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Isee, nuovo metodo danneggia i disabili:
IlFattoQuotidiano.it del 23\01\2015.

Isee, nuovo metodo danneggia i disabili: "Pensioni invalidità assimilate a
stipendi"

di Luigi Franco. 23 gennaio 2015
Onlus & Dintorni
Le associazioni per i diritti delle persone con disabilità hanno presentato
tre
ricorsi al Tar contro l'aggiornamento del metodo di calcolo dell'indicatore
indispensabile per accedere a prestazioni sociali agevolate. Chi riceve
assegni
e altre indennità risulta in molti casi "ricco" e perde il diritto a
ulteriori
aiuti o l'accesso alle case popolari
Più informazioni su: Diritti dei Disabili, Disabili, Disabilità, Indennità,
Isee, Pensioni di Invalidità
Stop al nuovo Isee. La protesta dei famigliari delle persone disabili va
avanti
da mesi. La revisione dell'Indicatore della situazione economica equivalente
rischia infatti di sfavorire soprattutto chi è in condizioni più gravi. Le
novità sono state approvate dal governo a fine 2013, ma sono entrate in
vigore
solo a inizio 2015, dopo che a novembre un decreto del ministero del Lavoro
ha
predisposto i nuovi modelli per la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) a
fine
Isee. A essere coinvolti dalle modifiche sono milioni di persone, visto che
la
dichiarazione Isee è indispensabile per l'accesso a prestazioni sociali
agevolate e aiuti per le situazioni di bisogno. L'Isee è stato ripensato
anche
per rendere il modello meno permeabile a elusioni e abusi. Ma ora sfavorisce
i
disabili più gravi. Queste almeno le accuse di diverse associazioni, che
hanno
presentato ben tre ricorsi al Tar, la cui sentenza è attesa a breve.
In particolare, tra gli aspetti più criticati c'è il fatto che i contributi
ricevuti a fine assistenziale devono essere conteggiati nel reddito. Sebbene
il
decreto del 2013 prevedesse di prendere in considerazione tutti i
trattamenti
pensionistici, le indennità e gli assegni percepiti, il modello approvato a
dicembre indica esplicitamente solo gli aiuti erogati dall'Inps, come le
pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento. Rimangono pertanto
esclusi nel computo del reddito i contributi erogati dagli enti locali, come
per
esempio quelli per la rimozione delle barriere architettoniche, per i
progetti
di vita indipendente, per il trasporto o la social card. Un cambiamento in
corsa
che si è reso necessario forse proprio per rispondere ad alcune delle
contestazioni mosse nei ricorsi.
Ma questo non basta a chi si è rivolto alla giustizia amministrativa: "E'
assurdo dal punto di vista giuridico che tali entrate vengano equiparate al
reddito da lavoro - sostiene Silvana Giovannini, referente del coordinamento
Disabili Isee No Grazie -. Disabilità e lavoro sono la stessa cosa?". E non
è
sufficiente a placare le polemiche una serie di franchigie - comprese tra
4mila
e 9.500 euro in base a gravità della disabilità e a seconda che il disabile
sia
maggiorenne o minorenne - previste proprio per abbattere la parte di reddito
derivante dai contributi di tipo assistenziale. "Io sono madre di un ragazzo
costretto a letto che ha diritto a due indennità, come invalido civile e
come
non vedente - racconta Chiara Bonanno, una delle coordinatrici di Stop al
nuovo
Isee, altra realtà che è ricorsa al Tar -. Ora questi soldi faranno reddito
e
avranno conseguenze sulla mia richiesta di affitto agevolato nelle case
popolari, nonostante abbia lasciato il lavoro per assistere mio figlio. Noi
siamo considerati più ricchi rispetto a una famiglia senza handicap, con una
madre vedova e un figlio che risultino senza occupazione, magari perché
lavorano
in nero. Il problema è questo".
Altro punto sotto accusa è il tetto da 5mila euro per le spese che si
possono
detrarre nel calcolo dell'Isee, come quelle mediche o per l'acquisto di cani
guida. "Anche questa è una illegittimità palese - continua Giovannini -. Una
persona disabile di solito è costretta dalle sue condizioni a cure
particolari e
costose". Per la richiesta di prestazioni sociosanitarie il nuovo Isee dà
poi la
possibilità ai disabili maggiorenni, senza coniuge e senza figli, che vivano
con
i genitori, di indicare un nucleo famigliare ristretto, composto dalla sola
persona con disabilità senza i genitori. Un vantaggio che non hanno invece i
disabili minorenni. E nemmeno i disabili anziani, che nel calcolo del loro
reddito devono considerare anche quello di coniugi e figli non conviventi.
"Se
parliamo di non autosufficienza - sostiene Giovannini - non fa differenza
essere
minorenni o meno. Perché un disabile minorenne o anziano devono essere
penalizzati? Non si possono considerare in modo diverso stati di disabilità
identici". "Facendo così lo Stato dice che un anziano non autosufficiente è
un
problema della famiglia, non dello Stato stesso", aggiunge Bonanno.
La battaglia al Tar contro il nuovo Isee va di pari passo a quella da
portare
avanti negli enti locali per l'innalzamento delle soglie di accesso alle
prestazioni sociali agevolate. Il rischio, altrimenti, è uno. "L'esclusione
dai
servizi essenziali di persone con disabilità gravi e non autosufficienti e
con
un reddito molto basso", dice Giovannini. Un rischio reale anche secondo
Carlo
Giacobini, direttore della testata online HandyLex.org, che dopo avere
eseguito
una serie di simulazioni spiega: "Nella maggior parte dei casi con il nuovo
Isee, ferme restando le soglie di accesso ai servizi, non cambia molto. E in
certi casi ci sono pure dei miglioramenti. Ma per chi ha disabilità più
gravi e
ha quindi diritto a indennità plurime, il nuovo sistema rischia di essere
svantaggioso. E questi sono proprio coloro che avrebbero più bisogno di
tutele,
come i pluriminorati con nuclei famigliari ristretti. Elementi di svantaggio
ci
sono pure per i non vedenti e per gli invalidi sul lavoro".
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