Lo sviluppo della politica europea sulla accessibilità
di Rodolfo Cattani
Includere
le persone disabili nella società dell’informazione:
un imperativo etico, sociale, politico ed economico.
È noto a tutti che
le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) rappresentano
ormai un aspetto fondamentale della vita della società contemporanea.
È altrettanto noto che esse possono contribuire notevolmente a rendere
la nostra vita professionale e sociale più soddisfacente e gradevole.
Tuttavia in Europa, e ancor più nei paesi in via di sviluppo, milioni
di persone non solo non possono accedere o beneficiare di questi vantaggi ma
sono in gran parte escluse dalla fruizione di tali tecnologie. Tale situazione
è particolarmente sensibile per le persone con disabilità che
costituiscono il 15% della popolazione nei paesi industrializzati e una percentuale
ancora maggiore nei paesi in via di sviluppo.
In Europa non meno di 37 milioni di persone disabili incontrano quotidianamente
una serie di barriere che le escludono dall’utilizzazione a pieno diritto
e a pieno titolo di beni e servizi che sono inaccessibili a causa della loro
progettazione e delle loro specifiche funzionali. Vi è una relazione
sempre più stretta tra disabilità e invecchiamento della popolazione.
L’evoluzione demografica in Europa produrrà un aumento molto rilevante
delle persone anziane nei prossimi anni: nel 1990 il 18 % della popolazione
aveva più di sessant’anni, nel 2030 la percentuale arriverà
fino al 30 %. Non solo, ma il 60 % delle persone ultracinquantenni in Europa
ritengono di essere trascurate dai progettisti di telefoni cellulari, computer,
programmi e servizi
online. E ancora: il 60% delle persone adulte in età lavorativa dichiara
di avere difficoltà nell’utilizzazione delle TIC a causa di qualche
leggero deficit.
Tenendo conto di tutto ciò, possiamo dire che i produttori non sembrano
essere preparati a coprire le esigenze di tutti questi utilizzatori, poiché
non si preoccupano di risolvere i loro problemi, rinunciando così ad
una consistente porzione del mercato. Sembra quindi evidente che l’utilizzazione
dei benefici delle TIC da parte di un numero sempre più vasto di utenti
è, da un lato, un diritto e dall’altro un imperativo etico, sociale
e politico.
La Commissione Europea è da tempo impegnata a promuovere la realizzazione
di una società dell’informazione accessibile per tutti e l’abbattimento
delle barriere escludenti. A tal fine la Commissione sta predisponendo una bozza
di comunicazione per esplorare alcune strategie per promuovere l’accessibilità
della società dell’informazione, rimuovere le barriere accusate
dall’inadeguatezza della progettazione e armonizzare a livello europeo
le specificazioni tecniche nelle procedure di assegnazione di appalti pubblici,
così come la certificazione e la legislazione, privilegiando l’approccio
volontaristico, ma non escludendo la regolamentazione.
Con il concetto di e-accessibilità, che rientra nell’idea di
e-inclusione, intendiamo l’eliminazione degli ostacoli tecnologici che
tendono a escludere le persone disabili, ma non solo esse, dalla società
dell’informazione. Questo principio è stato già affermato
più volte in molti documenti (comunicazioni e direttive) dell’unione
Europea, ma anche messo in pratica in azioni concrete nell’ambito di programmi
comunitari quali eEurope 2002 e eEurope 2005. Vi sono state inoltre dichiarazioni
e risoluzioni del Consiglio dei Ministri, e anche il piano d’Azione della
Commissione Europea dell’ottobre 2003 sulla prosecuzione dell’Anno
europeo delle Persone disabili annovera tra i quattro settori d’attività
l’accesso alle tecnologie e la loro utilizzazione. Vi è la consapevolezza
della necessità di evitare che la tecnologia evolva ulteriormente senza
una progettazione adeguata a ridurre i fattori di esclusione. Ci riferiamo in
particolare al settore della televisione digitale, la telefonia mobile di terza
generazione e la comunicazione a banda larga. Si tratta di problematiche varie
che possono essere affrontate e risolte in diversi modi. Tuttavia, gli approcci
più promettenti sono la normativa per l’assegnazione degli appalti
pubblici, la certificazione e la legislazione.
Molti problemi possono essere risolti mediante semplici soluzioni tecnologiche,
ma esse non emergono nella realtà del mercato in modo utile e tempestivo.
Quindi, lo strumento più adatto a stimolare il cambiamento sembra essere
la legislazione e l’unione Europea ha la possibilità di produrre
delle norme per influenzare il mercato, così come è accaduto negli
USA con la famosa sezione 208 del Rehabilitation Act.
Tuttavia, poiché l’Europa non è uno stato federale come
gli USA, ma un’aggregazione di Stati sovrani, questa soluzione non appare
del tutto applicabile nella realtà europea. Altre soluzioni sono ritenute
più adatte al mercato europeo, cioè l’utilizzazione degli
appalti pubblici e la certificazione di accessibilità.
Per attuare questo processo sono indispensabili l’informazione, l’impegno
degli Stati Membri, azioni pilota, progetti di ricerca e la standardizzazione.
È tempo ormai di procedere con azioni coordinate verso un mercato delle
tecnologie e dei prodotti dell’informazione senza frontiere.
Le procedure per l’assegnazione degli appalti pubblici, fondate su standard
definiti dalla legislazione europea e da accordi commerciali internazionali,
possono essere uno strumento assai efficace per favorire politiche inclusive
in molti settori. Le recenti Direttive emanate dall’Unione Europea riguardanti
l’acquisto di beni, servizi e opere da parte dei governi e degli enti
pubblici modificano la normativa esistente e prevedono di inserire la progettazione
per tutti e i requisiti di accessibilità nelle specifiche tecniche per
l’assegnazione dei contratti. Questa politica inclusiva favorisce la produzione
di beni e servizi ad un maggior numero di utilizzatori, incoraggia l’industria
a considerare l’accessibilità un requisito intrinseco dei prodotti
e allarga sensibilmente il mercato.
La certificazione, che è già stata proposta dal Consiglio Sociale
Europeo nel 2003, potrebbe ridurre drasticamente la frammentazione del mercato
e migliorare la qualità dei prodotti. Essa presuppone, ovviamente, la
determinazione di criteri e metodi di valutazione degli organismi deputati al
rilascio di un meccanismo di certificazione. Per quanto riguarda l’accessibilità
dei prodotti e dei servizi è già allo studio da parte di tre progetti
europei finanziati dalla Commissione.
Il gruppo di studio INCOM (Inclusive Communications) ha predisposto per la Commissione
un rapporto che offre una visione d’insieme delle problematiche relative
all’accessibilità delle telecomunicazioni per le persone disabili,
da cui risulta la necessità di azioni coordinate a livello europeo e
nazionale.
In conclusione, appare chiaro che le fondamenta su cui costruire una società
dell’informazione più accessibile in Europa sono state gettate,
bisogna ora procedere in modo coordinato per creare un mercato europeo di beni
e servizi accessibili. La comunicazione della Commissione e la fase di consultazione
che la precederà costituiranno certamente un importante stimolo sia per
l’Unione Europea, sia per gli Stati Membri, a sviluppare iniziative coordinate
per garantire l’accessibilità, incoraggeranno l’industria
a rendere più accessibili i loro prodotti e servizi e offrirà
agli utilizzatori con disabilità un efficace strumento di pressione per
non essere esclusi dai vantaggi offerti dalla società dell’informazione.
Non sarà un percorso senza ostacoli, ma la posta in gioco è troppo
alta per non accettare la sfida.