Alberto Borghi
Dal 9 gennaio
2000 la Basilica di S. Stefano ospita una scultura unica nel suo genere: l’Uomo
della Sindone, opera di Luigi E. Mattei, artista
e docente nell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
La scultura costituisce la rappresentazione in tre dimensioni dell’Uomo
della Sacra Sindone e vanta due versioni: la prima, in terracotta, spicca presso
il Museo della Sindone di Torino; la versione in bronzo trattato a fuoco, invece,
è visitabile presso la Chiesa dei Santi Agricola e Vitale nel complesso
delle Sette Chiese di Santo Stefano.
L’artista bolognese, che espone in molte nazioni, si è cimentato
nell’impresa di tradurre nel mondo della realtà tangibile un mistero
scientifico ed una verità religiosa in occasione del Giubileo dell’Anno
2000. Partendo da dati scientifici, grazie al contributo delle conoscenze tecniche
dei professori Lamberto
Coppini e Fiorenzo Facchini dell’Università di Bologna, nonché
del professor Giulio Fanti dell’Università di Padova, Mattei ha
interpretato le emozioni che la Sacra Sindone gli ha suscitato in mesi di attenta
contemplazione e ne ha plasmato il frutto, creando un Uomo che si offre all’osservatore
nella sua mirabile semplicità. La sensazione che emerge è quella
di un intenso stupore, unito ad una pietà umana per chi soffre, a prescindere
dal proprio credo religioso. La rigidità orizzontale del corpo inanimato
contrasta con lo splendore dinamico del volto, che lascia trasparire una ieraticità
che richiama la verticalità del pensiero, dell’anima che fugge dalla
terra e vola altrove.
È una sensazione di intimo stordimento che parla di un Uomo che è
morto e ci ha donato il mistero della vita oltre la morte. Poter toccare il
suo corpo, sfuggendo a qualsiasi tentazione di venerazione che non sia meramente
artistica, porta, in ogni modo, ad una riflessione intensa, incentivata dal
meraviglioso contesto architettonico.
Più di centocinquantamila persone hanno già ammirato l’opera
di Luigi E. Mattei, e molti non vedenti possono anche mirarne tattilmente l’attenzione
ai particolari e la tensione emotiva che trasuda dal freddo bronzo anche dalla
copia in dimensione ridotta posta accanto a quella originale, che pesa 78 kg
ed è lunga 1,78 metri e protetta per ragioni di ordine pratico.
La versione ridotta sarà custodita presso il museo tattile Anteros
con sede presso il Cavazza.
Certamente la scultura del professor Mattei rappresenta non solo un unicum
artistico, ma anche un perfetto connubio dello spirito culturale e religioso
che ammanta Bologna nell’anno 2000.
Il
museo Anteros con sede nell’Istituto Cavazza di via Castiglione 71 a Bologna
è aperto al pubblico nei giorni seguenti:
il venerdì dalle 9 alle 17.30 ed il sabato dalle 9 alle 16.00