Un mare di soddisfazioni...
di
Alberto Borghi, foto di Attilio Ruffo
“Mi
piacciono le barche perché sanno ritrovare il solco che lasciano nel
mare
e ritornano al porto” recita il poeta greco Kavafis
Quanti di noi si sono appassionati alla bellezza delle barche a vela lottando
contro il sonno dettato dall’infelice fuso orario della Nuova Zelanda
grazie alle gare di match race della Coppa America?
Certamente in tanti, a cominciare da chi si innamorò dell’estetica
e della sostanza di Azzurra, che osò sfidare gli americani a casa loro,
a Newport, per la prima volta in rappresentanza di uno yacht club italiano.
Da allora, la vela è divenuto uno sport non solo praticato dai veri appassionati,
bensì anche da chi seguiva il fascino della moda, dell’evento mediatico.
Sebbene non si possa definire la vela uno sport di massa, è certamente
noto a molte persone.
Per molti, tuttavia, la vela rimane uno sport elitario, dalle regole ostiche,
di difficile apprendimento perché strettamente legate alla loro applicazione
pratica. Non è sufficiente imparare la tecnica del timonare l’imbarcazione.
Occorre altresì interpretare gli elementi naturali in modo tale da consentire
una corretta navigazione e, a volte, la conservazione della propria salvezza!
Ad Azzurra ed al suo equipaggio va dunque riconosciuto il merito di aver reso
concreta per molti italiani la gioia di solcare le acque del mare nostrum su
un’imbarcazione che alla natura si ispira e da essa trae l’energia
indispensabile per esprimersi.
Cino Ricci, in particolare, si è reso protagonista nel divulgare la conoscenza
del mondo nautico anche nel mondo dei disabili, poiché ha ben compreso
l’importanza delle barche a vela quali mezzi di appagamento delle esigenze
e dei desideri degli sportivi disabili. Infatti, in tal modo non solo viene
perseguita la totale autonomia del non vedente mentre naviga; bensì,
si vuole rendere il disabile soggetto in grado di accompagnare e condurre altre
persone nell’esperienza entusiasmante della vela.
Una delle prime associazioni senza scopo di lucro che si è impegnata
in tal senso è Homerus, creata e diretta da Alessandro Gaoso, già
due volte campione mondiale al timone di un’imbarcazione classe Miniton
GGG. Ospitata dal Circolo Velico Gargnano, sul lago di Garda, l’associazione
annovera un centinaio di associati disabili che hanno seguito il corso ad essi
dedicato. Ai corsi hanno fatto seguito le competizioni, veri e propri match
races che consentono ai competitori di affrontarsi a viso aperto. Da allora,
molte associazioni dedite al medesimo scopo sono sorte sul territorio nazionale,
ma anche all’estero.
Il
navigante non vedente necessita di strumentazione apposita. Si tratta di un
navigatore satellitare dotato di sintetizzatore vocale, in grado di fornire
tutte le indicazioni necessarie a qualsiasi timoniere. Inoltre, un segnale acustico
bitonico segnala il bordo su cui la barca si trova, oltre a garantire l’individuazione
dell’imbarcazione avversaria.
Con tale strumentazione, il timoniere non vedente si rende autonomo e può
sperimentare la gioia
della solitudine attiva, immerso nella natura. Una sensazione capace di inebriare
chiunque, ma che nel non vedente dispiega un effetto dirompente. Tanto che alcuni
degli allievi non vedenti sono addirittura diventati armatori, per non dover
rinunciare alla gioia di salpare e lasciarsi le secche della quotidianità
alle proprie spalle.
L’orizzonte del navigatore non vedente è tutt’altro che definito
ed ora si vuole ottenere il riconoscimento codicistico della precedenza all’imbarcazione
condotta dal timoniere disabile, riconoscibile tramite l’utilizzo di vele
dal colore ben individuabile.
Forse, ciò che rende così gratificante l’esperienza marittima
al non vedente è la consapevolezza che l’unico limite è
costituito dal mare stesso. Ed è un limite che non ammette eccezioni
di sorta, per alcuno.