Sul campo da basket... in carrozzina


di Federico Bartolomei, foto di Ramiro Castro Xiques

Le emozioni di Pozzecco che valgono più di mille canestri.


Bologna è conosciuta come la città dei canestri; nei bar, nei campetti o anche per le strade si assapora quell’atmosfera unica, tipica della città felsinea, dove le passioni si dividono fra tifosi della Fortitudo e della Virtus.
Bologna però si è resa teatro di una sfida tutta speciale, una partita che ha messo a confronto due realtà apparentemente lontane, ma accomunate dallo stesso spirito agonistico di atleti professionisti che praticano uno sport per divertirsi e per raggiPozzeco e Bartolomeiungere risultati prestigiosi.
Le Paraolimpiadi hanno puntato i riflettori sullo sport per disabili portando nelle nostre case storie di vita e imprese sportive che non hanno nulla da invidiare a quelle ottenute alle Olimpiadi di Atene 2004; poco più di un anno fa lo sport per disabili, grazie alla trasmissione Le Iene era entrato in scena al Pala Madison con una partita che ha visto confrontarsi una squadra di basket in carrozzina, la B. H. Torino contro la Fortitudo Pallacanestro Bologna.
Per raccontarci di questa spettacolare impresa abbiamo intervistato uno dei giocatori simbolo della Fortitudo che ha partecipato all’inusuale match.
Gianmarco Pozzecco arriva al Paladozza imbacuccato nel solito giaccone a vento, cuffia di lana in testa nonostante fuori non faccia ancora così freddo. I compagni dicono che siano alcune delle sue paranoie, ma lui sa invece che - per quanto in campo o ad ogni evento pubblico sia pronto a fare l’istrione - le piccole cose fanno parte del suo vivere quotidiano. E del suo essere giocatore di basket. “Ho sempre detto che io, e chi come me fa questo lavoro, è un privilegiato, ma proprio per questo bisogna fare attenzione a quello che il proprio corpo ti dice. Ammetto che ci ho messo un po’ per capirlo, ma ora ne sto raccogliendo i frutti”. Maturità nuova, per lui, nei suoi ormai due anni e mezzo alla Fortitudo Pallacanestro Bologna.Gruppo giocatori di basket
Quasi una nuova carriera, non più da fantastico egocentrico ma da fantastico giocatore di squadra. “Questo ambiente mi ha fatto crescere, una volta per tutte. Qui mi sono reso conto che era finito il tempo di fare il matto, come potevo permettermi a Varese, ma posso dire che mi sento notevolmente meglio e in campo sono diventato una cosa sola con i miei compagni”. Eccolo, il Gianmarco Pozzecco nuovo. Quello che in campo, ma soprattutto fuori, sa dimostrare di avere un cuore grande così. Lo ha dimostrato, insieme ai suoi compagni, un anno e mezzo fa, nel febbraio 2003, quando la iena Marco Berry si intrufolò al Paladozza e sfidò il Poz e i suoi compagni ad una prova assolutamente singolare: sul campo da basket, sì, ma seduti su una carrozzina a rotelle, per affrontare i ragazzi della B. H. Torino. Sfida naturalmente accettata e Urlo di Pozzeccopoi vissuta col sorriso da Pozzecco, Mancinelli e Fultz, Barton e Van Den Spiegel (oggi entrambi a Roma). Sfida che ancora oggi Gianmarco Pozzecco ricorda con grandissimo piacere, e orgoglio vero. “Come è nata questa cosa? Me lo ha chiesto Marco Berry, uno dei conduttori di Le Iene, che avevo avuto modo di conoscere qualche tempo fa. Ne sono stato subito entusiasta, subito è sembrata un’ottima idea, sia a me che ai miei compagni, per fare qualcosa di importante e simpatico allo stesso tempo. A Varese, del resto, anni fa ho conosciuto Fabrizio Macchi, uno dei maggiori sportivi disabili che ha stabilito anche il record mondiale dell’ora, e oltre ad essere diventato subito suo amico ho continuato a seguirlo: e mi sono reso conto di quanto ci si possa arricchire stando vicino a ragazzi speciali come quelli disabili, nel vedere con quale spirito sanno affrontare la vita e lo sport. I nostri avversari in carrozzina, in quell’occasione, sono stati certamente felici di incontrare una squadra di serie A e di poter andare in tv in un programma famoso come Le Iene, ma sono convinto che da questo incontro chi si è arricchito maggiormente siamo stati io e i miei compagni. Perché oltre a renderci conto ancora di più di quanto siamo fortunati nella vita, abbiamo avuto una dimostrazione Marco Berry delle "Iene" e Pozzeccodi come si debba reagire alle difficoltà che si incontrano. E questo, mi consentite la precisazione, permette anche a noi sportivi, e privilegiati, di comprendere come superare meglio le difficoltà sportive che incontriamo giorno dopo giorno, assolutamente non paragonabili ai problemi veri di chi è meno fortunato di noi”. Un fiume di parole spontanee, per il Poz, che, in Pozzecco prova un tiro sulla carrozzinacampo e fuori, cerca sempre di elargire il suo sorriso. “Dobbiamo imparare a vivere le cose con maggiore serenità, e a reagire sul campo con la stessa caparbietà di quei ragazzi, caparbietà che nasce dalla passione e dalla voglia di divertirsi, giocando al massimo ma sempre col sorriso. Credo che quell’incontro sia stato molto utile anche per noi, e forse i buoni risultati che io stesso e tutta la squadra abbiamo ottenuto da quel momento in avanti ne sono stati in un certo senso la conseguenza”. Sì, ma come si è trovato Gianmarco Pozzecco sul campo da basket... in carrozzina? “All’inizio è stato stranissimo, le distanze sono completamente diverse e ti mancano i punti di riferimento abituali. Il canestro, poi, sembrava davvero altissimo. Però, un po’ alla volta, superata la difficoltà di spingere la carrozzina per chi come me è abituato ad avere sempre il pallone tra le mani, ci ho preso gusto. E così pure i miei compagni: alla fine, ho cercato di convincere Stefano Mancinelli a giocare sempre utilizzando una carrozzina, oppure una sedia in mezzo al campo, perché non lo avevamo mai visto segnare tre bombe in una partita! Purtroppo non è bastato e abbiamo preso la paga.
Ma ripeto, siamo stati bene e ho visto la soddisfazione di giocare con noi negli occhi di quei ragazzi. Anche se a fine gara mi sono tolto una piccola soddisfazione, ho lanciato un assist a Van Den Spiegel chePozzecco che legge la rivista Vedere Oltre si è alzato dalla carrozzina ed è corso a schiacciare! Robe da squalifica, lo so! Ma il clima era quello giusto, ci siamo divertiti tantissimo”. E non è soltanto divertimento per Gianmarco Pozzecco e i suoi compagni, la Fortitudo cerca costantemente di essere impegnata nel sociale e di fare qualcosa, nel suo piccolo, per aiutare chi ha più bisogno. “Lo scorso anno è venuto più volte a vedere i nostri allenamenti Christian, un ragazzo appena uscito dal coma. Ebbene, un po’ alla volta ha cominciato a stare meglio ed ora sta affrontando un importantissimo recupero, speriamo il più possibile totale. Ci hanno detto che il merito è stato forse anche nostro, perché lui aveva la passione per il basket e per la Fortitudo, e vederci lì davanti a lui gli ha dato emozioni importanti. L’emozione più importante di tutte, però, è stata quella che abbiamo provato noi. Vale più di mille canestri e di ogni raccolta”. Anche per queste parole, Gianmarco Pozzecco dimostra di essere un campione. In campo, ma soprattutto fuori.