioni specifiche che hanno molto agevolato i non udenti.
Immagini in parole
Come si è già accennato, una forma di compensazione di questa
esclusione esiste anche per i non vedenti ed è l’audiodescrizione.
L’audiodescrizione altro non è che l’inserimento nei programmi
televisivi di una narrazione parallela che svela allo spettatore le immagini
che non può vedere, sfruttando abilmente gli intervalli liberi da commentari
o dialoghi presenti nei programmi. In numerosi paesi l’audiodescrizione
è realizzata in forma sperimentale o episodica, in alcuni altri, come
la Germania e l’Inghilterra, essa viene praticata con regolarità,
anche se in misura limitata. La televisione analogica non consente la trasmissione
della traccia per l’audiodescrizione sullo stesso canale di trasmissione
del programma audio, se non incorporandola in pieno nello stesso (un effetto
indesiderato per molti) oppure utilizzando uno dei canali della stereofonia,
riducendo però la qualità del sonoro. Per questo motivo, ad
esempio, in Italia si è preferito trasmettere il sonoro integrato dall’audiodescrizione
su una diversa frequenza radiofonica ascoltabile separatamente senza sincronia
con il flusso delle immagini. Si tratta invero di una soluzione discutibile,
perché marginalizza lo spettatore con problemi di vista e impedisce
l’utilizzazione del servizio da parte di un più numeroso pubblico
di persone vedenti che potrebbe apprezzarlo.
Il fiorente mercato di compact disk e di DVD audiodescritti negli USA, in
rapida espansione anche in Germania e in Francia dimostra che l’idea
non è affatto peregrina e che a molti l’audiodescrizione piace.
Nuove prospettive
Con l’avvento della televisione digitale fornire un programma audiodescritto
sarà molto più agevole dal punto di vista tecnico, perché
la disponibilità di canali aggiuntivi è ampia. L’audiodescrizione
può essere trasmessa in sincronia, lasciando all’utente la possibilità
di regolare l’intensità del suono di ciascuna traccia, consentendo
un ascolto personalizzato oppure insieme con altre persone. La tv digitale
consente anche una più agevole effettuazione della sottotitolazione.
Tuttavia, se per la sottotitolazione le difficoltà sono solo di ordine
gestionale, per l’audiodescrizione la fattibilità tecnica del
servizio è compromessa dalla mancanza di standard europei per gli apparecchi
di ricezione, dal momento che è illusorio ritenere che i nuovi televisori
digitali saranno equipaggiati in modo adeguato a tale scopo. Mentre in Inghilterra
esiste già una legislazione che impone alla televisione pubblica di
fornire una percentuale crescente di programmi audiodescritti, fino ad arrivare
al 10% nel 2010, negli altri paesi dell’Unione tutto tace.
Non solo, ma vi è un’altra questione assai grave e urgente, ovvero
l’accessibilità per i ciechi e gli ipovedenti gravi delle guide
ai programmi televisivi e della televisione digitale interattiva, attraverso
la quale in un prossimo futuro saranno gestiti numerosi servizi, quali il
rapporto con le amministrazioni pubbliche, i servizi di telemedicina, il commercio
elettronico, le procedure elettorali e altri ancora.
Le nostre iniziative
L’Unione Europea dei Ciechi si è mossa tempestivamente per far
fronte a questi problemi e già nel 1996 l’Assemblea Generale
tenutasi in Italia a Giardini Naxos approvò una risoluzione in cui
si raccomandava l’adozione di iniziative in tal senso a livello europeo.
Malgrado l’impegno profuso in questi anni in modo particolare dagli
inglesi, i risultati non sono stati soddisfacenti, in quanto le Direttive
comunitarie in materia di telecomunicazioni e delle relative apparecchiature
non hanno recepito le istanze degli utenti con disabilità.
Il principale strumento legislativo europeo sulla diffusione radiotelevisiva,
è la direttiva sulla Televisione Senza Frontiere, la quale stabilisce
degli standard minimi in diverse aree. Si tratta di una Direttiva che riguarda
il mercato comune intesa a realizzare la libertà di movimento dei servizi
televisivi attraverso le frontiere.
La Direttiva è stata pubblicata la prima volta nel 1989 ed è
stata finora aggiornata una sola volta nel 1997. Ora, la Direttiva è
in procinto di essere emendata nuovamente e la Commissione Europea intende
presentare una proposta in tal senso entro l’anno.
Le principali questioni in discussione sono in generale, in quale misura i
servizi audiovisivi debbano essere regolamentati nell’Unione, se la
Direttiva debba essere ampliata per comprendere le trasmissioni in rete (web
casting), radiofoniche e i nuovi media; quanta flessibilità debba esserci
nella regolamentazione della pubblicità; l’impegno dei media
per promuovere e proteggere il patrimonio culturale europeo; la questione
dei minori; il principio del paese di origine, in base a cui si stabilisce
quale stato membro abbia la giurisdizione.
L’Unione Europea dei Ciechi segue con attenzione l’iter della
Direttiva e si propone, tra l’altro, di ottenere che la Commissione
Europea preveda nell’articolo 4 della nuova Direttiva la predisposizione
di un rapporto sul monitoraggio dell’accessibilità per le persone
disabili in Europa. Tale monitoraggio dovrebbe basarsi su statistiche effettuate
nei paesi membri circa il livello dei servizi sui loro canali, nonché
dei piani d’azione dei singoli stati per incrementare tali livelli.
L’EBU attribuisce grande importanza ai risultati dell’indagine
della Commissione sull’accessibilità dei servizi e sta predisponendo
un questionario da inviare alle organizzazioni membro per conoscere il livello
di tali servizi nei rispettivi paesi.
In conclusione, appare chiaro che l’avvento della televisione digitale
è di fondamentale importanza anche per le persone cieche e ipovedenti,
poiché se non si risolveranno i problemi di accessibilità le
stesse resteranno ancora più isolate ed escluse dall’utilizzazione
dei servizi a disposizione degli altri cittadini. La televisione, nel bene
e nel male, è uno strumento indispensabile e sempre più lo sarà
nella società dell’informazione; i ciechi e gli ipovedenti non
vogliono essere privati delle opportunità che può offrire loro.