OCCHIALI DA SOLE:
NON SOLO UNA MODA

“Non è assolutamente sufficiente che l'occhiale abbia una lente molto scura, come alcuni erroneamente credono e come i falsificatori inducono a pensare”.

Federico Bartolomei

L’arrivo dell’estate riporta di attualità il problema della protezione dai raggi solari.
Gli uomini amano la luce del sole, essa influenza in modo decisivo le nostre attività ed il nostro stato d’animo, agendo anche a livello ormonale.
Da agente benefico ad agente lesivo: l’esposizione sregolata può indurre seri danni alla pelle e agli occhi.
La luce in natura è composta da radiazioni elettromagnetiche di diversa lunghezza d’onda e la porzione visibile ne costituisce solo una piccola parte.
L’occhio è in grado di percepire solo le oscillazioni elettromagnetiche di lunghezza d’onda compresa all’incirca tra i 370 ed i 700 nm (spettro visibile); in esso le radiazioni occupano bande diverse caratterizzate da specifici significati cromatici: tra i 380 e i 430 appaiono violette, tra i 430 e i 470 azzurre, tra i 470 e 520 verdi tra 520 e 590 gialle tra 590 e 610 arancioni, tra 610 e 700 rosse.
Numerosi studi scientifici, avvalorati dall’analisi dell’effetto della luce sull’occhio del Macacus Rhesus, hanno dimostrato che sia la radiazione Ultra Violetta (UV) che la radiazione visibile (se sufficientemente intensa), possono essere all’origine di danni biologici.
La luce azzurra è quindi più dannosa di quella verde e quella verde di quella rossa. In sintesi la pericolosità della radiazione aumenta con l’aumentare dell’energia e quindi con il decrescere della lunghezza d’onda.
In funzione degli effetti biologici si è soliti dividere la radiazione ultravioletta in tre fasce, UV-A, UV-B, UV-C
La radiazione UV-C è quella più energetica e potrebbe essere assai dannosa per il nostro occhio nonché per la nostra pelle, ma fortunatamente viene quasi interamente bloccata dalla nostra atmosfera. Infatti la radiazione UV-C viene assorbita, con un picco intorno ai 150 nm, dalle molecole di ossigeno.
L’ozono è la seconda difesa fornita dall’atmosfera ai nostri occhi, visto che può assorbire sia radiazioni UV-C più lunghe sia parte dello spettro UV-B, con un picco massimo di assorbimento intorno ai 260 nm.
Per questa ragione la radiazione ultravioletta, che arriva sulla terra, ha sempre lunghezze d’onda superiori ai 280 nm.
A causa del ben noto buco dell’ozono, cioè la riduzione dello strato d’ozono presente nell’atmosfera ad altezze comprese tra 15 e 35 Km, si stima che nei prossimi decenni riceveremo una dose supplementare di radiazioni.
Le tre fasce di radiazione ultravioletta non sono assorbite allo stesso modo dai vari mezzi oculari e il fattore di assorbimento è decisivo per capire i danni che possono essere provocati dalla radiazione.
La radiazione UV-B viene assorbita quasi per intero dalla cornea (Fig. 4).
È per questo motivo che la radiazione UV-B si può rendere colpevole di cheratiti e congiuntiviti. La radiazione UV-A invece, pur essendo la meno energetica tra le tre, viene assorbita in grande parte dal cristallino (ad esempio la radiazione a 360 nm viene assorbita per il 52% dal cristallino).
Meno importanti sono i problemi causati dalla radiazione infrarossa, che diventa pericolosa solo in caso di sorgenti ad alta temperatura: forni, altiforni e simili.
I fotoni visibili violetti e azzurri possono essere nocivi per la retina. Il legame tra malattie oculari e le radiazioni elettromagnetiche UV e visibili è stato confermato da indagini sperimentali che hanno evidenziato come le popolazioni più esposte al sole, ad esempio pescatori ed agricoltori, siano quelle che soffrono maggiormente delle malattie sopra citate.
Ogni persona dovrebbe essere educata all’uso di lenti con filtro UV, oltre a creme solari, visiere e cappelli.
Attenzione a non sottovalutare gli UV nei giorni nuvolosi: non si avverte il calore del sole che viene assorbito dalle nuvole, ma gli UV attraversano le nubi meglio della luce visibile.
Non bastasse, oggigiorno siamo esposti ai pericoli di radiazioni UV provenienti anche da fonti non solari: le luci fluorescenti, i laser, il lavoro di saldatura, le lampade abbronzanti sono solo alcune delle fonti di UV non solari con cui normalmente si viene a contatto.
Quindi è particolarmente raccomandabile utilizzare occhiali da sole con lenti di ottima qualità e fabbricate secondo le regole stabilite dagli organismi comunitari, ovvero lenti che assorbano il 100% dei raggi UV e fino al 96% del violetto/blu.
La forte luminosità provoca, come reazione dell’occhio, la costrizione dell’iride che, mediante la riduzione dell’apertura del forame pupillare (miosi), riduce la quantità di raggi luminosi che arrivano all’interno dell’occhio difendendolo, in effetti per il loro eccesso, in determinate situazioni di forte luminosità ambientale, si incorre nel fenomeno chiamato abbagliamento.
L’esempio più classico di queste situazioni estreme è costituito dalle fortissime energie luminose con cui l’occhio si confronta ad esempio in acqua, su una spiaggia bianca, sulla neve, sull’asfalto liscio in piena estate, ecc….
Questa condizione produce una perdita di confort o perfino una riduzione nella capacità di vedere dettagli o oggetti giungendo ad una vera e propria disabilità tale da ridurre ad esempio l’idoneità alla guida.
Il consumatore che acquista un occhiale deve sapere che esistono precise disposizioni comunitarie che regolano la produzione e la commercializzazione delle lenti da sole, che devono essere conformi agli standard qualitativi di legge.
Dal I° luglio 1995 tutte le lenti da sole devono riportare in etichetta l’indicazione del potere filtrante, da 0 a 4, e il marchio CE; è opportuno qundi all’atto dell’acquisto, verificarne la presenza.
Non è assolutamente sufficiente che l’occhiale abbia una lente molto scura, come alcuni erroneamente credono; paradossalmente una lente priva di filtratura ultravioletta, se molto scura è addirittura peggiore di una completamente chiara, perché tenderà a ridurre il meccanismo di restringimento del forame pupillare (miosi) che è uno dei migliori meccanismi di difesa nturale che possiede l’occhio.
Oltre alla luce diretta, l’occhio va protetto anche dai raggi solari che giungono dai lati, e che pertanto possono passare attraverso lo spazio libero attorno alla lente da sole.
Gli UV riflessi dalla neve, dai laghi e dai fiumi sono una fonte molto forte di radiazioni indirette per gli occhi. Le superfici metalliche cromate e lucidate riflettono fino all’85 % degli UV e il cotone bianco fino al 50 %.
Ne deriva che è decisamente poco consigliabile scegliere una montatura con lenti troppo piccole, che non fornirebbero una sufficiente protezione nei confronti di questi raggi incidenti, la cui pericolosità non è assolutamente da sottovalutare.
Gli alpinisti e gli sciatori di alta quota utilizzano da sempre occhiali, con forti protezioni ultraviolette, spesso con specchiature che aiutano a ridurre il passaggio dei raggi solari (il potere filtrante di una lente viene aumentato di circa 1/4 di grado quando viene specchiata) e chiusi lateralmente dai cosiddetti paraocchi.
Questi elementi, che riducono il campo visivo laterale, o anche stanghette laterali troppo alte e grosse, non sono tuttavia sempre consigliabili.
Nella guida automobilistica ad esempio possono alimentare situazioni di disagio o addirittura di pericolo, specie quando si arriva agli incroci stradali.
In certi casi, può essere utile l’adozione di lenti polarizzate. I polaroidi che poniamo davanti agli occhi contengono dei piccoli cristalli particolari (dicroici) che permettono di bloccare gran parte della luce riflessa.
Riguardo al colore, una volta soddisfatte le esigenze di filtratura dei raggi visibili e invisibili, il gusto personale può essere lasciato libero di scegliere, almeno entro certi limiti.
Le lenti gialle o arancio chiare aumentano il contrasto e sono indicate in condizioni di bassa luminanza ambientale e basso contrasto (nebbia, pioggia).
Si deve comunque ricordare che i colori forti (spesso utili in caso di ipovisione) alterano la percezione cromatica dell’ambiente esterno, quindi anche delle eventuali luci di segnalazione, semafori, etc.
Lo standard adottato per l’utilizzo in aviazione è il grigio neutro, colore che attenua la luminosità senza alterare in maniera significativa i colori dell’ambiente.

BIBLIOGRAFIA:

Cordella Marco, Lenti alla melanina quando e perché prescriverle, 1999, ED. Intercast Europe

Cristini G., Meduri R., Basi fisiopatologiche di Clinica Oculistica, 1983, ED UTET

Abati S., Farini A., Filtraggio della radiazione elettromagnetica e ipovisione, Argomenti di ipovisione supplemento 2, 2002, Ed. Fabiano

Meduri R., Scalinci SZ, Scorolli L., L’ipovisione, Edizione Martina, Bologna, 1995