La Turrita Selva


Simbolo di ricchezza e potere, ma anche strutture difensive, le torri di Bologna rappresentano uno dei tratti distintivi della città.
All'immagine di due di esse, Asinelli e Garisenda, il compito di portare la fama di Bologna nel mondo.


Paola Rubbi


Per due che sono diventate addirittura il simbolo della città, decine e decine sono andate perdute e della ventina (scarsa) di superstiti bisogna cercare ubicazione, resti, e tracce.
Parliamo delle torri, le torri di Bologna che ne costituirono uno degli elementi urbanistici caratterizzanti la città dal secolo XI al secolo XIV, tanto che la stessa veniva definita selva turrita e, della quale, il conte Giovanni Gozzadini, nella sua opera Monografia sulle torri gentilizie bolognesi (pubblicata nel 1875) afferma che, in quei secoli, se ne contavano 180-200 esemplari di cui fornisce, della maggior parte, addirittura nome e descrizione.
Oggi la presenza delle torri e case-torri rimaste va, spesso, ricercata guardando sopra la distesa dei tetti del centro cittadino, poiché sono state trasformate o incorporate in edifici d'epoca successiva, come la torre Ghisilieri, divenuta il campanile della chiesa di S.Gregorio e Siro, in via Montegrappa.
Alcune, però, per fortuna conservano (o hanno recuperato grazie a sapienti e pazienti restauri) il loro aspetto originario e sono quelle che ci parlano della Bologna di otto secoli fa, quando le famiglie se le facevano erigere come segno di ricchezza e di potere, ma anche come strutture difensive, in un'epoca di lotte e faide asperrime.
Senza soffermarci su quella accoppiata - Asinelli e Garisenda - la cui immagine porta la fama di Bologna nel mondo, vogliamo passare rapidamente in rassegna le torri che si sono salvate dalla furia delle battaglie, dall'aggressione dello scorrere del tempo ed anche, purtroppo, della insipienza umana che, all'inizio del '900, volle l'abbattimento di tre storici esemplari: la torre Artemisi, la torre Guidozagni e la torre Riccadonna che si innalzavano a pochi metri dalle torri Asinelli e Garisenda per fare spazio alle nuove e moderne vie del centro.
Senz'altro le due più visibili e famose sono la torre Azzoguidi e la Prendiparte: la prima è la più alta 61 metri, da cui il soprannome di Altabella; situata nell'omonima via, all'angolo con via Caduti di Cefalonia, conserva tutta la sua maestosità, con la base ricoperta da dieci file di blocchi di gesso e la parte superiore in conci di selenite, l'arco ogivale dell'antica porta. La fece costruire, nella prima metà del '200, la famiglia Azzoguidi, di parte guelfa, così come guelfa era la famiglia dei Prendiparte che fece erigere la Coronata denominazione derivatale dalla risega che ne orna la parte superiore. Anch'essa risale ai primi anni del XIII secolo e nella sua snella eleganza (è alta 58 metri e mezzo) conserva le due antiche finestre a tutto sesto, la porta pure a sesto acuto in selenite, la base di gesso.
Ma ci sono altre cinque torri che Bologna racchiude in contesti che fanno respirare atmosfera di medioevo: la Galluzzi, nell'omonima corte; la Catalani, all'angolo di vicolo Spirito Santo; la Conoscenti, nel cortile di palazzo Ghisilardi-Fava in via Manzoni 4; la Guidozagni, nascosta in un incrocio di anguste stradine, all'inizio di via Albiroli; la Uguzzoni, rinserrata e cupa nel cuore dell'antico ghetto ebraico, all'angolo fra i vicoli Tubertini e Mandria. Se la Galluzzi, affacciata nella piazzetta silenziosa, è un esempio di autentica torre gentilizia, con la porta originaria che si apre a oltre sei metri dal suolo recando tracce evidenti di usura da calpestio, la Uguzzoni è forse la più suggestiva non solo per il suo buono stato di conservazione, ma anche per la complessiva atmosfera urbana in cui è inserita nell'intersecarsi di tortuosi e stretti vicoli e di voltoni pittoreschi.
Scrisse il Gozzadini: allorché si entra nella corte formata dalle antiche case torrite degli Uguzzoni è come se si indietreggiasse di molti secoli, tanto vi resta del carattere architettonico, topografico e tetro del Medio Evo.
Proprio al Medio Evo è dedicato il museo nel cui elegante cortile è stata riscoperta la torre dei Conoscenti, rimasta per secoli inglobata in edifici posteriori. Adesso non solo è leggibile in tutti i suoi elementi archi, porte, conci, ma presenta un ulteriore motivo di interesse: il suo muro di mattoni si innesta contro le prime mura della città, risalenti al V-VI secolo, e si sposa con i blocchi di selenite di quell'antica cerchia difensiva.
Ricca di storia e restituita nel 1928 al suo originario slancio, c'è all'inizio di via Santo Stefano l'unica superstite del gruppo di torri e case-torri che sorgevano intorno alle torri Asinelli e Garisenda: la Artemisi, che offre un ulteriore aggancio al passato: la caratteristica bottega con serraglia in legno, a forma di ribalta, che viene considerata la più antica bottega di Bologna, risalente al 1273.
E questi non sono che gli assaggi più facili da scoprire e ammirare girando per il centro cittadino.
Con un po' di attenzione e lo sguardo in alto molte altre testimonianze di un passato carico di storia possono essere disvelate non solo ai turisti, ma agli stessi bolognesi... distratti.


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