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Disabili: pensioni di invalidità e indennità non vanno nell?ISEE
Antonio Brignone su nicofranca, 27\05\2015, h. 10.57.

Il Tar del Lazio ha accolto in parte il ricorso dei familiari contro il nuovo Indicatore della 
situazione economica equivalente in vigore da gennaio
di Maria Giovanna Faiella
Pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento percepite in ragione di una disabilità 
accertata non costituiscono ?reddito?, ma ?compensazioni? di condizioni di svantaggio, anche 
economico. Lo afferma il Tar del Lazio che la settimana scorsa ha accolto in parte un ricorso 
presentato ad aprile 2014 direttamente dalle famiglie di persone con disabilità contro il nuovo 
Isee, l?Indicatore della situazione economica equivalente, in vigore dal primo gennaio, utilizzato 
per valutare le condizioni di chi ha diritto ad accedere a prestazioni sociali agevolate.

La soddisfazione dei promotori del ricorso
Sono soddisfatti i promotori del ricorso, che da mesi si erano organizzati anche su facebook con un 
blog ?Stop al Nuovo Isee?. «Sono state accolte due nostre richieste fondamentali ? commenta una 
delle promotrici del ricorso, Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento nazionale dei 
genitori di disabili gravi e gravissimi ? . Il primo è quello che annulla la parte dell?articolo 
che inseriva tra i redditi anche le indennità a sostegno della disabilità; il secondo è quello che 
cancella la discriminazione tra disabili minorenni e maggiorenni disegnata con franchigie 
differenti. In pratica, chi riceve indennità a causa di una disabilità grave sarebbe risultato in 
molti casi ?ricco?, per cui avrebbe perso il diritto a prestazioni necessarie».

La sentenza
Secondo i giudici «non è dato comprendere per quale ragione, nella nozione di ?reddito?, che 
dovrebbe riferirsi a incrementi di ricchezza idonei alla partecipazione alla componente fiscale di 
ogni ordinamento, sono stati compresi anche gli emolumenti riconosciuti a titolo meramente 
compensativo e/o risarcitorio a favore delle situazioni di ?disabilità?, quali le indennità di 
accompagnamento, le pensioni Inps alle persone che versano in stato di disabilità e bisogno 
economico, gli indennizzi da danno biologico invalidante, di carattere risarcitorio, gli assegni 
mensili da indennizzo (come da leggi n. 210/92 e 229/05). Tali somme, e tutte le altre che possono 
identificarsi a tale titolo, non possono costituire ?reddito? in senso lato né possono essere 
comprensive della nozione di ?reddito disponibile? di cui all?art. 5 del Decreto Legge n. 201/2011, 
che proprio ai fini di revisione dell?Isee e della tutela della ?disabilità?, è stato adottato».

Discriminazione superata
«Nella sentenza ? fa notare Chiara Bonanno, mamma di un ragazzo di 19 anni gravemente disabile e 
una delle promotrici del ricorso e di ?Stop al nuovo Isee? ? si nota l?indignazione dei giudici 
rispetto all?art 5 del Decreto ?Salva Italia? nato per limitare l?evasione fiscale e invece 
applicato vessando proprio coloro che versano in stato di disabilità e bisogno economico». Riguardo 
alle franchigie variabili previste dal nuovo Isee, a seconda che il disabile sia maggiorenne o 
minorenne, la sentenza del Tar afferma: «Non è dato comprendere per quale ragione le detrazioni 
siano incrementate per i minorenni, non individuandosi una ragione per la quale al compimento della 
maggiore età una persona con disabilità sostenga automaticamente minori spese ad essa correlate». 
«È bene precisare ? sottolinea Bellini ? che la sentenza del Tar del Lazio, che ha giurisdizione 
nazionale, è valida non solo per i ricorrenti ma per tutti, e in tutta Italia. Chi avesse già 
presentato il nuovo Isee 2015 per l?accesso ai servizi socio-sanitari può richiedere l?annullamento 
della procedura e il rimborso dei danni eventualmente subiti». Ora dovranno essere rivisti i 
meccanismi di calcolo dell?Isee.

Vessazioni
«Siamo stati costretti ad adire le vie legali per rivendicare dei diritti e ora c?è chi - come l?ex 
viceministro del Lavoro, Cecilia Guerra - auspica un ricorso al Consiglio di Stato contro la 
decisione del Tar? afferma Chiara Bonanni ? . Il nuovo Isee non avrebbe salvaguardato i disabili 
più gravi e i più poveri, saremmo risultati più ?ricchi? col computo nel reddito anche delle 
indennità, e quindi esclusi dalle franchigie. Di fatto non avremmo potuto più accedere ai servizi 
di cui abbiamo bisogno: una disabilità gravissima comporta dei costi a carico delle famiglie e già 
ora dobbiamo provvedere di tasca nostra per assicurare ai nostri cari prestazioni essenziali. 
Personalmente ? prosegue Bonanni ? nei mesi scorsi sono stata costretta a chiedere aiuto alla 
Caritas: mio figlio ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, è allettato, si nutre con alimentazione 
artificiale, soffre di insufficienza respiratoria e di dolori cronici devastanti. Sono vedova e ho 
dovuto rinunciare al lavoro per stargli vicino; ormai viviamo in condizioni di povertà. Invece di 
insultarci e di considerandoci degli evasori - tra l?altro, le persone con disabilità gravissima 
che vivono in casa sono le più controllate - dovrebbero chiederci scusa».

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