Padre Martini e Bologna
di Maria Chiara Mazzi
Importante maestro del passato e modello per i musicisti del futuro.
A
guardare la storia musicale della città di Bologna dal Cinquecento
in poi, ci accorgiamo che forse il momento più splendido è quello
del grande barocco tra la seconda metà del Seicento e il primo Settecento.
È quello il momento in cui vengono fondate le grandi istituzioni ancora
vivissime, come l’Accademia Filarmonica, il momento in cui il magnifico
apparato della religiosità barocca trova nelle basiliche della seconda
città dello stato pontificio la massima espressione.
Poi, la città, nella seconda metà del secolo sembra quasi ritirarsi
su se stessa; ma in questa sorta di aurea mediocritas brilla un faro che consente
a Bologna di essere richiamo e polo d’attrazione per tutta l’Europa
musicale. Questo faro si chiama Giovanni Battista Martini, che qui era nato
nel 1704 e che, dopo essere praticamente sempre vissuto dal 1729 nel convento
di San Francesco (divenuto per questo meta di uomini di cultura da ogni dove)
qui sarebbe morto nel 1784.
Padre Martini, certo, fu un compositore: scrisse oltre a molta musica sacra
anche brani strumentali e persino melodrammi di carattere buffo, la prima
in stile severo e in contrappunto osservato, i secondi in perfetto stile galante,
seguendo il gusto dell’epoca. E poi fu maestro insigne e, negli anni
in cui visse, poté far conoscere la sua scienza agli ultimi compositori
barocchi, come Jommelli, a quelli dello stile galante, come Johann Christian
Bach e Sarti, e ai primi neoclassici, come Cherubini, attraversando dalla
sua cella del convento quasi tre epoche della storia.
Ma, prima di tutto, fu eruditissimo dal sapere enciclopedico, che mise tutta
la sua sapienza nel fondamentale trattato di contrappunto in due volumi (del
1774-75) e nei tre volumi di storia della musica antica (1757-70-81): in contatto
epistolare con tutti i più importanti compositori, esecutori e teorici
europei, era per questo continuamente richiesto di pareri (e talora di raccomandazioni)
da artisti di tutta Europa che volevano essere presentati da un nome importante
che apriva tutte le porte. Non solo: tutti i viaggiatori illustri, musicali
e no, che passavano da Bologna (e spesso inserivano Bologna come tappa proprio
per questo) lo andavano a trovare: fra tutti, Mozart quando quattordicenne
si fermò in città per sostenere l’esame di accademico
filarmonico e che, forse non troppo pratico dell’antico contrappunto
severo fu un po’ aiutato dal reverendo padre a superare l’esame.
La Bologna di oggi non ha dimenticato l’eredità di questo straordinario
frate francescano: la biblioteca del Civico Museo Bibliografico Musicale conserva
il copiosissimo epistolario
del celebre frate, un epistolario attraverso il quale si possono ricostruire
la vita musicale europea e gli intrecci personali tra i vari artisti nel secondo
Settecento. E poi mantiene viva e a disposizione degli studiosi, che ancora
oggi giungono in città da tutto il mondo, proprio lei, la preziosissima
biblioteca ricca di diverse migliaia di volumi (alcuni assai antichi e quindi
preziosissimi) che padre Martini aveva messo insieme anche grazie agli amici
viaggiatori d’Europa.
E, ancora, conserva la sua quadreria: una raccolta di effigia di musicisti
che non aveva rivali nella Bologna dell’epoca, ancora oggi preziosa
documentazione sui volti di alcuni artisti in altro modo a noi sconosciuti,
e che il frate aveva radunato chiedendo direttamente agli interessati oppure
commissionando espressamente a pittori ritratti che venivano ricavati da incisioni
dell’epoca.
Infine, o innanzitutto, Bologna ha intitolato a Padre Martini il suo Conservatorio,
omaggio concreto e durevole ad uno dei più importanti maestri del passato
e quasi monito e modello per i musicisti del presente e del futuro.