pensiero
Ricerca: passato a sinistra e futuro a destra, cosi' pensa chi non vede
vincenzo Gramuglia su mondoinformatico, 13\05\2015, h. 19.27.

Wall Street Italia del 13-05-2015

Studio Bicocca Milano, ma tra vedenti e non vedenti cambia la
rappresentazione mentale dei numeri.

MILANO. Passato a sinistra, futuro a destra. Anche il cervello dei non
vedenti rappresenta così il tempo su un'immaginaria linea spaziale,
secondo quanto rivela uno studio dell'università degli Studi di
Milano-Bicocca, condotto in collaborazione con l'Unione italiana ciechi
e l'Istituto dei ciechi di Milano, e pubblicato su 'Cognition'. Il
lavoro, firmato dagli scienziati del Dipartimento di psicologia della
Bicocca, ha coinvolto 66 persone, di cui 17 non vedenti dalla nascita e
33 che hanno perso la vista nel corso della vita. I ricercatori hanno
studiato le differenze tra la mente dei ciechi e quella dei vedenti -
congeniti e non - in particolare per quanto riguarda la rappresentazione
dei numeri e dei concetti temporali. La studio dimostra che l'esperienza
visiva dello spazio non è necessaria per rappresentare lo scorrere del
tempo lungo la linea mentale temporale (Mtl). Il passato è a sinistra e
il futuro è a destra anche nella mente dei non vedenti, proprio come nel
cervello di chi vede. La differenza riguarda invece i numeri: chi vede
li rappresenta su una linea mentale immaginata su uno spazio esterno, ad
esempio su un tavolo, mentre i non vedenti li rappresentano su una linea
spaziale interna, per esempio sulle proprie dita. Alle persone reclutate
per l'esperimento, tutte bendate, è stato chiesto di schiacciare uno dei
due pulsanti posizionati sul tavolo che avevano davanti, uno a sinistra
uno a destra, nel momento in cui venivano lette delle parole riferite a
concetti temporali (ieri, futuro, passato). E' stato così osservato che
i partecipanti erano più veloci nel rispondere quando il pulsante del
passato era a sinistra e quello del futuro a destra, indipendentemente
dalla loro esperienza visiva (vedenti o non vedenti, sia acquisiti sia
congeniti). Secondo i ricercatori, il nostro cervello rappresenta il
tempo nello spazio e i circuiti neuro-cognitivi che usiamo per pensare
alle relazioni spaziali (destra, sinistra, avanti, dietro, vicino,
lontano) vengono mutuati quando pensiamo al tempo. Il risultato di
questo studio potrebbe servire a migliorare l'efficacia dei sistemi di
ausilio alle persone non vedenti, come i riconoscitori di ostacoli o le
tastiere speciali. "Sul piano scientifico - spiegano gli autori, Roberto
Bottini e Davide Crepaldi - lo studio dimostra che la vista non è
necessaria per costruire una rappresentazione spaziale implicita del
tempo, e che non vedenti congeniti hanno la stessa rappresentazione
spaziale del tempo dei vedenti. Il pensiero numerico e temporale -
precisano gli esperti - sono di fondamentale importanza nella nostra
vita quotidiana, e le patologie che coinvolgono la cognizione numerica e
temporale sono tra le più invalidanti. Capire come questi pensieri
emergono nello sviluppo è di primaria importanza per le scienze
cognitive e col nostro studio abbiamo fatto un altro piccolo passo verso
la risposta a una domanda che l'uomo si pone da oltre 2 mila anni: come
facciamo a pensare cose che i nostri sensi non percepiscono direttamente?".
Torna all'indice