innova
L'innovazione a favore dell'accessibilita'
Daily Wired del 12-12-2014
 

Dai dispositivi ai software, ci sono molti modi per rendere più semplice
e interattiva la vita delle persone con disabilità.

A moltissimi la tecnologia piace ludica, ma spesso è quando si mette al
servizio dell?utile che avanza la sua stessa frontiera. Lo dimostra il
caso delle tecnologie che migliorano l?accessibilità alle persone con problemi
fisici permanenti, con disturbi come l?autismo o con problemi legati
all?apprendimento.
Una fascia di popolazione che comprende soggetti di diversa età tra cui
rappresentanti della generazione successiva agli stessi nativi digitali
che, seppurper scopi diversi, possono trovare nell?ICT uno strumento di espansione
delle possibilità di conoscenza del reale. Più in generale, ogni
strumento di questo tipo rappresenta un potenziale mezzo di integrazione sociale e un grosso
assist alle famiglie, ormai un segmento a parte del welfare italiano.

Dopotutto, le possibilità per declinare il tema non mancano: si passa
dalle app ai dispositivi wearable, dalla versione evoluta di sistemi già
esistenti,come il Braille, allo sfruttamento delle piattaforme cloud-mobile.

Partiamo proprio dalle app che spaziano su un ventaglio di esigenze
molto diverse, come diverse sono le patologie. C?è per i non vedenti, il
progetto diun?applicazione per smartphone, ovvero Cross with Me: attraverso una
fotocamera integrata nel telefono, individua e indica vocalmente alla
persona le strisce pedonali. Di fatto, un software rielabora le informazioni ottenute e
stabilisce posizione e direzione dell?utente: le informazioni possono
anche essere condivise con altri utenti.

L?idea che la tecnologia sia la via e il modo è spesso percepita proprio
da chi ne ha bisogno: la app è stata creata infatti da un non vedente,
CristianBernareggi, collaboratore del Dipartimento di Tecnologie Informatiche
dell?Università di Milano. Già in precedenza aveva sviluppato una app di
supporto alla mobilità autonoma, in grado di segnalare, o ricordare, posti e
punti di interesse ai soggetti con disabilità visiva. Ma è un esempio
fra i molti:
si va da ReHapp , la app per la riabilitazione motoria post-operatoria e
non progettata dell?Istituto Tecip della Scuola superiore Sant?anna che
sfruttando piccoli sensori senza fili aiuta a fare meglio gli esercizi prescritti
dal medico o terapista, a tools for autism, un?applicazione per tablet
Android pensata in doppia modalità, visualizzazione per paziente e operatore per
genitori, dottori o operatori socio sanitari.

Da non sottovalutare anche Badaplus, ovvero un planning interattivo con
cui la famiglia può pianificare le attività della badante che bada al
genitore anziano e al contempo garantirsi che vengano eseguite: anche chi presta
cura può accedervi e segnalare bisogni e attività svolte.

Aiutano bene la causa anche i dispositivi, da quelli indossabili a
quelli che si usano manualmente, come i tablet. Nel primo caso, il
sistema indossabile può configurarsi come una telecamera che, portata sugli occhiali,
segnala la presenza di ostacoli al soggetto non vedente: messo a punto
da Stefano Mattoccia
del Dipartimento di informatica, scienza e ingegneria dell?Università di
Bologna, è stata presentato all?ultima edizione di Handimatica, la fiera
del tech al servizio delle disabilità.
 C?è poi CuPID, un progetto del
Dipartimento di ingegneria dell?energia elettrica e dell?informazione di
Unibo, che guarda ai soggetti affetti da Parkinson, a cui offre un sistema indossabile di
audio-biofeedback: di fatto monitora i passi del malato e lo sostiene
come un tutor
attraverso istruzioni vocali. Non stupisce che questo sistema, basato su
uno smartphone in modalità di unità di elaborazione e generatore audio,
e su tre sensori inerziali, che provvedono a misurare le accelerazioni e le
rotazioni, abbia consentito ad Alberto Ferrari di aggiudicarsi il Wired
Innovation Award.

Si può toccare decisamente con mano l?apporto dei tablet alla causa di
chi ha problemi di salute o esigenze speciali; in tal caso la tavoletta
può essere un asset in sé, come dimostra Edi touch, un tablet per aiutare i ragazzi
con disturbi specifici dell?apprendimento, che ha più versioni, e
relative suite di programmi, a seconda del grado di istruzione: consente, di base, di
leggere, far da conto, creare mappe concettuali, consultare dizionari
semplificati.
Sotto la forma di dispositivi moderni e compatti, si possono anche
riparare linguaggi già ampiamente in uso: si chiama Braille Sense Mini
il notetaker
tascabile simile a uno smartphone dotato di tasti, display Braille e
sintesi vocale, presentato lo scorso febbraio in occasione della
Giornata nazionale del Braille. Già nel 2011, un team di ricerca della Stanford University
aveva proposto una app per Android con un?interfaccia dal layout
adattabile peri non vedenti. Ad aiutare lo scrivente, avvisi sonori e lettura ad alta
voce delle lettere.

Il discorso diventa ancora più interessante quando dall?hardware si
passa al software: le potenzialità sono davvero notevoli. C?è quello
pensato per i ragazzi che hanno problemi di dislessia, come LeggiXme, ma anche
Farfalla project : la app sviluppata da Andrea Mangiatordi è un software
libero e opensource. Consente, a tutti, di aggiungere delle funzionalità base per
l?accessibilità di un sito, ma anche di cambiare alcuni aspetti legati
alla visualizzazione di testi, colori, font e spaziatura per coloro che sono affetti da
disturbi della lettura.

La sofisticazione più interessante è pero quella che ingloba più
tecnologie già esistenti e che messe a sistema possono facilitare la
vita dei soggetti bisognosi di cure e quelle delle famiglie. Già definito come un ponte
tech, Bridge è un progetto del Politecnico di Milano che ha visto
partecipare all?ideazione
soggetti diversi, dagli ingegneri agli psicologi, ai protagonisti del
terzo settore. Di fatto è una piattaforma che raccoglie dati, grazie a
una rete disensori, in grado di descrivere attitudini e comportamenti frequenti del
soggetto al fine di leggerli e comprenderli come potenziali avvisaglie
di malattieo di cambiamenti repentini. L?idea di poter gestire in remoto certe
informazioni è anche alla base di tecnologie come Smart Angel, la
piattaforma cloud-mobile che consente alle persone che hanno disabilità cognitive di potersi
spostare in città, realizzato dal Cnr-Istituto per le tecnologie
didattiche di Genova o del progetto iMove, lanciato in Italia in occasione della Giornata
mondiale del diabete, ovvero un kit che, attraverso il cloud, connette
un dispositivo per il monitoraggio continuo della glicemia indossato dal bambino a un
altro dispositivo connesso alla rete e consultabile in remoto dai genitori.

L?elenco potrebbe continuare, ma che l?urgenza di una tecnologia che
aiuti gli anziani affetti da certe patologie o le persone con disabilità
in generale sia fortissima, lo dicono i dati: basti pensare che gli over 65% sono
circa il 20% della popolazione, che le persone affette da Parkinson sono
300.000,
per capire, un minimo, che purtroppo un certo target esiste e che va
servito esattamente con il meglio dell?innovazione possibile.

di Maria Rosaria Iovinella
Torna all'indice