facebook
Facebook, chi detta le regole.
Patrizia su nicofranca, 04\09\2015, h. 23.45.

 
Politico svizzero bandito da Facebook: un?occasione per ripassare le
regole dei social network
*
In Svizzera ha suscitato notevole scalpore ,(Le Matin; RTS; Blick;
Giornale del Popolo; Corriere del Ticino; 20min), l'eliminazione da
Facebook dell'intero profilo personale del politico Christoph Mörgeli
proprio durante la campagna elettorale. Il profilo personale è stato poi
riattivato poco fa (quello ufficiale resta aperto). La rimozione, scrive
la RSI, era avvenuta a causa dei ?contenuti inadeguati? che erano stati
?segnalati da diversi utenti?. In particolare ci sarebbe stato di mezzo
un post di Möergeli contenente la foto di un barcone carico di migranti
accompagnata dalla scritta ?arriva la forza lavoro? (immagine qui
accanto). Dopo la chiusura del suo profilo, Moergeli ha detto che la
decisione di Facebook era ?un segnale negativo per la libertà di
espressione in Svizzera?. L'allarme è poi rientrato.

Tuttavia vanno ricordate le regole del gioco: non ha molto senso
lamentarsi di problemi per la libertà di espressione in Svizzera se si
viene censurati quando si scrive su un sito americano.
già: se lo sono dimenticati in molti, ma Facebook non è Internet. È uno
spazio di proprietà privata su Internet gestito da una società
commerciale. Chi scrive su Facebook accetta delle condizioni di
contratto, decise unilateralmente da Facebook. Quello che si scrive su
Facebook deve rispettare non le leggi nazionali, ma gli Standard della
Comunità di Facebook, decisi da Facebook (immagine parziale qui
accanto). Se quello che si scrive su Facebook viene segnalato da un
altro utente qualsiasi, verrà vagliato da un addetto di Facebook, che
giudicherà insindacabilmente se rispetta o meno gli Standard della
Comunità. Prendere o lasciare.

Facebook, insomma, è anfitrione, editore, legislatore, giudice, giuria e
censore, tutto in uno. Non è una piazza pubblica, dove quello che si può
dire o fare è governato dalle leggi dello stato, decise
democraticamente: è grosso modo l'equivalente virtuale di un centro
commerciale, dove la libertà è regolamentata arbitrariamente dal
proprietario di quello spazio. Provate a manifestare o volantinare in un
centro commerciale e ditemi quanto tempo ci mettono ad accompagnarvi
alla porta e se avete il diritto legale di opporvi alla cacciata.

Questo è Facebook. Quando si dice che l'abitudine sempre più diffusa a
comunicare esclusivamente via Facebook rischia di diventare un problema
di democrazia e di libertà perché l'uso di Facebook crea dipendenza da
una società privata, è proprio questo che si intende. Lo stesso vale
anche per gli altri social network, ma in misura minore perché non sono
così pervasivi come Facebook, che conta oltre un miliardo e 400 milioni
di utenti attivi.
Se usate Facebook per la vostra vita sociale, per la vostra azienda o
per gestire la vostra immagine pubblica o la vostra campagna elettorale,
dovreste ricordarvi tutte queste cose, prima di assumere atteggiamenti
da martiri e lamentarvi di attentati alla libertà d'espressione. Se non
vi piace, aprite un vostro sito Web: lì risponderete direttamente alle
leggi dello stato, non agli umori mutevoli del californianissimo Galateo
di Zuckerberg.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico.
Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura
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