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E la forma umana diventa un panorama sonoro
Le Scienze del 08-03-2014

E la forma umana diventa un panorama sonoro

Dopo un adeguato periodo di addestramento, persone non vedenti dalla nascita riescono a percepire 
la sagoma del corpo umano sotto forma di "panorama sonoro" prodotto da un apposito dispositivo. 
Queste percezioni attivano anche un'area della corteccia visiva, dimostrando da un lato la notevole 
plasticità del cervello, e dall'altro l'esistenza di aree innate specializzate per identificare la 
figura umana.

Grazie a un'apparecchiatura che traduce le immagini in gruppi di suoni che formano una sorta di 
“panorama sonoro”, anche le persone non vedenti dalla nascita possono imparare a riconoscere le 
forme e i contorni, in primo luogo quelli del corpo umano, tanto da poter addirittura imitare i 
gesti compiuti da chi hanno di fronte. Un aspetto particolarmente interessante dal punto di vista 
neurobiologico è che l'addestramento di questo modo alternativo di “vedere” riattiva e mobilita una 
parte della corteccia visiva, dimostrando l'esistenza di una plasticità cerebrale di livello 
inaspettato.

Il risultato è stato ottenuto da Ella Striem-Amit e Amir Amedi, della Hebrew University of 
Jerusalem, in Israele, che lo descrivono in un articolo pubblicato su “Current Biology”. “L'idea – 
spiega Amedi - è sostituire le informazioni da un senso mancante utilizzando come input un senso 
diverso. Proprio come fanno pipistrelli e delfini che usano suoni ed ecolocalizzazione per 'vedere' 
con le orecchie.”

I ricercatori hanno sfruttato un dispositivo di sostituzione sensoriale (o SSD, sensory 
substitution device) chiamato “The vOICe” - creato nel 1992 da Peter Meijer, dei laboratori di 
ricerca della Philips – che, attraverso apposito algoritmo (aggiornato e rseo più complesso dagli 
autori) converte le immagini riprese da una fotocamera in suoni, sottoponendo i loro soggetti a un 
percorso di addestramento appositamente studiato.

Le aree attivate dalla percezione della forma umana nel cervello di soggetti non vedenti. (Cortesia 
E. Striem-Amit1, A. Amedi/Current Biology)Prima hanno insegnato a percepire i punti semplici e 
linee: “immaginate una linea diagonale che scenda da sinistra a destra; se usiamo una scala 
discendente, che su un pianoforte corrisponde ai tasti da destra a sinistra, la musica descriverà 
bene la linea”, spiega Striem-Amit. Successivamente, sono

passati al collegamento di linee o curve, per arrivare infine a figure più complesse. Su 70 ore 
complessive destinate a questo apprendimento (diluite nell'arco di alcuni mesi), dieci sono state 
dedicate al riconoscimento della silhouette umana.

Dopo la conclusione dell'addestramento, i ricercatori hanno monitorato con tecniche di brain 
imaging l'attività cerebrale dei soggetti durante l'esecuzione di una serie di test. Da questi 
esami è risultato che durante la percezione della forma del corpo umano nella sua completezza, si 
attivava una parte della corteccia visiva, la cosiddetta area extrastriata del corpo (o EBA).

Questa scoperta dimostra in primo luogo una capacità plastica del cervello quasi inaspettata, dato 
che permette la creazione di circuiti che collegano segnali sonori a un'area visiva. Ma dimostra 
anche che nella corteccia visiva c'è un'area la cui elevata specializzazione (identificare la forma 
umana) è innata: essa infatti esiste ed è funzionale anche nel cervello di soggetti che, come i non 
vedenti dalla nascita, non hanno mai ricevuto stimoli ambientali visivi capaci di influire sul suo 
sviluppo.
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